Un sogno inseguito con determinazione, una paura affrontata a testa alta e un traguardo conquistato con il cuore: è la storia di Davide Santangeli, atleta di Anagni che il 20 settembre 2025 ha completato l’IRONMAN Italy Emilia-Romagna a Cervia, classificandosi 173° su 2.219 partecipanti e 23° su 224 nella sua categoria, con il tempo finale straordinario di 9:43:17, sotto la fatidica soglia delle dieci ore.
La sua è una storia che parla di rinascita sportiva, di sfide personali e di quella forza interiore che trasforma i sogni in obiettivi concreti e gli obiettivi in realtà vissuta. Un percorso che merita di essere raccontato, perché in quelle lacrime di gioia sul tappeto rosso c’era molto più di una semplice prestazione atletica.
Dal calcio al triathlon: la ricerca di nuovi stimoli
Dopo aver lasciato il mondo del calcio, sport che per anni gli aveva regalato grandi soddisfazioni, Davide sentiva il bisogno di nuovi stimoli, di una sfida diversa. Non più uno sport di squadra, ma una disciplina individuale dove misurarsi unicamente con se stesso e i propri limiti. Ha iniziato a correre per mantenersi in forma, ma mancava quell’obiettivo capace di alimentare il fuoco della motivazione che bruciava dentro di lui.
La svolta è arrivata con l’iscrizione alla sua prima maratona. Improvvisamente gli allenamenti hanno acquisito un sapore diverso, un senso più profondo. Il 7 aprile 2024 ha completato la Maratona di Milano in 3:13:49, un risultato oltre ogni aspettativa che gli ha regalato un’esperienza indimenticabile e la conferma di poter puntare ancora più in alto.
La bicicletta e il pellegrinaggio Milano-Anagni
Parallelamente alla corsa, Davide ha iniziato ad andare in bicicletta, inizialmente come semplice hobby per sfuggire al caos della città di Milano. Ma quella che doveva essere una semplice valvola di sfogo è rapidamente diventata una passione travolgente, tanto da spingerlo a compiere un’impresa straordinaria: pedalare dal Duomo di Milano fino alla Cattedrale di Anagni senza sosta, in 44 ore. Un viaggio che aveva il sapore di un pellegrinaggio sportivo, un modo per riconnettersi con le proprie radici attraverso la fatica e la determinazione.
Aveva trovato il suo nuovo equilibrio, ma dentro di lui continuava a pulsare un sogno ancora più grande, un sogno che portava un nome preciso: IRONMAN.
La paura più grande: il nuoto
Ogni grande sogno richiede il coraggio di affrontare grandi paure, e per Davide quella paura aveva un nome ben preciso: il nuoto. Aveva sempre avuto timore dell’acqua alta, e l’idea di dover nuotare 3,8 chilometri in mare aperto sembrava un ostacolo insormontabile, più forte persino del suo sogno. Ma i veri traguardi si conquistano proprio quando si decide di non fuggire più.
Il 26 settembre 2024, con una sana dose di incoscienza e un’enorme carica di determinazione, Davide si è iscritto all’IRONMAN di Cervia, che si sarebbe tenuto esattamente un anno dopo. Il giorno successivo si è iscritto in piscina e ha iniziato ad allenarsi con la squadra di triathlon DDS. Da quel momento è iniziato un viaggio bellissimo, fatto di sacrifici, dubbi e piccole conquiste quotidiane.
I primi mesi di nuoto sono stati traumatici e poco divertenti, ma sapeva che per arrivare su quel tappeto rosso avrebbe dovuto attraversare proprio quei momenti difficili. Durante il percorso la motivazione non è sempre stata alta: ci sono stati giorni in cui tutto avrebbe voluto tranne che andare a correre al gelo o tuffarsi in piscina. Ed è proprio in quei momenti che ha ricordato a se stesso di avere il sogno di diventare un IRONMAN, e soprattutto di farlo sotto le dieci ore.
Il battesimo del triathlon a Peschiera del Garda
Per preparare al meglio la sfida finale, Davide ha deciso di debuttare nel mondo del triathlon. Il 6 ottobre 2024 ha affrontato la sua prima gara, lo Sprint di Peschiera del Garda (800 metri di nuoto, 20 chilometri di bici, 5 chilometri di corsa). La frazione di nuoto è stata sicuramente la più traumatica: chi era presente quel giorno può confermare la grande paura che aveva nel buttarsi in acqua. Ma ha spento la testa, si è buttato e ha nuotato. Nuotare in acque torbide insieme ad altre persone non è stata un’esperienza piacevole, ma ricorda quel giorno con grande affetto, perché è stato il giorno in cui ha sconfitto la sua paura più grande.
Da quel momento sono seguiti mesi e mesi di allenamento intenso. Ha basato tutta la sua quotidianità intorno a quel grande obiettivo. Non aveva altro in mente. C’era solo quel tappeto rosso che lo aspettava a Cervia.
Il grande giorno: 20 settembre 2025
Il 20 settembre 2025 è arrivato il momento della verità. Davide si è presentato ai nastri di partenza con le lacrime agli occhi e un solo pensiero: dare tutto fin dal primo minuto per provare a chiudere sotto le dieci ore. Ha visto il mare davanti a sé, ha fatto un respiro profondo e ha iniziato la sua gara.
Non aveva mai nuotato 3,8 chilometri in mare aperto, per cui non sapeva come ne sarebbe uscito. Una boa alla volta, una bracciata alla volta, ha abbattuto l’ostacolo più grande completando la frazione di nuoto in 1:14:37. Poi è corso verso la bici, ha tolto la muta, indossato casco e scarpe ed è partito per i 180 chilometri di ciclismo.
La frazione in bici era quella che lo preoccupava meno, ma non c’era tempo per rilassarsi. Fin dal primo minuto ha impostato un ritmo sostenuto, sapendo che per stare sotto le dieci ore avrebbe dovuto completare la frazione ciclistica in circa cinque ore. Così è stato: ha tagliato il traguardo della frazione bici in 5:00:03.
La maratona finale: correre con il cuore
Dopo una rapidissima transizione di 4 minuti e 54 secondi, Davide era già pronto ad affrontare la maratona finale. Le sensazioni iniziali erano buone, la gamba era ancora fresca e suo fratello gli ha urlato che aveva a disposizione 3 ore e 40 minuti per stare sotto le dieci ore.
Il morale era alto e la condizione fisica ancora buona, ma sapeva che la maratona può essere crudele. L’importante era evitare di partire troppo forte, non farsi prendere dall’entusiasmo e restare concentrati. La maratona finale è stata un viaggio nel viaggio: la maggior parte dei chilometri li ha corsi con gambe e testa, gli ultimi li ha corsi con il cuore.
Quando ha realizzato che sarebbe riuscito ad arrivare sotto le dieci ore avrebbe potuto rallentare, ma non si era allenato un anno per risparmiarsi. Ha spinto fino al 42° chilometro, poi all’improvviso ha svoltato l’ultima curva che portava sul tappeto rosso e lì non è riuscito a trattenere l’emozione. Le gambe si sono fermate, ha iniziato a camminare e si è lasciato andare a un pianto di gioia.
Gli ultimi cento metri sono quelli che porterà per sempre nel cuore. Ha deciso di camminare fino all’arrivo per godersi ogni singolo metro di quel tappeto rosso e per ringraziare con un abbraccio le persone che gli sono sempre state vicine in quella giornata da brividi e in questo percorso indimenticabile.
Finalmente è arrivato il momento. Ha provato ad asciugarsi le lacrime, ha alzato le mani al cielo e con gli occhi chiusi ha sentito la frase tanto sognata: “DAVIDE, YOU ARE AN IRONMAN”. Il tempo finale diceva 9:43:17, e lui era la persona più felice al mondo.
Il valore della condivisione e dell’amicizia sportiva
In quelle lacrime c’era tutto: le paure affrontate, la concentrazione, la dedizione, la rivincita personale, la felicità per aver trasformato il sogno in obiettivo e l’obiettivo in realtà. Ma tutto questo percorso non avrebbe avuto lo stesso sapore senza le persone che lo hanno supportato.
Un ringraziamento speciale va a Riccardo, fonte di ispirazione e motivazione, un grande amico con cui ha avuto il piacere di affrontare questo percorso. Anche lui ha concluso il suo primo IRONMAN in 9:27:19. Insieme hanno creato @190battiti, una pagina Instagram che racchiude la loro filosofia di sport, fatta di passione autentica, sacrificio e condivisione.
Il messaggio: ognuno ha il suo tappeto rosso
A due settimane dal traguardo, Davide è ancora provato emotivamente, ma il messaggio che vuole lasciare è chiaro e potente: bisogna inseguire i propri sogni, affrontare le proprie paure e credere che con costanza e determinazione si è in grado di fare qualsiasi cosa.
Ognuno ha il suo tappeto rosso, bisogna solamente andarselo a prendere. E Davide Santangeli, atleta di Anagni, lo ha fatto nel modo più bello possibile, dimostrando che i limiti più grandi da superare sono spesso quelli che ci poniamo da soli.