Il prof. Tommaso Cecilia, illustre studioso e storico tra i più apprezzati, ci accompagna oggi alla scoperta dell’antico gonfalone della città di Anagni conservato in una apposita teca nella sala cosiddetta “gialla” del palazzo comunale. Reperto consunto ma dallo straordinario significato storico per la città, restò in uso fino alla fine dell’800: il suo lungo utilizzo ha portato a un’importante usura e, di conseguenza, a numerosi restauri.
Il gonfalone venne realizzato con la tecnica del riporto che prevede, sopra un supporto di sagome di tessuti diversi, l’applicazione di inserti, realizzati con oro e argento, broccati, sete, rasi e – forse, un tempo – pietre preziose.
Nello stemma sono presenti un leone, un’aquila, delle chiavi incrociate e un manto imperiale sormontato da una corona. Secondo quanto riferisce lo storico anagnino Raffaele Ambrosi De Magistris, inizialmente l’insegna di Anagni era rappresentata da un leone, in seguito quando si acquisì la cittadinanza romana, fu aggiunta l’aquila. Pietro Zappasodi, medico e storiografo della città, sostiene invece, che l’aquila nello stemma stia a significare la posizione di città a capo della confederazione ernica.
Le chiavi incrociate furono aggiunte nel XVI secolo, per indicare l’appartenenza allo Stato della Chiesa. Nel 1700 il Papa Innocenzo XIII vi aggiunse il manto imperiale e la corona simile a quello dello stemma di Roma. La più antica figura della stemma anagnino è quella in marmo murata nella facciata anteriore (settentrionale) del palazzo Comunale.
Oggi, il gonfalone cittadino utilizzato nelle occasioni ufficiali – anche questo conservato nella sala gialla – è di manifattura più moderna e funzionale ed è anch’esso adonarto dei colori bianco e rosso che rappresentano la città.