È stato un pomeriggio che profumava di polvere cosmica e di speranza quello vissuto nei giorni scorsi all’ESA – ESRIN di Frascati, dove l’astronauta italiano Luca Parmitano ha presentato il suo libro Camminare tra le stelle, scritto insieme al giornalista Emilio Cozzi. La cornice è stata quella del centro alle porte di Roma, ma l’orizzonte toccava diamanti di luce, stazioni spaziali e quel vuoto straordinario che solo lo spazio sa evocare.
In platea, un pubblico che parlava generazioni diverse: dai ragazzi con gli occhi sgranati alle signore e ai signori che avevano visto le missioni spaziali solo nei documentari. Parmitano ha aperto il dialogo con un tono semplice ma potente, quasi come se stesse guidando un gruppo di amici in un viaggio, non su un razzo, ma tra le pagine del suo nuovo lavoro.

Il libro — 156 pagine di racconti, confidenze e visioni — è pensato come una “guida turistica per lo spazio”. Non una guida tecnica, ma un’intima conversazione tra due persone adulte che non hanno mai smesso di emozionarsi parlando di astronavi, stazioni spaziali, esperimenti. Parmitano ha spiegato che è come se stesse condividendo con il lettore i suoi “giocattoli preferiti” di sempre: non solo il sogno di volare, ma la concretezza di cosa significa vivere in orbita, dal mattino con il caffè, agli esperimenti, fino alle sue paure più vere.
C’è spazio anche per i momenti più difficili: l’astronauta ha raccontato l’incidente del 2013 durante un’attività extraveicolare con la schiettezza di chi ha vissuto l’adrenalina e la fragilità. È un ulteriore segno della sua vulnerabilità – ma anche della sua forza – che rende il racconto profondamente umano.

E poi la chiusa, dolce e potente: una lettera rivolta alle sue figlie, Maia e Sara, adolescenti. In quella pagina, Parmitano si apre senza filtri, sussurrando sogni, speranze e responsabilità. Non solo da astronauta, ma da padre.
Un elemento particolarmente toccante dell’evento riguarda il destino dei ricavati del libro: l’intero guadagno sarà devoluto a Intercultura, per creare borse di studio dedicate a studenti che, come lui tanti anni fa, non hanno mezzi ma hanno il desiderio di scoperta. Parmitano ha ricordato come, a 16 anni, vinse una borsa Intercultura che lo portò in California, un’esperienza che gli cambiò la vita. “È stata la differenza tra fare l’esperienza e non farla”, ha raccontato, con il sorriso di chi sa quanto quella svolta sia stata decisiva.

Sul palco dell’ESA di Frascati, l’evento non è stato solo una presentazione editoriale, ma un momento di condivisione vibrante. L’agenzia spaziale europea, infatti, non è solo “lo sfondo”: è protagonista. È l’istituzione che ha permesso a Parmitano di diventare astronauta, di vivere le sue missioni, ma anche di essere voce di una cultura scientifica e educativa. Il centro di Frascati diventa così un ponte tra la Terra e il cosmo, tra le parole di un uomo che ha visto il pianeta da lontano e i giovani che guardano il cielo con gli stessi occhi sognanti.
Durante l’evento, si è percepito un senso collettivo di meraviglia: non solo per lo spazio, ma per l’idea che la scienza può davvero essere accessibile, che l’innovazione non è un lusso di pochi, ma una possibilità per molti. Parmitano ha lanciato un messaggio di ottimismo testardo in un mondo spesso assediato da pessimismo: la tecnologia, la scienza, l’esplorazione sono strumenti di crescita, e lui ne è la testimonianza concreta.
Alla fine, la fila per il firma-copie è diventata piccola galassia di volti commossi, messaggi scritti su cartoline, abbracci: il segno che il libro ha scavato qualcosa nel cuore di chi lo ascoltava. Non era solo il racconto di una vita straordinaria, ma un invito: starà a ciascuno, leggendo, scegliere di alzare lo sguardo.
Questa redazione ringrazia i responsabili dell’ufficio Media Relations di ESA-ESRIN per l’invito a partecipare a questo interessantissimo incontro.




