Tragedia sulla via Salaria, dove un violento impatto ha strappato alla vita il Tenente Colonnello Matteo Branchinelli, 52 anni. Una notizia che ha scosso profondamente Frosinone, città dove l’ufficiale aveva costruito la sua famiglia e dove aveva lasciato un’impronta indelebile durante i suoi anni di servizio.
Branchinelli si stava recando al Comando Generale dell’Arma dei Carabinieri a Roma, dove da poche settimane aveva assunto un nuovo e prestigioso incarico, quando il destino ha spezzato bruscamente una carriera dedicata interamente al servizio dello Stato. Nello scontro ha perso la vita anche Mauro Stocchi, agricoltore di 36 anni.
Per il capoluogo la scomparsa del Tenente Colonnello rappresenta la perdita di un uomo che ha incarnato i più alti valori dell’Arma dei Carabinieri. Dal 2016 al 2020 aveva ricoperto l’incarico di Comandante della Compagnia dei Carabinieri di Frosinone, distinguendosi per professionalità, equilibrio e grande umanità. Non era solo un militare di grado elevato, ma un punto di riferimento per colleghi e cittadini, capace di instaurare quel rapporto di fiducia reciproca che è il fondamento di un’azione delle forze dell’ordine efficace e rispettata.
Originario di Terni, Branchinelli era entrato nell’Arma nel 1996, dopo il servizio di leva. La sua formazione lo aveva visto protagonista nei luoghi simbolo della preparazione militare italiana: aveva frequentato il 183° corso dell’Accademia Militare di Modena e completato gli studi presso la Scuola Ufficiali di Roma.
La carriera del Tenente Colonnello è stata un crescendo di responsabilità e riconoscimenti. Aveva prestato servizio in tutta Italia: da Genova a Tricase, da Isernia a Frosinone, fino al prestigioso incarico al Ros, il Raggruppamento Operativo Speciale. Ogni tappa del suo percorso professionale aveva rappresentato un’opportunità per mettere al servizio della comunità le sue competenze, arricchite da una solida preparazione accademica: laureato in giurisprudenza e in scienze della sicurezza interna ed esterna, era stato insignito del titolo di Cavaliere al Merito della Repubblica Italiana.
Durante il comando a Frosinone, Branchinelli aveva guidato operazioni significative per la sicurezza del territorio. Aveva diretto importanti interventi di polizia giudiziaria, tra cui l’indagine che portò all’arresto dell’autore della rapina all’Ufficio Postale di Viale Matteucci. Ma era soprattutto l’approccio umano a caratterizzare il suo stile di comando: un rigore mai fine a se stesso, sempre accompagnato dalla vicinanza alle persone e da una profonda comprensione delle dinamiche sociali del territorio.
Dopo l’esperienza nel capoluogo ciociaro, dove aveva scelto di radicare la sua vita familiare, Branchinelli era entrato nel Ros per poi assumere, nel settembre 2021, l’incarico di Capo del Reparto Operativo dei Carabinieri di Rieti. Anche nella città sabina aveva lasciato un segno profondo, dirigendo con successo operazioni complesse contro la criminalità organizzata, incluso lo smantellamento di vaste reti di spaccio nella zona.
La notizia della sua scomparsa ha generato un’ondata di commozione che ha attraversato tutte le comunità che lo avevano conosciuto. A Frosinone, dove viveva con la famiglia, il dolore è particolarmente intenso. I colleghi dell’Arma, le istituzioni locali e i tanti cittadini che avevano avuto modo di apprezzarne la competenza e la disponibilità si stringono ora intorno ai familiari in un abbraccio silenzioso ma profondo.
Matteo Branchinelli rappresentava il volto più autentico del servizio allo Stato: rigoroso ma empatico, determinato ma umano, preparato ma mai distante. Un carabiniere che ha servito il Paese con il cuore, fino all’ultimo giorno.
Oggi il suo nome si aggiunge tragicamente alla lista delle vite spezzate sull’asfalto, ma per chi lo ha conosciuto resterà per sempre un esempio di dedizione, onore e amore per il dovere. Frosinone piange un suo figlio adottivo, l’Arma dei Carabinieri un ufficiale esemplare, una famiglia un marito e un padre insostituibile.




