La nostra storia parte da lontano, dal Paleolitico in un’area della località oggi chiamata Osteria della Fontana, nel Comune di Anagni. In un’epoca così remota tra i 40000 ed i 10000 anni fa, periodo che termina con l’inizio dell’agricoltura, in questa località esisteva già un nutrito gruppo di nostri progenitori dediti alla caccia ed alla pesca che si avvantaggiava di un territorio ricco di sorgenti, fauna e flora.
“Il fortuito ritrovamento del sito archeologico preistorico di Osteria della Fontana denominato saggio H costituisce, per la sua ubicazione topografica e concentrazione di reperti, un piccolo unicum.” (G.Russo, A.Zarattini).
Il ritrovamento “fortuito” a cui si fa riferimento avvenne durante lo scavo di una fogna che si trova proprio alle spalle del Circo Marittimo verso Villamagna (vedi planimetria) e indica la presenza in una vasta zona circostante il Compitum di un’area densamente abitata fin da tempi remoti.
Quando poi ci addentriamo nella lettura delle fonti storiche che ci raccontano di Anagni e della sua importanza come capitale del popolo ernico prima e “dives” ricca insieme a Roma poi, scopriamo che questa città spesso viene descritta come “fere vicina sideribus” una città quasi vicina alle stelle, una città sacra, venerata e rispettata, dove fatti miracolosi si susseguono continuamente.
Nel leggere Tito Livio ci rendiamo ancor più conto di quanto detto in premessa sia vero e come la zona oggi chiamata Osteria della Fontana sia stata teatro di fatti soprannaturali e come questi siano avvenuti presso edifici sacri e civili: ”Aves ad Compitum Anagninum in luco Dianae nidos in arboris reliquisse” scrive raccontando i prodigi dell’anno 210 a.c., ovvero gli uccelli abbandonarono senza farvi più ritorno i nidi sull’albero che stava presso il tempio di Diana nel Compitum Anagninum.
Quindi un primo riferimento ad un importante santuario, segue poi nel raccontare come nei pressi del Tempio di Diana vi era il Circo Marittimo, una sorta di anfiteatro in cui si riunivano i rappresentanti delle città erniche.
In seguito a scavi archeologici del 2007/2008 si sono ritrovati i resti di tutti e due questi edifici e, soprattutto, si è accertato che il Compitum Anagninum corrisponde a Osteria della Fontana.
L’importanza del Compitum sta nell’essere il punto di incontro di due importanti strade la via Latina e la via Labicana. Testimonianze dell’importanza del Compitum anche come zona sacra sono numerose. Intanto un cippo ricorda l’esistenza di un “delubrum Lavernae” ovvero un piccolo edificio dedicato al culto della dea Laverna, culto di rara documentazione, oltre ad un altare dedicato alle Ninfe. La zona che ha visto il ritrovamento di queste importanti testimonianze è esattamente dove viene individuato l’incrocio fra la via Latina e la Labicana, dove oggi sorge il ristorante Osteria della Fontana.
Non lontano da questo incrocio vi era il lago di Varano, oggi prosciugatosi, che ha restituito numerosissimi ex voto datati dall’VIII al III sec. a.C. con un’impressionante continuità cultuale. Alcuni frammenti ci hanno addirittura regalato parti di iscrizioni erniche in alfabeto etrusco, le uniche. Sulle alture circostanti sono emerse varie sepolture con ricchi corredi.
Alcuni reperti trovati in saggi presso il “Rutone” hanno fatto dedurre l’esistenza di una caserma di pretoriani, forse a guardia dell’accesso per il complesso imperiale di Villamagna. Anche in età medioevale questo sito fu frequentato data la sua posizione dai numerosi viaggiatori che da Roma si recavano al sud e viceversa, ricordo la storia di Santa Neomisia e Santa Aurelia e ricordo come lo Zappasodi testimoni l’esistenza di una Chiesa e di un Ospedale, un ricovero per pellegrini fin dall’XII sec.
Naturalmente un’altra storia interessa il Rutone, altro monumento di straordinaria importanza ma in questo brevissimo articolo ho voluto solo ricordare come il terreno che si trova oggi esattamente all’incrocio del Compitum sia oggetto di indagini archeologiche che non possono non mettere in luce importantissimi reperti, visto che in quella zona dovevano trovarsi sia il Delubrum Lavernae, sia l’altare alle Ninfe, sia resti di antiche strade, sia edifici legati alla stazione di posta con terme, locali per mangiare e dormire ecc…
Oltre a manufatti litici e testimonianze di abitati preistorici e strutture che ricordano edifici medioevali. Il tutto nella prospettiva di ricostruire con la maggior precisione possibile la storia di questo luogo. Quello che vorrei aver creato è l’interesse particolare e l’attenzione dovuta per ciò che certamente ancora è conservato nel sottosuolo con la prospettiva non di fermare eventuali nuove costruzioni ma di progettarle rendendo possibile la fruizione e lo studio dei reperti.
articolo a cura del dott. Guglielmo Viti, archeologo