Un mese di scuola già trascorso, ma del doposcuola ancora nessuna traccia. È la situazione paradossale che stanno vivendo decine di famiglie legate al Convitto Principe di Piemonte di Anagni, una struttura gestita dall’INPS che dovrebbe garantire un servizio essenziale per i genitori lavoratori, ma che si trova invece impantanata in una palude burocratica che sta mettendo a dura prova l’organizzazione familiare di molti nuclei.
La vicenda parte da lontano, precisamente da luglio 2025, quando è stato pubblicato il bando di ammissione al convitto per l’anno scolastico in corso. Il bando, che riguarda le strutture di proprietà e gestione INPS, prevedeva una prima finestra temporale riservata ai dipendenti statali, con domande aperte negli ultimi quindici giorni di luglio e graduatoria pubblicata a fine agosto.
Successivamente, come previsto dal regolamento, si è aperta la possibilità di presentare domanda per le disponibilità residue, estendendo l’opportunità anche ai dipendenti del settore privato. Questa seconda finestra è stata attiva dal 15 al 22 settembre, con la graduatoria di ammissione pubblicata il 3 ottobre. Fin qui, almeno sulla carta, i tempi sembravano rispettati.
Dopo la pubblicazione della graduatoria è scattata la fase di accettazione del beneficio, aperta dopo tre giorni e rimasta attiva fino alla notte del 15 ottobre alle 23.59. Ma è proprio da questo punto che la situazione si è inceppata, trasformandosi in un vero e proprio incubo organizzativo per le famiglie coinvolte.
“Ad oggi noi genitori non abbiamo ancora ricevuto la mail in cui ci comunicano la data di inizio del doposcuola“, spiegano alcuni genitori esasperati. “La scuola è iniziata il 15 settembre e siamo al 16 ottobre, ancora non abbiamo nessun tipo di notizia riguardante l’inizio delle attività”. Un’attesa che si protrae da oltre un mese, in un silenzio istituzionale che genera ansia e disorganizzazione.
Tale circostanza si era già manifestata lo scorso anno, causando notevoli disagi alle famiglie, e si è riproposta in modo analogo anche quest’anno. Il problema non è solo temporale, ma riguarda anche la pianificazione delle famiglie. “Vorrei che capissero soprattutto chi prepara il bando, che di solito viene fatto intorno a gennaio-febbraio, che dovrebbe modificare le date sulla possibilità di fare le domande”, proseguono i genitori. “È chiaro che altrimenti poi si slitta di un mese e le famiglie non possono stare un mese senza doposcuola“.
Non tutte le famiglie, infatti, hanno la possibilità di contare su nonni, zii o parenti disponibili, né tutti possono permettersi di pagare una babysitter per colmare il vuoto lasciato dal servizio mancante. Si tratta di una questione che tocca il cuore dell’equilibrio lavoro-famiglia, mettendo in difficoltà soprattutto chi non ha alternative.
La situazione è aggravata dalla confusione comunicativa che regna sovrana. I genitori che chiamano per avere informazioni ricevono risposte contrastanti: chi dice una cosa, chi ne dice un’altra, senza che emerga una linea chiara e definitiva. Un caos che alimenta frustrazione e sfiducia.
Ma il problema non riguarda solo le famiglie. Anche i dipendenti del convitto si trovano in una situazione difficile. “Se non entrano i bambini lavorano solamente poche persone”, spiegano fonti vicine alla struttura. “Non si può stare tre mesi senza ricevere uno stipendio”. Un elemento che aggiunge un ulteriore livello di criticità a una vicenda già complessa, creando un disagio sociale ed economico che coinvolge più fronti.
Al 16 ottobre, quindi, a più di un mese dall’inizio dell’attività educativa e scolastica, le famiglie rimangono nell’incertezza, senza una data effettiva di partenza del doposcuola. Una situazione che solleva interrogativi sulla programmazione dei servizi e sulla necessità di rivedere tempistiche e procedure per evitare che situazioni simili si ripetano in futuro.
La speranza è che nei prossimi giorni arrivi finalmente la comunicazione tanto attesa, ma resta l’amarezza per un ritardo organizzativo che poteva e doveva essere evitato, soprattutto considerando che si tratta di un servizio destinato a supportare le famiglie nella conciliazione tra lavoro e cura dei figli.