FERENTINO – I borghi che si svuotano, le banche che chiudono gli sportelli, i servizi essenziali che si allontanano sempre di più dai cittadini. E in mezzo, gli anziani che faticano a raggiungere uffici postali, farmacie, ambulatori medici. È questa la fotografia impietosa della desertificazione che sta colpendo i centri urbani e rurali italiani, un fenomeno che trasforma progressivamente le aree interne in spazi sempre più fragili e isolati.
Per affrontare questa emergenza silenziosa ma devastante, presso l’ex Mattatoio Comunale di Ferentino si è tenuto un importante momento di confronto pubblico promosso dall’associazione Il Ponte Invisibile insieme all’APS Stare Insieme Ferentino. Un seminario che ha messo intorno allo stesso tavolo istituzioni, amministratori locali ed esperti per analizzare le cause del fenomeno e soprattutto individuare possibili strategie di rilancio.
Il cuore del problema è chiaro: i piccoli borghi e le aree interne stanno diventando luoghi sempre più vulnerabili, dove la desertificazione bancaria è solo la punta dell’iceberg. La progressiva chiusura dei servizi essenziali colpisce in modo particolare le fasce più deboli della popolazione, con gli anziani in prima linea tra chi subisce le conseguenze più pesanti di questa trasformazione. Raggiungere uno sportello bancario, accedere a un servizio sanitario o semplicemente ritirare la pensione diventa un’impresa che richiede spostamenti sempre più lunghi e complessi.
Dopo l’introduzione di Tommaso Villani, Presidente dell’APS Stare Insieme, il seminario ha visto alternarsi interventi di grande spessore. Tra le figure istituzionali di rilievo presenti, l’Onorevole Paolo Ciani ha portato il punto di vista parlamentare sulle politiche di sostegno alla cittadinanza attiva e alla tenuta sociale dei territori. Accanto a lui, il Presidente del Consiglio Comunale Claudio Pizzotti, che ha offerto una prospettiva più legata alle dinamiche amministrative locali.
Un contributo particolarmente significativo è arrivato da Matteo Campoli, Sindaco di Fumone, uno dei borghi che si affacciano sul suggestivo Lago di Canterno. La sua testimonianza diretta ha portato l’attenzione sulle sfide quotidiane che questi comuni devono affrontare, ma anche sulle nuove opportunità di sviluppo sostenibile che possono nascere dalla valorizzazione del patrimonio ambientale e culturale locale. Il turismo naturalistico, se sviluppato con intelligenza e rispetto del territorio, può rappresentare una leva importante per invertire la rotta dello spopolamento.
Ma come finanziare progetti concreti di rilancio? La risposta è arrivata da Marco Infussi, europrogettista che ha illustrato le potenzialità dei fondi europei come strumento strategico di contrasto alla desertificazione territoriale. I progetti di coesione, le reti di welfare e le iniziative di turismo sostenibile possono trovare nei programmi comunitari le risorse necessarie per trasformare le idee in realtà, a patto di sapersi muovere con competenza nel complesso mondo della progettazione europea.
Il dibattito, coordinato con efficacia da Manuel D’Onofri, ha messo in evidenza come la rigenerazione territoriale e comunitaria non possa essere affidata esclusivamente alle dinamiche di mercato o a interventi sporadici. Serve una strategia integrata che tenga insieme dimensione sociale, economica e culturale, valorizzando le specificità locali e costruendo reti di collaborazione tra comuni, associazioni e cittadini.
L’incontro all’ex Mattatoio Comunale ha dimostrato che c’è consapevolezza del problema e soprattutto voglia di reagire. I borghi del circondario possono diventare laboratori di innovazione sociale, luoghi dove sperimentare modelli alternativi di comunità, più inclusivi e attenti alle esigenze di tutti, senza lasciare indietro nessuno.
La sfida è ambiziosa: passare dal borgo all’Europa, costruendo ponti tra le esigenze locali e le opportunità sovranazionali. Un cammino difficile ma necessario, se si vuole evitare che interi territori finiscano nell’oblio, trasformando paesi ricchi di storia e tradizioni in borghi fantasma. Il messaggio emerso dal convegno è chiaro: la desertificazione non è un destino ineluttabile, ma un processo che può essere contrastato con strumenti adeguati, visione strategica e collaborazione tra tutti gli attori del territorio.




