Diciotto anni di attesa si sono conclusi questa mattina 13 dicembre 2025, quando le porte della Basilica Concattedrale di Santa Maria Salome a Veroli si sono riaperte per accogliere due antichi custodi di luce: una coppia di angeli portacandele in bronzo del XVII secolo, tornati finalmente a casa dopo un lungo viaggio attraverso il mercato clandestino dell’arte europea.
La cerimonia di restituzione, svoltasi alle ore 10:30, ha visto protagonista il Comandante del Reparto Operativo dei Carabinieri per la Tutela del Patrimonio Culturale, che ha riconsegnato i preziosi manufatti alla comunità verolana. Un momento solenne, presieduto dall’Arcivescovo delle Diocesi di Frosinone-Veroli-Ferentino e Anagni-Alatri, insieme al Rettore della Basilica Concattedrale di Santa Maria Salome e Coordinatore Nazionale Vicario dei Cappellani della Polizia di Stato. Tra le autorità presenti, il Sindaco di Veroli e i funzionari della Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per le Province di Frosinone e Latina hanno testimoniato il valore culturale di questo recupero.
Il furto risaliva al lontano 2007, quando i due bronzi scomparvero dalla basilica verolana, inghiottiti dalle tenebre del traffico illecito di opere d’arte. Ma i Carabinieri TPC, con la loro instancabile attività investigativa, non hanno mai smesso di cercarne le tracce. Le indagini, coordinate dalla Procura della Repubblica di Milano, hanno seguito un filo sottile ma tenace attraverso l’Europa, fino a individuare le sculture nel raffinato ma spesso opaco mercato antiquario londinese.
Il recupero definitivo è avvenuto l’8 ottobre 2025 in Belgio, dove i due angeli attendevano silenziosamente di poter tornare al loro posto originario. Le sculture, alte 74 centimetri, rappresentano un esempio di pregiata manifattura barocca, attribuito alla celebre Fonderia Pozzo. Gli artisti lombardi di questa bottega, nell’ultima decade del Seicento, stavano abbandonando le forme solide e opulente tipiche del primo barocco per sperimentare figure più dinamiche e aggraziate, anticipando quello che sarebbe diventato il caratteristico barocchetto lombardo.
La posa simmetrica dei due angeli rivela la loro funzione originaria: erano stati creati per essere collocati ai lati di un altare, dialogando tra loro in una perfetta armonia compositiva. Con un braccio esteso verso il centro, ciascuno regge un piccolo contenitore cilindrico per candele di dimensioni ridotte, mentre l’altro braccio, disteso lungo il corpo, sostiene un grande porta-torcia destinato a ospitare candele di maggiori dimensioni.
La tecnica di fusione utilizzata rivela la maestria degli artigiani dell’epoca: entrambe le figure furono realizzate in pezzi separati, poi uniti con perni e chiodi. La patina finale avrebbe dovuto rendere invisibili queste giunzioni, ma il tempo e le vicissitudini hanno reso ora evidenti i punti di attacco di braccia e gambe. Tra le pieghe del mantello corre una linea ininterrotta che continua sul retro, testimonianza tangibile del processo creativo seicentesco.

I due manufatti, oltre al loro innegabile valore storico e artistico, rappresentano un importante elemento devozionale per la comunità verolana. Non a caso erano censiti nel Catalogo Generale dei Beni Culturali, il registro nazionale che documenta il patrimonio artistico italiano.
Fondamentale per il successo delle investigazioni si è rivelata la Banca Dati dei Beni Culturali illecitamente sottratti, il più grande sistema informatizzato al mondo dedicato all’archiviazione di opere d’arte rubate, gestito dal Comando Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale. Grazie a un’attenta analisi comparativa eseguita dai militari della Sezione Elaborazione Dati TPC, è stato possibile identificare con certezza i beni trafugati, confrontando le immagini del database con quelle degli oggetti individuati sul mercato.
Il ritorno degli angeli portacandele rappresenta non solo una vittoria nella lotta contro il traffico illecito di opere d’arte, ma anche il recupero di un pezzo importante della memoria collettiva verolana, un tassello di bellezza e spiritualità che torna finalmente a illuminare la Basilica di Santa Maria Salome.
Nel prosieguo delle indagini, i Carabinieri del Reparto Operativo TPC hanno potuto ricostruire la catena dei passaggi di proprietà, fino a individuare i beni nella disponibilità di un collezionista privato residente in Belgio.
Il rientro in Italia dei due portacandele si è concluso con il loro sequestro quale provvedimento finalizzato alla restituzione delle opere al patrimonio culturale nazionale e, in particolare, al luogo originario di provenienza dal quale erano stati asportati. La restituzione di un’opera d’arte sottratta illecitamente nel passato offre l’opportunità di riconsegnare alla comunità devota un bene identitario che rafforza il senso di appartenenza collettiva.
La Procura della Repubblica di Milano, che ha coordinato il lavoro dei militari dell’Arma, ha disposto la restituzione delle opere a favore della Basilica di Santa Maria Salome in Veroli grazie alle risultanze probatorie acquisite dai militari della Sezione Antiquariato del Reparto Operativo TPC e al riconoscimento dei beni da parte del Rettore della citata Basilica.




