Ha fatto la sua comparsa sulla Terra all’incirca 550.000 anni fa e si è estinto, definitivamente, circa 70.000 anni fa ed era fra le specie più diffuse in Europa meridionale, quindi anche in Italia: il Palaeoloxodon antiquus, ben più grande dei pachidermi attuali, viveva in foreste o in praterie ricche di macchie di alberi decidui ma alcuni ritrovamenti indicano anche una penetrazione nelle foreste di conifere della fascia temperata.
E il territorio di Anagni, nel periodo compreso tra il Pleistocene medio e quello superiore, era caratterizzato proprio da questo tipo di foreste. E’ qui, precisamente in località Fontana Ranuccio, periferia di Anagni, che i ricercatori dell’Istituto Italiano di Paleontologia Umana (IsIPU) diretti dal prof. Stefano Grimaldi hanno rinvenuto una zanna lunga oltre tre metri e altri resti ossei di questo antico elefante, alcuni dei quali ancora in connessione.
Una scoperta importante perché consente di effettuare uno studio esaustivo della variabilità dimensionale e morfologica di questa specie di animale e di compararne le caratteristiche con quelle delle specie viventi.
“Ma non solo; in questo prezioso giacimento paleontologico sono stati rinvenuti, nel tempo, straordinari reperti risalenti allo stesso periodo: ossa di bue primigenio, lupo, rinoceronte, cervo e altri animali, le cui carni, probabilmente, sono state utilizzate come risorsa alimentare dall’Homo Heidelbergensis antenato dell’Homo di Neanderthal”, ha spiegato ad anagnia.com Luciano Bruni, appassionato studioso anagnino di Archeologia.
Lo straordinario ritrovamento avviene in concomitanza con il concludersi delle visite guidate in loco organizzate dallo stesso IsIPU attraverso le quali il pubblico, dal 3 fino ad domani – venerdì 14 agosto – ha potuto seguire in diretta le ultime fasi dei lavori di indagine nel giacimento risalente a circa 3/400.000 anni fa, nel Pleistocene medio, eccezionalmente conservatosi fino ad oggi. Quando la campagna anagnina era davvero una terra africana di elefanti, e per il clima, la varietà del suo ambiente, la ricca vegetazione, la presenza di corsi d’acqua e soprattutto di aree paludose permise ad una fauna ricca e diversificata di prosperare.
Le dichiarazioni del sindaco di Anagni, avv. Daniele Natalia
“Fontana Ranuccio si conferma un sito archeologico di grande importanza non solo nazionale ma mondiale. Non è la prima volta infatti che nel nostro territorio vengono fatte scoperte importanti sulle origini dell’uomo, sulla sua evoluzione ed anche, come in questo caso, sulle tante specie animali che popolavano la terra nella preistoria“, è quanto afferma il primo cittadino di Anagni Daniele Natalia.
Che aggiunge: “Anagni non è solo storia ma anche preistoria, un valore aggiunto per la nostra città. Certo se questa restasse solo ed esclusivamente una scoperta scientifica sarebbe un peccato; come Amministrazione supporteremo ogni iniziativa volta a dare a questa scoperta anche uno sbocco a livello turistico-culturale.
Questo è senz’altro uno stimolo in più a completare i lavori in corso al Museo archeologico cittadino visto che in esso è previsto anche uno spazio espositivo relativo alla preistoria nel quale vogliamo dare risalto al patrimonio anagnino come quello di Fontana Ranuccio. Complimenti e buon lavoro agli archeologi che si trovano a Fontana Ranuccio”.
articolo e foto: Ivan Quiselli