Il prossimo 10 dicembre 2025 si preannuncia come una giornata nera per la gestione dei rifiuti in tutto il Lazio. Una mobilitazione nazionale del settore igiene ambientale coinvolgerà l’intera giornata, con ripercussioni pesanti sulla raccolta dei rifiuti in quasi tutti i Comuni della regione. Non sarà garantito il normale servizio e i cittadini dovranno prepararsi a possibili disagi.
Le organizzazioni sindacali FP CGIL, FIT-CISL, UILTRASPORTI e FIADEL hanno proclamato questa seconda protesta nazionale dopo quella del 17 ottobre scorso, che aveva già registrato un’adesione massiccia. La tensione è palpabile tra le migliaia di lavoratrici e lavoratori del comparto, stanchi di promesse disattese e trattative che si trascinano senza esito.
Il cuore della protesta riguarda il rinnovo del Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro del settore, scaduto ormai da più di dieci mesi. Le associazioni datoriali come Utilitalia, Cisambiente-Confindustria, Assoambiente e le Centrali Cooperative mantengono una posizione di chiusura, rinviando continuamente il confronto e bloccando ogni avanzamento nella trattativa.
I sindacati denunciano condizioni lavorative al limite della sopportazione. Il salario medio netto di un operatore ecologico si aggira attorno ai 1.300 euro mensili, una retribuzione inadeguata per un lavoro che richiede impegno fisico costante, orari difficili e rischi professionali significativi. L’inflazione degli ultimi anni ha ulteriormente eroso il potere d’acquisto di questi lavoratori, rendendo ancora più urgente un adeguamento salariale.
Ma non si tratta solo di questioni economiche. Le richieste sindacali riguardano anche aspetti fondamentali come la sicurezza sul lavoro, le tutele per chi opera negli impianti di trattamento e la necessità di una classificazione del personale più equa e funzionale. Particolarmente critico risulta il tema del ricambio generazionale nella raccolta porta a porta, spesso affidata a lavoratori con età avanzata che devono affrontare quotidianamente lo sforzo fisico del ritiro di centinaia di contenitori.
Per il Lazio la situazione appare particolarmente delicata. Quasi tutti i Comuni della regione saranno coinvolti nell’agitazione, con conseguenze dirette sulla vita quotidiana dei cittadini. L’astensione dal lavoro potrebbe avere ripercussioni significative soprattutto sul servizio di raccolta porta a porta, quello più diffuso nei centri urbani della regione.
Le aziende che gestiscono il servizio hanno già iniziato a diramare comunicazioni preventive agli utenti. Saranno comunque garantite le prestazioni minime di servizio, in osservanza delle regolamentazioni di settore, come la raccolta presso mercati, ospedali e grandi utenze. Per tutto il resto, l’incertezza regna sovrana.
Le strade di Roma, Frosinone, Latina, Viterbo e Rieti, insieme a decine di centri minori, potrebbero ritrovarsi sommersi dai rifiuti. I cittadini sono invitati a esporre comunque la spazzatura secondo il calendario abituale, ma con la consapevolezza che potrebbero doverla ritirare e ripresentare nel turno successivo se la raccolta non venisse effettuata.
Il messaggio che arriva dalle organizzazioni sindacali è cristallino: o si rinnova il contratto per migliorare concretamente le condizioni di chi lavora, oppure la mobilitazione continuerà con forme ancora più incisive. La dignità del lavoro non è negoziabile, soprattutto per chi ogni giorno garantisce un servizio pubblico essenziale per la collettività.
Il 10 dicembre si prospetta quindi come un banco di prova cruciale. Da un lato i lavoratori che chiedono rispetto e riconoscimento economico, dall’altro le imprese che sembrano puntare al contenimento dei costi. Nel mezzo, milioni di cittadini che rischiano di pagare il prezzo più alto di questo braccio di ferro, trovandosi le strade invase dalla spazzatura proprio nell’avvicinarsi delle festività natalizie.




