L’obesità non è solo una questione estetica o di benessere generale, ma rappresenta un concreto fattore di rischio per la fertilità e per le possibilità di concepimento. Un allarme che arriva direttamente dal mondo scientifico, in un momento in cui l’Italia si dota di una normativa specifica per riconoscere questa condizione come malattia cronica e recidivante.
A lanciare il monito è il Professor Ermanno Greco, presidente della Società Italiana della Riproduzione (S.I.d.R.), che sottolinea come il peso corporeo e gli stili di vita abbiano un impatto determinante sul sistema riproduttivo di uomini e donne. “L’obesità impatta negativamente sulla capacità di concepire” spiega Greco, aggiungendo che “avere un buon peso corporeo, uno stile di vita adeguato e un’alimentazione sana favorisce il concepimento, anche attraverso le tecniche di procreazione medicalmente assistita, dato che gli embrioni si impiantano maggiormente nei soggetti normopeso”.
L’Italia si posiziona tra i primi paesi al mondo ad aver adottato una legge che riconosce l’obesità come malattia, un passo fondamentale per garantire prevenzione, cura e supporto a chi ne soffre. Ma cosa accade esattamente nel corpo quando il peso diventa eccessivo?
“Quando parliamo di sovrappeso e, più in generale, di obesità, bisogna tenere presente che il tessuto adiposo è un vero organo endocrino” chiarisce il presidente della S.I.d.R., entrando nel dettaglio dei meccanismi biologici. Questo tessuto, tutt’altro che inerte, procede alla trasformazione di ormoni e influenza negativamente l’asse ipotalamo-ipofisario, quella struttura cerebrale che regola la funzione delle gonadi, ossia degli organi riproduttivi. Il risultato? Un peggioramento della quantità e qualità degli ovociti, le cellule germinali femminili, e degli spermatozoi maschili, con una conseguente riduzione delle chance di concepimento nella coppia.
Ma c’è un altro aspetto cruciale da considerare: la predisposizione genetica. “Non va dimenticato che esiste una predisposizione genetica all’obesità, dovuta all’attività di molteplici geni” prosegue Greco, spiegando che non si tratta di un semplice fatto monogenico, cioè della trasmissione di un singolo gene dal genitore al figlio, ma di una trasmissione poligenica, determinata da diversi geni che possono interferire sul controllo della sazietà e sull’appetito.
Eppure, e questa è la buona notizia, questi geni possono essere modificati attraverso corretti stili di vita. “Questi geni possono essere attivati o repressi a seconda del tipo di nutrizione che seguiamo” sottolinea l’esperto, introducendo il concetto di influenza epigenetica sull’espressione genica. In sostanza, quello che mangiamo può letteralmente accendere o spegnere determinati geni.
“L’alimentazione è importante proprio perché ci sono particolari alimenti ricchi di alcune sostanze chiamate gruppi metilici, che vanno a incidere sul DNA e sono in grado di attivarlo o disattivarlo” conclude il Professor Greco, evidenziando come la scelta di una dieta equilibrata non sia solo una questione di calorie, ma un vero e proprio intervento a livello molecolare sul nostro patrimonio genetico.
Un messaggio chiaro: la fertilità si protegge a tavola, con uno stile di vita sano e con la consapevolezza che prevenire l’obesità significa anche tutelare la possibilità di diventare genitori.




