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    Home » “Il sogno di Giacobbe” di Giovanni Colacicchi torna ad Anagni: l’esposizione per un solo giorno l’8 dicembre alla Sala della Ragione
    Cultura e spettacoli

    “Il sogno di Giacobbe” di Giovanni Colacicchi torna ad Anagni: l’esposizione per un solo giorno l’8 dicembre alla Sala della Ragione

    un collezionista anagnino riporta in città il capolavoro del maestro del Novecento dopo l'asta Pandolfini: l'opera sarà visibile per un'intera giornata nel palazzo comunale; l'iniziativa realizzata in collaborazione con anagnia.com
    4 Dicembre 20254 Mins Read
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    il "Sogno di Giacobbe", particolare
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    Un evento straordinario attende gli amanti dell’arte e i cittadini di Anagni. Domenica 8 dicembre 2025, dalle 10.00 alle 19.00, la Sala della Ragione del palazzo comunale ospiterà uno dei dipinti più significativi di Giovanni Colacicchi, il grande maestro della pittura novecentista nato proprio ad Anagni nel 1900.

    L’esposizione, realizzata in collaborazione con anagnia.com, rappresenta un’occasione unica per ammirare da vicino “Il Sogno di Giacobbe”, opera monumentale di 127×127 centimetri che solo poche settimane fa è stata al centro di un’asta presso la prestigiosa Casa d’Aste Pandolfini di Firenze. Il dipinto, infatti, è tornato nella sua città d’origine grazie alla determinazione di un collezionista anagnino che, dopo aver letto proprio su anagnia.com la notizia dell’asta, ha deciso di partecipare e di aggiudicarsi questo straordinario capolavoro.

    La scena rappresentata nell’opera riprende l’episodio biblico del sogno di Giacobbe, raccontato nella Genesi (28:11-12): una scala maestosa che unisce terra e cielo, percorsa da angeli che salgono e scendono, simbolo di mediazione tra il mondo terreno e la dimensione divina. Colacicchi realizzò alcuni dei suoi principali capolavori proprio nel periodo tra il 1931 e il 1933, anni trascorsi ad Anagni, tra cui “Santa Maria Egiziaca” e “Giacobbe e l’angelo”.

    Il dipinto intreccia sapientemente simbolismo biblico e sensibilità personale. La scala verso il cielo diventa un ponte tra umano e trascendente, tra radici culturali e aspirazione spirituale. La figura di Giacobbe con il bastone, pastore e viandante insieme, può essere interpretata come un alter ego del pittore stesso: un nomade nell’animo, profondamente legato alla propria terra d’origine ma sempre proiettato verso un orizzonte più ampio, sia spirituale che artistico.

    Nella visione del pittore, la vallata tra Anagni e i Monti Lepini si apre in un paesaggio notturno immerso nella luce lunare, mentre tra Giacobbe e la scala celeste si distende un prato punteggiato da piccole calle bianche, dettaglio ispirato al viaggio che Colacicchi compì in Sudafrica nel 1935

    L’opera ha una storia esecutiva travagliata e affascinante: gli angeli al centro della scala furono completamente ridipinti nel 1958, con le vesti trasformate in abiti moderni, segno di un processo creativo lungo e meditato che accompagnò l’artista per oltre un quarto di secolo.

    Il ritorno di questo capolavoro ad Anagni rappresenta molto più di un semplice acquisto: è un ritorno alle radici che assume un valore simbolico profondo per il patrimonio artistico e culturale del territorio. Il nuovo proprietario ha generosamente deciso di mettere l’opera a disposizione della comunità per questa giornata speciale, permettendo a tutti di ammirare dal vivo uno dei gioelli della produzione di Colacicchi.

    Giovanni Colacicchi, nato da nobile famiglia, figlio di Roberto, proprietario terriero, e Pia Vannutelli, discendente del pittore Scipione Vannutelli, trascorse gran parte della sua infanzia tra Roma e Firenze, stabilendosi poi definitivamente nel capoluogo toscano alla fine della prima guerra mondiale

    Fu tra i fondatori di importanti riviste culturali e divenne uno dei protagonisti del gruppo “Novecento Italiano”, accanto a maestri come Carrà, Casorati e De Chirico. Dal 1940 al 1970 insegnò all’Accademia di Belle Arti di Firenze, di cui per molti anni fu anche direttore

    Nonostante il trasferimento giovanile a Firenze, Colacicchi mantenne sempre un legame viscerale con la sua città e la sua terra d’origine, entrambi fonti inesauribili d’ispirazione. Le sue opere rappresentano grandi spazi naturali aperti con un forte senso di immersione nella natura, grazie a un uso materico denso e distintivo.

    L’appuntamento dell’8 dicembre alla Sala della Ragione rappresenta quindi un’occasione irripetibile per riscoprire un pezzo importante della storia artistica anagnina e per rendere omaggio a un maestro che ha saputo portare il nome di Anagni nei più prestigiosi musei e gallerie d’Italia e d’Europa.

    L’ingresso è libero e gratuito per tutta la durata dell’esposizione.

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