Dovrebbero rappresentare il motore dello sviluppo economico del territorio, eppure versano in uno stato di degrado preoccupante. Le zone industriali di Anagni e Frosinone, tra le più rilevanti dell’intera regione Lazio, stanno vivendo una fase di abbandono che rischia di compromettere seriamente la competitività delle aziende e la sicurezza di chi ogni giorno le attraversa per lavoro.
Il paradosso è evidente: aree che dovrebbero attrarre investimenti e favorire lo sviluppo si presentano invece come territori dimenticati, dove l’assenza di manutenzione ordinaria sta trasformando quello che dovrebbe essere un distretto produttivo d’eccellenza in un esempio di incuria istituzionale.
Il quadro che emerge dall’analisi dello stato attuale è quello di aree produttive lasciate a sé stesse, dove la mancanza di interventi manutentivi ha trasformato le arterie viarie in veri e propri percorsi a ostacoli. Buche profonde segnano l’asfalto, rendendo pericolosa la circolazione dei mezzi pesanti e dei veicoli che quotidianamente servono le attività produttive.
Chi percorre quotidianamente queste strade sa bene quanto la situazione sia deteriorata nel tempo: quello che un tempo era un manto stradale accettabile si è trasformato in una superficie irregolare e danneggiata, dove ogni metro può riservare una sorpresa sgradita. I danni ai veicoli sono all’ordine del giorno, con conseguenti costi aggiuntivi per le imprese che già devono fare i conti con un contesto economico difficile.












Ai bordi delle carreggiate, erba alta e sterpaglie invadono gli spazi, conferendo all’intero comprensorio un aspetto di incuria e trascuratezza che mal si concilia con l’immagine di un distretto industriale moderno ed efficiente. L’impressione che si ricava attraversando queste zone è quella di un territorio che ha rinunciato a prendersi cura di sé stesso.
Ma non è solo una questione estetica. La mancanza di illuminazione pubblica, in alcuni tratti addirittura inesistente, rappresenta un serio problema di sicurezza, soprattutto nelle ore serali e notturne quando molte aziende proseguono le attività produttive su turni.
L’assenza di una rete di illuminazione adeguata espone lavoratori, autotrasportatori e visitatori a rischi concreti, rendendo difficoltosa la circolazione e aumentando la probabilità di incidenti. In un’epoca in cui la sicurezza sul lavoro dovrebbe essere una priorità assoluta, lasciare intere aree industriali al buio rappresenta una responsabilità che non può essere ignorata.
A complicare ulteriormente la situazione contribuisce la carenza di segnaletica stradale. Indicazioni sbiadite, cartelli mancanti o danneggiati rendono difficile l’orientamento all’interno delle aree industriali, creando disagi non solo agli operatori che vi lavorano stabilmente, ma anche a fornitori, clienti e trasportatori che si trovano a dover individuare gli indirizzi in un contesto poco leggibile e confusionario.
Immaginate un autotrasportatore che deve effettuare una consegna urgente e si ritrova a vagare senza riferimenti certi in strade che sembrano tutte uguali, senza nemmeno la possibilità di affidarsi a una segnaletica chiara. Il risultato sono ritardi, inefficienze e un’esperienza negativa che difficilmente invoglierà a tornare.
Le condizioni in cui versano queste aree produttive strategiche generano quotidianamente gravi disagi a chi le frequenta. Imprenditori, dipendenti, autotrasportatori e clienti si trovano a fare i conti con infrastrutture inadeguate che rallentano le operazioni, aumentano i costi di manutenzione dei mezzi e trasmettono un’immagine negativa del territorio.
Non è difficile immaginare le difficoltà che un’azienda può incontrare nel convincere un potenziale investitore o un nuovo cliente quando l’accesso alla propria sede presenta criticità così evidenti. La prima impressione conta, e quella che attualmente offrono le zone industriali di Anagni e Frosinone è tutt’altro che rassicurante.
Lungi dal favorire la crescita, questa situazione rappresenta un autentico freno allo sviluppo economico del comprensorio. In un momento storico in cui la competitività territoriale passa anche attraverso la qualità delle infrastrutture e dei servizi, presentarsi con zone industriali degradate significa perdere opportunità di attrazione di investimenti e rischiare la delocalizzazione di attività già presenti.
Le imprese hanno bisogno di contesti efficienti, sicuri e ben organizzati per poter competere sui mercati: lo stato attuale delle zone industriali di Anagni e Frosinone va esattamente nella direzione opposta. Mentre altri territori investono in modernizzazione e servizi, qui si assiste a un progressivo deterioramento che allontana sempre più la prospettiva di una rinascita industriale.
A rendere ancora più critica la situazione si aggiunge un fenomeno che sta assumendo proporzioni allarmanti: l’escalation di furti che colpisce sistematicamente le aziende insediate nelle zone industriali. Gli imprenditori denunciano una condizione di vera e propria insicurezza che va ben oltre i problemi infrastrutturali, con atti predatori che si ripetono con frequenza preoccupante, soprattutto nelle ore notturne e nei fine settimana.
I malviventi approfittano dell’assenza totale di videosorveglianza per colpire indisturbati magazzini, capannoni e depositi, portando via attrezzature, macchinari, scorte di merce e materiali di ogni genere. Il danno economico per le imprese è considerevole: oltre al valore della refurtiva, si sommano i costi per le riparazioni, i fermi produttivi e l’inevitabile aumento dei premi assicurativi.
Ma l’aspetto più grave è rappresentato dalla totale mancanza di un sistema di videosorveglianza nelle aree industriali. A differenza di altri distretti produttivi che si sono dotati di reti di telecamere collegate alle centrali operative delle forze dell’ordine, le zone industriali di Anagni e Frosinone risultano completamente scoperte, prive di qualsiasi forma di controllo tecnologico che possa fungere da deterrente o quantomeno consentire l’identificazione dei responsabili.
Questa lacuna crea un paradosso insostenibile: mentre si chiede alle imprese di investire, innovare e creare occupazione, lo Stato non garantisce nemmeno il livello minimo di sicurezza necessario per operare serenamente. Gli imprenditori si trovano così costretti a investire risorse proprie in sistemi di allarme privati e servizi di vigilanza, sottraendo capitali preziosi allo sviluppo delle attività produttive.
La richiesta unanime è quella di un intervento immediato per dotare le aree industriali di un sistema di videosorveglianza integrato, che possa finalmente garantire quel presidio del territorio che oggi risulta drammaticamente assente. Senza sicurezza non c’è sviluppo possibile: è una verità elementare che le istituzioni sembrano aver dimenticato.
La questione richiede un intervento rapido e coordinato da parte delle istituzioni competenti. Investire nella riqualificazione delle aree industriali significa investire nel futuro economico del territorio, nella sicurezza dei lavoratori e nella competitività delle imprese.
Senza un cambio di rotta immediato, il rischio concreto è quello di assistere a un progressivo impoverimento del tessuto produttivo locale, con conseguenze negative sull’occupazione e sullo sviluppo dell’intera provincia. Le imprese non possono attendere oltre: servono fatti concreti, risorse adeguate e un piano di intervento che restituisca dignità e funzionalità a queste aree strategiche.
Il tempo delle promesse è scaduto. Adesso servono azioni concrete prima che sia troppo tardi.




