La Segreteria tecnico operativa dell’Egato 5, guidata dall’ingegner Vincenzo Benincasa, intende fare chiarezza su alcune dichiarazioni ed aspetti emersi a margine della Conferenza dei Sindaci, svoltasi il 10 febbraio, che ha approvato la partecipazione all’avviso del Ministro della Transizione Ecologica (MiTE) per il finanziamento nell’ambito del PNRR di 8 progetti di ampliamento/ammodernamento di altrettanti impianti di depurazione, per un importo di circa 53 milioni di euro.
Prima di tutto va precisato che il provvedimento del MiTE in questione si articola in tre ‘linee’ di intervento: le prime due (A e B) concernenti i settori della raccolta e trattamento dei rifiuti; la terza (C) concernente anche il trattamento e lo smaltimento di fanghi di acque reflue (ovvero dei fanghi che residuano dalla depurazione degli scarichi fognari). E’ appunto su tale ultima area tematica, di propria competenza, che con la Deliberazione della Conferenza dei Sindaci, l’EGATO5 ha voluto partecipare con i ricordati 8 interventi (di cui 7 riguardanti l’ammodernamento di impianti di depurazione esistenti).
Bisogna inoltre tener presente che la normativa in materia esclude che i Comuni, in forma singola o associata, possano partecipare agli avvisi detti quando vi sia un Ente di gestione d’ambito (EgAto) istituito e operativo. Tale disposizione comporta che, in provincia di Frosinone, i Comuni non avrebbero potuto autonomamente accedere alla terza linea d’intervento, poiché è operativo l’EGATO idrico, mentre possono liberamente presentare progetti e iniziative per le prime due linee d’intervento (raccolta e trattamento dei rifiuti) poiché non è operativo l’EGATO dei rifiuti.
Al riguardo, è utile evidenziare, che – successivamente alla Conferenza del 10 febbraio – il MiTE ha prorogato al prossimo 16 marzo i termini per la presentazione delle proposte riguardanti tali avvisi, per cui le amministrazioni locali, senza alcuna preclusione, possono avanzare propri progetti e iniziative per le linee d’intervento A e B.
Relativamente al Piano degli Interventi per il Servizio idrico integrato è opportuno ricordare che tale piano scandisce la programmazione annuale delle opere da realizzare per il raggiungimento dei livelli di qualità del servizio. Tuttavia tali opere non gravano sulla tariffa idrica fin quando non vengono effettivamente realizzate ed entrano in funzione.
Il Gestore del SII deve realizzare, secondo le modalità e le tempistiche previste nel PdI, le opere programmate, anticipando con capitali propri le spese necessarie. I costi così sostenuti concorrono a determinare la tariffa idrica solo 2 anni dopo la realizzazione e l’entrata in esercizio dell’opera. Pertanto, nessuna opera non realizzata è stata ricompresa e pagata dalla tariffa idrica.
A titolo d’esempio: se un Impianto di Depurazione è stato previsto nel piano degli interventi del biennio 2018-2019 ed entro il 31/12/2019 l’impianto è stato effettivamente realizzato ed è entrato in funzione, il costo di investimento per detto cespite inizierà ad essere ristorato con la tariffa solo nell’anno 2021. Invece, se l’intervento non è stato realizzato nel periodo programmato non peserà su alcuna tariffa e, come ovvio, verrà riprogrammato nel successivo elenco degli interventi, con revisione del piano economico e finanziario.
Appare chiaro, quindi, che in base a questo meccanismo tariffario stabilito dall’Arera, le opere realizzate esclusivamente con risorse del Gestore, ricadono sempre e direttamente in tariffa nel biennio successivo all’entrata in funzione, mentre le opere eventualmente realizzate con fondi pubblici (come il PNRR), sono a vantaggio degli utenti, perché i relativi costi d’investimento non incidono sulla tariffa idrica.
In altri termini, gli 8 interventi proposti a finanziamento pubblico tramite PNRR, così come riportati nella delibera approvata dalla Conferenza dei Sindaci, potrebbero essere finanziati con risorse che non passerebbero mai per la tariffa e, quindi, a tutto vantaggio degli utenti. Cosa diversa, invece, sarebbe se il capitale necessario per l’opera fosse a totale carico del Gestore, i cui costi entrerebbero dopo 2 anni nel PEF e quindi finirebbero a carico di tariffa e utenti.
nota stampa e foto a cura dell’ufficio Comunicazione di Egato5