L‘Associazione Medici di Famiglia per l’Ambiente di Frosinone, riguardo il biodigestore di Anagni, già in data 4/2/2017 con una pubblica informativa, criticando procedure e comportamenti inopportuni, richiamava ad una riflessione collettiva sottolineando gli aspetti deleteri ed il negativo impatto sanitario di un simile progetto sulla popolazione residente. Impatto sanitario, tanto grave e pesante, che la stessa società proponente indicava come miglior mitigazione a tutte le criticità individuate, l’assenza di centri abitati strutturati.
In pratica, solo in un territorio desertificato, le emissioni continuative e tossiche, elencate correttamente nella relazione di impatto ambientale redatta dalla società proponente, risultavano accettabili. Considerazioni siffatte, inapplicabili e pericolose in condizioni di normalità, in un territorio SIN (Sito di Interesse Nazionale per la bonifica) come la Valle del Sacco, risultano deflagranti. La relazione del proponente recita ancora: “i fumi immessi in atmosfera saranno caratterizzati da un carico inquinante rispettoso dei limiti imposti…” .
Tale ultima affermazione rileva una evidente contraddizione in termini,poiché si parla di un carico inquinante definito però, al tempo stesso, rispettoso dei limiti. Limiti che nel nostro territorio sono peraltro già abbondantemente e da lungo tempo superati e pertanto,a maggior ragione, senza possibilità alcuna di essere rispettati nell’attuale. L’Associazione Medici nelle nota stampa riferita,ribadiva in chiusura, l’amara sintesi: “ per la Valle del Sacco, uno dei territori più inquinati d’Italia si continuano a prospettare inalazioni di polveri contaminate, areosol biologici, rischi infettivi , microorganismi pericolosi, formazione di biogas, sostanze maleodoranti, diossine”.
A questa nota ha fatto seguito il Convegno del 18 marzo 2017 al Palabancanagni, in cui la dott.ssa Teresa Petricca, Responsabile Scientifico dell’Associazione Medici, ha riportato compiutamente tutte le acclarate evidenze scientifiche dei danni alla salute derivanti dalla digestione anaerobica. Netta allora la contrarietà agli attentati alla salute, ancora più forte e marcata oggi.
Non solo allora l’Associazione dei Medici ha urlato la contrarietà .E’ di questi giorni la durissima presa di posizione contro l’ipotesi di autorizzazione di un biodigestore di immondizia a Frosinone, a ridosso della città.Ancora una volta l’Associazione ha alzato il velo su un progetto che nell’occulto totale e nel completo mutismo,si avviava verso l’autorizzazione regionale. Unica Associazione ad aver presentato osservazioni contrarie in sede regionale. Allo stesso modo appare chiara, inequivocabile e coerente la posizione del dott. Antonio Necci, referente per Anagni dell’Associazione Medici per l’Ambiente in riferimento al biodigestore di Anagni.
Il dr. Necci già qualche tempo fa, in perfetta solitudine, aveva lanciato l’allarme per la minacciata invasione di rifiuti nella Valle del Sacco, ora, con il riverberare di ipotesi favorevoli a mostruosità ambientali, ha ribadito a chiare lettere l’ assoluta contrarietà ad un impianto di biodigestione anaerobica di immondizia in Anagni, come già esplicitato e riportato nell’articolo di stampa del 14 dicembre c.a.. Anagni,una città con un’ offerta sanitaria residuale, privata delle elementari strutture assistenziali: ospedale, pronto soccorso, laboratorio analisi etc.. dove è cosa ardua gestire la malattia, non può vedere aumentare per nessun motivo il rischio sanitario per l’impatto di un impianto di fermentazione anaerobica di rifiuti. Siamo Medici, difendiamo l’ambiente per difendere la salute e scongiurare le malattie.
Lo facciamo ad Anagni come a Frosinone, a Patrica come a Roccasecca. I biodigestori sono impattanti, i danni sanitari sono incomprimibili, non bastano alchimie economiche o dichiarazioni di intenti per eliminare i rischi sanitari, meno che mai nella Valle del Sacco ormai satura all’inverosimile di inquinanti di ogni genere. Un territorio dove studi epidemiologici drammatici per numero ed incidenza di malattie sono bloccati da anni, dove è tabù il registro dei tumori, dove si ritrovano nel liquido seminale dei giovani maschi gli stessi veleni disseminati nei terreni, non può sopportare ulteriori insediamenti insalubri, né biodigestori e con essi l’invasione dell’immondizia. Nessun profitto può essere addotto a motivo giustificatorio. Non più profitto versus salute, bensì il profitto verso la sopravvivenza.
articolo a cura del dott. Antonio Necci e del dott. Giovambattista Martino, referenti dell’ associazione Medici di Famiglia per l’Ambiente di Frosinone