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    Home » Certosa di Trisulti: la storia mai raccontata degli sfollati della Seconda Guerra Mondiale in primo piano
    Cultura e spettacoli

    Certosa di Trisulti: la storia mai raccontata degli sfollati della Seconda Guerra Mondiale in primo piano

    il 15 novembre l'evento commemorativo per l'ottantesimo anniversario della morte di Padre Michele Celani. Documenti inediti rivelano come il monastero divenne rifugio per migliaia di persone
    6 Novembre 20255 Mins Read
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    la Certosa di Trisulti
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    Un capitolo dimenticato della storia italiana sta per essere finalmente raccontato. La Certosa di Trisulti, gioiello architettonico e spirituale incastonato tra i monti della Ciociaria, fu molto più di un monastero durante gli anni bui della Seconda Guerra Mondiale: divenne un’oasi di speranza e solidarietà per migliaia di sfollati e soldati sbandati che cercavano salvezza nel periodo più cupo del conflitto.

    Questa straordinaria vicenda, emersa da documenti in gran parte inediti custoditi nella Biblioteca della Certosa di Trisulti, sarà al centro di due eventi organizzati per commemorare l’ottantesimo anniversario della morte di Padre Michele Celani, il certosino che fu protagonista di questa grande opera di umanità.

    Un evento per ricordare, sabato 15 novembre

    Sabato 15 novembre 2025, alle ore 11, la Sala Innocenzo III della Certosa di Trisulti ospiterà l’evento intitolato “La Certosa di Trisulti e gli sfollati del 44 – Una storia da raccontare“, organizzato dall’Associazione Trisulti Bene Comune in collaborazione con il Ministero della Cultura Direzione Regionale Musei Nazionali Lazio.

    Due studiose locali, l’avvocato Maria Elena Catelli e la giornalista Paola Rolletta, hanno condotto un minuzioso lavoro di ricerca negli archivi della Certosa, portando alla luce diari, appunti, libricini di memorie, verbali e centinaia di schede anagrafiche di censimento delle famiglie che nel monastero vennero ospitate nel biennio 1943-1944.

    Furono infatti migliaia gli sfollati provenienti da vari paesi del Lazio e della Campania che qui trovarono un approdo sicuro, così come migliaia furono anche i soldati di entrambi i fronti, sbandati, feriti o in ritirata, a ricevere assistenza e cure da parte dei certosini.

    Una lettura teatralizzata per rivivere quei giorni

    Tutti questi preziosi documenti hanno dato forma a un “copione” per una lettura teatralizzata che sarà aperta da un breve prologo dello storico Gioacchino Giammaria e proseguirà con le voci narranti di Damiana Leone, Giordano Cedrone e Maria Elena Catelli, intervallate dalle improvvisazioni su temi popolari di Mattia Dell’Uomo, del gruppo folk dei Trillanti, che segneranno i passaggi più importanti dell’avvincente narrazione.

    Nel corso dell’evento verranno proiettate le riproduzioni fotografiche di alcuni documenti d’archivio, tra cui parte delle schede di censimento delle famiglie che sono già state rintracciate. Nell’occasione, tutte le schede potranno, su richiesta, essere consultate dai presenti con l’assistenza di volontari delle Associazioni della Rete Trisulti Bene Comune.

    Molti partecipanti potrebbero così scoprire o avere conferma che membri delle proprie famiglie, tra il 43 e il 44, fecero parte di quella straordinaria comunità raccolta intorno ai monaci certosini.

    Una piccola città democratica nel caos della guerra

    La Certosa non fu solo un rifugio: si trasformò in una vera e propria piccola città efficientemente organizzata, con oltre 3000 abitanti. Monaci e laici di tutte le estrazioni sociali si misero all’opera e lavorarono insieme perché il monastero, pur restando un luogo di spiritualità monastica, potesse rispondere alle necessità di tutti.

    Venne creato un comitato, una sorta di capitolo monastico allargato, per la gestione di ogni necessità. Si indissero assemblee in cui prendere le decisioni comuni più rilevanti, si praticarono attività artigianali e commerciali, forse ci si sposò e certamente vi furono almeno due nascite. Uno dei due bambini nati in Certosa, un’anziana dottoressa ferentinate, sarà presente all’evento, come lo saranno i figli dell’altro nato, recentemente scomparso.

    La comunità si organizzò secondo principi democratici, rappresentando per i tanti che vi trovarono rifugio un piccolo stato di diritto in un tempo in cui la popolazione italiana e l’Italia tutta erano allo sbando.

    La figura di Padre Michele Celani

    In quel frangente emerse la figura di Michele Celani, certosino, padre procuratore, ovvero la persona cui era affidata l’organizzazione e l’economia della Certosa e che, anche in vece del più anziano Padre Priore e con tutti gli altri monaci, prestò assistenza a migliaia di “inusuali ospiti”.

    Padre Michele fu ucciso, a guerra finita, da sicari restati sconosciuti. Ma per ragioni, forse, non estranee alla grande opera di umanità di cui fu protagonista. La sua morte violenta resta ancora oggi avvolta nel mistero.

    La Certosa fu, insomma, un’oasi luminosa nel buio di quei tempi, un luogo di speranza per il futuro, una speranza alimentata dalla solidarietà e da una “umanità” incessantemente all’opera.

    Il libro “L’Aquila e il Monaco” ad Alatri

    Un altro evento in memoria di dom Michele Celani si terrà ad Alatri il 14 novembre 2025 alle ore 18, presso il Salone dell’Associazione Gottifredo. Verrà presentato il libro di Marcello Cervini “L’Aquila e il Monaco” che, partendo dalla mobilitazione che ha unito il popolo ciociaro contro il tentativo di una Fondazione ispirata dal teorico “trumpiano” Steve Bannon di fare della Certosa un avamposto della politica del “sovranismo” europeo, torna alle vicende dell’assassinio del Procuratore della Certosa per suggerire una pista “politica” finora mai esplorata.

    Con l’autore dialogheranno l’architetto Marco Odargi, la giornalista Paola Rolletta (in videoconferenza) e il presidente dell’Associazione Gottifredo, Tarcisio Tarquini.

    Due appuntamenti imperdibili per riscoprire una pagina di storia che parla di coraggio, solidarietà e resistenza umana nei momenti più bui della storia italiana.


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