“Nel pomeriggio del 18 marzo 1944 – racconta Guido Dell’Omo, classe 1932, settimo di 11 figli – la mia famiglia residente a Piglio, in località Pompiano – a confine con Paliano – aveva ospitato quattro inglesi in cerca di alloggio che si erano salvati dai tedeschi gettandosi con il paracadute in quella zona. La notizia che la famiglia Dell’Omo aveva ospitato i quattro inglesi arrivò tramite una “spiata fascista” al Comando Generale di Acuto, dove erano di stanza i tedeschi.
Una pattuglia composta da un Maresciallo e da due militari tedeschi dopo aver preso il trenino alla stazione di Acuto, scese a quella di Piglio alla ricerca degli inglesi“.
“I componenti dell’agguato erano stati cinque e precisamente un figlio di Pietro, due di Romolo e due di Piglio che fecero un accordo per eliminare i tre tedeschi che erano arrivati nella zona con il pretesto di reperire le uova per la festa di San Giuseppe.
Nella sparatoria cadde morto il maresciallo, mentre gli altri due militari si salvarono e, tornati al Comando di Acuto, riferirono dell’accaduto”.
“Subito dopo un plotone tedesco si presentava sul luogo dell’eccidio e dopo aver bruciato le capanne della zona che servivano per il ricovero degli animali domestici, presero mio padre Piero Dell’Omo classe 1894, mio fratello Alfredo classe 1926, mio zio Romolo Dell’Omo classe 1892, mio cugino Alessandro Dell’Omo figlio di Romolo classe 1926 e Antonio Colavecchi classe 1914″.
“Giovedì 6 aprile 1944 alla presenza del questore di Frosinone, di un funzionario della Prefettura e del commissario prefettizio di Piglio, vennero fucilati nei pressi della Mola da Piedi, in contrada Mole di Paliano, Antonio Colavecchi, Pietro, e Romolo Dell’Omo e su ordini ricevuti, mio fratello Alfredo e mio cugino Alessandro Dell’Omo – anche se minorenni – vennero fucilati nella stessa località. Le salme furono sepolte in quello stesso luogo“.
Per la cronaca il comando tedesco aveva proceduto, inoltre, all’arresto di altre dieci persone delle quali aveva deciso la fucilazione. A difesa degli accusati intervennero don Filippo Passa e monsignor Attilio Adinolfi, vescovo di Anagni, il quale sollecitò il gesuita padre Hiemer di perorare la causa dei condannati al maresciallo Kesselring, il quale fece sospendere la sentenza.
Lo scrittore ora novantenne, testimone oculare di tale memoria e parente delle vittime Dell’Omo, avrebbe piacere che la memoria di questo truce avvenimento fosse conosciuta anche dalle nuove generazioni, per capire gli orrori della guerra ed evitarne il ripetersi.
articolo a cura di Giorgio Alessandro Pacetti