di Giorgio Alessando Pacetti
Una storia di sacrificio e dignità che attraversa 81 anni torna a vivere nella memoria collettiva. Piglio si prepara a onorare Angelo Atturo, il giovane soldato di appena vent’anni che non fece mai ritorno a casa, inghiottito dalle acque gelide insieme a migliaia di altri prigionieri italiani nella notte tra l’11 e il 12 febbraio 1944.
Martedì 4 novembre 2025, presso la sede del Palazzo del Governo di Viterbo, si svolgerà una cerimonia di straordinario valore civile e storico in occasione della Giornata degli internati italiani nei campi di concentramento tedeschi durante la Seconda guerra mondiale, istituita con la Legge del 13 gennaio 2025. Un appuntamento che la comunità pigliese attende con commozione e orgoglio, per riportare alla luce una pagina dolorosa della storia nazionale.
L’iniziativa intende onorare la memoria di quanti, militari e civili, furono deportati e costretti al lavoro coatto nell’economia di guerra nazista, pagando sulla propria pelle il prezzo della dignità e della libertà. Uomini strappati alle loro famiglie, ai loro paesi, alle loro vite, che dissero no alla collaborazione con l’occupante tedesco.
Durante la cerimonia verrà consegnata una Medaglia d’Onore alla memoria di Angelo Atturo, un riconoscimento che porta con sé il sigillo della Presidenza della Repubblica. Questa onorificenza, istituita nel 2006, viene concessa con Decreto del Presidente della Repubblica e rappresenta il più alto tributo che lo Stato può rendere a chi ha subito l’internamento nei lager nazisti.
La storia di Angelo è emblematica di quella tragedia collettiva che colpì decine di migliaia di soldati italiani. Catturato dai tedeschi a Rodi dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943, il giovane di Piglio fu imbarcato sul piroscafo Oria, un vecchio cargo norvegese stracarico di prigionieri italiani destinati all’internamento in Germania. Le condizioni a bordo erano disumane: oltre 4000 uomini ammassati nelle stive, senza cibo né acqua sufficienti, in un viaggio che avrebbe dovuto portarli verso i campi di concentramento tedeschi.
Ma quella nave non arrivò mai a destinazione. Nella notte tra l’11 e il 12 febbraio 1944, durante una tempesta nel Mar Egeo, la Oria affondò al largo di Capo Sunio. Fu una delle più grandi tragedie navali della Seconda guerra mondiale: 4200 soldati italiani persero la vita in quella notte maledetta, inghiottiti dal mare insieme ai loro sogni di libertà e di ritorno a casa.
A ritirare la Medaglia d’Onore conferita dal Presidente della Repubblica sarà Giuseppe Atturo, figlio di Felice, fratello gemello di Angelo. Un gesto che unisce le generazioni, che trasferisce ai nipoti e ai pronipoti il peso e l’onore di quella memoria.
Durante la cerimonia del 4 novembre 2025, sarà il sindaco avvocato Mario Felli a ricordare questo giovane soldato pigliese morto 81 anni fa, restituendo alla comunità un pezzo fondamentale della sua storia. Un momento in cui Piglio si fermerà per guardare indietro, per non dimenticare, per ribadire che la libertà e la dignità hanno un prezzo che alcuni hanno pagato con la vita.
La Giornata degli internati italiani rappresenta un’occasione preziosa per riflettere su una pagina spesso dimenticata della nostra storia: quella degli IMI, gli Internati Militari Italiani, che dopo l’8 settembre scelsero di non collaborare con i nazifascisti e per questo furono deportati e sfruttati come schiavi nell’industria bellica tedesca. Una resistenza silenziosa ma ferma, che costò sofferenze indicibili a centinaia di migliaia di uomini.
La medaglia che Giuseppe Atturo ritirerà a nome dello zio Angelo non è solo un pezzo di metallo: è il riconoscimento di una scelta, di una dignità che nessuna guerra ha potuto piegare, di un sacrificio che merita di essere tramandato. È la promessa che Piglio, e l’Italia intera, non dimenticheranno mai.




