È il direttore artistico del Festival del Teatro Medievale e Rinascimentale di Anagni, dove, dal 2009 al 2021, tra le tante produzioni nazionali e internazionali, ha ospitato artisti di prestigio quali Michele Placido, Alessio Boni, Giancarlo Giannini, Alessandro Benvenuti, Barbara De Rossi, Tullio Solenghi, Debora Caprioglio, Ennio Fantastichini, Alessandro Haber, Giorgio Pasotti, Sonia Bergamasco, Fabrizio Gifuni, Francesco Montanari, Giuseppe Zeno, e molti altri. Pochi giorni fa, il prof. Giacomo Zito è stato nuovamente riconfermato alla guida della direzione artistica della prestigiosa rassegna che si tiene ogni anno ad Anagni.
anagnia.com lo ha incontrato e gli ha posto alcune domande:
Prof. Zito, è di questi giorni la notizia della Sua riconferma alla direzione artistica del Festival del Teatro medievale e rinascimentale di Anagni; un incarico che rende merito all’impegno e al lavoro svolto negli anni scorsi. Congratulazioni!
Innanzitutto, ringrazio di cuore l’amministrazione comunale, che, rinnovandomi l’incarico, ritengo voglia non solo rendere merito al lavoro e all’entusiasmo investiti nel realizzare le scorse edizioni, ma considerare motivo di piena soddisfazione sia gli obiettivi raggiunti, sia l’ottimo lavoro di squadra, frutti di un’esperienza decennale, di un atteggiamento costruttivo e di una condivisione di prospettive consolidati da un continuo, serio e schietto confronto dialettico. Inoltre, il rinnovo dell’incarico mi permette di trasformare in atto alcune peculiari potenzialità del Festival che due anni di pandemia hanno impedito e scoraggiato. Altresì, a proposito di impegno, ci tengo a ricordare che il Festival, come pochissime esperienze analoghe a livello nazionale e internazionale, non si è fermato nemmeno di fronte alle enormi difficoltà che le limitazioni dei decreti anti-covid imponevano.
Porta la Sua firma – oltreché quella dell’amministrazione comunale – il programma che nei giorni scorsi è stato dalla Regione Lazio dichiarato “ammissibile ma non finanziabile”. Cosa è accaduto? Perché questa caduta dopo tanti anni di spettacoli e di presenze?
Come un appassionato CT di squadra (una squadra che può affermare di essersi dimostrata vincente, sia per il credito ottenuto in ragione dell’affluenza del pubblico sia per il livello degli artisti ospiti e degli spettacoli offerti), ho analizzato più volte il programma e la descrizione degli obiettivi e dei contenuti indicati nella proposta presentata dal Comune in risposta all’avviso regionale al quale si fa riferimento. E sostengo con convinzione che sia una proposta oggettivamente importante, con contenuti significativi e originali, ancor più se consideriamo che il palinsesto ha quasi trent’anni di vita; e che sia stata redatta con scrupolo e attenzione, da uno staff che ha già collezionato un significativo “palmares” di ammissioni a contributo regionali (oltre che provinciali, prima). Sarei umilmente grato – lo dico con sincerità – all’esaminatore che, oltre a dare insindacabili punteggi ai progetti, lasciasse anche una sintetica traccia di giudizio in merito, per consentirci di comprendere cosa decreta il favore o meno della commissione, e poterne fare tesoro in una successiva occasione. Il Festival costituisce un ambizioso progetto di continuità, non facile da difendere in questi tempi di continue crisi sempre più minacciose; abbiamo cercato sempre di immaginarlo come catalizzatore tra passato e futuro attraverso l’occhio del presente, con lo scopo primario, grazie a una competenza artistica, organizzativa e tecnica consolidata e riconosciuta, di portare il pubblico a scoprire il piacere della conoscenza critica e della dialettica culturale attraverso spettacoli ed eventi che valorizzassero la straordinaria scenografia architettonica e urbanistica che abbiamo ereditato dalla Storia. Nella proposta tutto ciò appare chiaro. Mi stupisco che non sia stato sufficiente a garantire anche la finanziabilità, oltre che l’ammissione. Mi consenta una considerazione riguardo all’eco prodotta da questa “caduta”: la richiesta di contributi che aiutassero il Comune a sostenere i costi del Festival è sempre stata un’occasione contingente, in quanto gli avvisi pubblici regionali non sempre hanno garantito una cadenza e dei profili nei quali confidare per ottenere un contributo. Pertanto, la forza di Anagni è sempre stata quella di considerare il Festival un bene prezioso in sé e per sé, identitario della città, insopprimibile, e non condizionato, come succede altrove, da aiuti economici esterni. Anche in ragione di ciò, tutta questa rilevanza a sottolineare il mancato finanziamento mi sembra inopportuna, non degna di attenzione, e meramente strumentale.
Parliamo del Festival, quest’anno giunto alla 29esima edizione. Come è cambiato, secondo Lei, in tutti questi anni, il Teatro e il modo di fare Teatro?
Realizzare il programma di un Festival Teatrale Medievale e Rinascimentale, che impone, per la sua identità connaturata alla sua eredità storica, delle scelte particolarmente mirate, è sempre stata una sfida. Una sfida a cui ritengo di avere sempre risposto con la determinazione di chi conosce i meccanismi e le regole del teatro italiano, e le potenzialità di un’offerta ben confezionata e di sincera aspirazione artistica, rispetto a prodotti “di cassetta”. Ma il mercato, anche solo considerando gli ultimi quindici anni, è profondamente cambiato: è sempre più difficile ricevere offerte di spettacoli ricchi di scenografie e interpretati da attori prestigiosi con una carriera di lungo corso, perché la crisi economica prima, e la pandemia poi, hanno determinato un crollo del numero di repliche estive (ma anche invernali) che consentiva alle produzioni di sostenere i costi delle compagnie. Questo ancor più di prima fa propendere gli attori più conosciuti per le offerte provenienti dal cinema e dalla televisione, che, grazie al mercato delle piattaforme come Netflix o Amazon, attualmente hanno esponenzialmente aumentato le opportunità di ingaggio.
Quindi il modo di fare teatro, in questo frangente, è sicuramente dettato dalla necessità di puntare sulle energie di giovani artisti, che stanno, per esempio, riscoprendo la Commedia dell’Arte, che richiede alla bravura dell’attore di sopperire alla povertà di mezzi con una grande disponibilità fisica ed espressiva. Il che non è affatto male, considerando come un prezioso valore il riappropriarsi di una tradizione peculiare della nostra storia nazionale che ci è riconosciuta in tutto il mondo. Anche l’apporto tecnologico, soprattutto quello multimediale, sta trasformando il linguaggio teatrale, con soluzioni a volte sorprendenti.
L’edizione di quest’anno presenta un cartellone vivo e aperto a target distinti di pubblico: può svelarci qualche dettaglio?
Riguardo al programma di quest’anno, anche in ragione della polemica che ha sollecitato questa occasione di riflessione, preferisco non anticipare dettagli; ritengo peraltro che a breve saranno sciolte alcune ultime riserve e potremo annunciare l’intero programma. Ma sicuramente posso anticipare che il cartellone sarà costituito da spettacoli coinvolgenti, e di richiamo sia per un pubblico di appassionati, sia per un pubblico più estemporaneo, che speriamo di sorprendere grazie all’alchimia di emozioni che la piazza produce ogni volta che si trasforma in un’unica, imponente scenografia, in un palcoscenico di rara bellezza, che attira e gratifica chiunque partecipi al Festival, artisti e spettatori.
Giacomo Zito
attore – regista – autore – direttore artistico
Diplomato nel 1990 presso l’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica “Silvio D’Amico” di Roma, ha lavorato in teatro, come attore e come aiuto regista, con Luca Ronconi, Massimo Castri, Giancarlo Cobelli, Andrea Camilleri, Fiorenzo Fiorentini, Pino Micol, Mario Missiroli.
Per il cinema è stato protagonista nel film “Il Teppista” di Veronica Perugini. Per la televisione ha partecipato a varie serie televisive, con registi come Bruno Corbucci, Vittorio Sindoni, Giulio Base, Francesco Vicario, Steven Zaillian. Nel campo del multimediale digitale ha partecipato a diverse produzioni con la regia de Aldo Di Russo, a fianco di attori come Massimo Foschi, Andrea Tidona e Lorenza Indovina.
È autore e regista di numerosi spettacoli teatrali, con attori quali Giuseppe Battiston, Luciano Virgilio, Giuseppe Pambieri, Lia Tanzi, Fiorenzo Fiorentini, Gianfranco D’Angelo, Pippo Franco. Nel 2017 realizza presso il Parco Chigi di Ariccia “Orlando Furioso – labirinto d’amore”, tuttora replicato. Nel 2020 realizza “Becket – La carezza del Fuoco” spettacolo site specific per il Festival di Anagni. Nel 2021 firma la regia di “All’Inferno”. Svolge attività di doppiaggio, speakeraggio e radio.
È il direttore artistico del Teatro Comunale “G.L. Bernini” di Ariccia, dove ha fondato nel 2008 la rassegna teatrale e musicale estiva Fantastiche Visioni, di cui ha realizzato dodici edizioni.
Nel 2018 ha fondato e dirige il Centro di Formazione e di Ricerca Teatrale “Accademia Bernini” col riconoscimento e il patrocinio del Comune di Ariccia.
Dal 2022 è direttore artistico della FondArC – Fondazione di Partecipazione Arte e Cultura Città di Velletri – Teatro Artemisio G.M. Volonté e Auditorium.
Festival del Teatro Medievale e Rinascimentale di Anagni
Il Festival del Teatro Medievale e Rinascimentale di Anagni vanta una storia prestigiosa, tale da essere ormai considerato parte del patrimonio culturale di Anagni, ed è, insieme al Festival Medieval de Elche in Spagna (con cui il Festival è gemellato), tra i più importanti festival di teatro medievale e rinascimentale d’Europa.
Dal 2009 al 2021, nell’arco delle undici edizioni sotto la direzione del prof. Giacomo Zito, si sono alternate sui palcoscenici naturali e monumentali di Anagni performances teatrali, concerti, spettacoli di danza e di visione, opera lirica, convegni e conferenze, nelle piazze più suggestive della città: Piazza Innocenzo III, all’interno e presso le absidi della Cattedrale, Piazza della Pace, o sotto il Portico Comunale.
Tanti gli artisti di prestigio, nazionale e internazionale, ospiti della manifestazione: tra gli altri Giorgio Albertazzi, Roberto Herlitzka, Giancarlo Giannini, Lello Arena, Mario Scaccia, Fabrizio Gifuni, Sonia Bergamasco, Peppe Barra, Maria Rosaria Omaggio, Alessio Boni, Deborah Caprioglio, Alessandro Benvenuti, Michele Placido, Antonella Elia, Tullio Solenghi, David Riondino, Barbara De Rossi, Giuseppe Pambieri, Lia Tanzi, Gianfranco D’Angelo, Pippo Franco, Francesco Montanari, Giuseppe Zeno, Giorgio Pasotti, Alessandro Haber, Ennio Fantastichini, in spettacoli spesso co-prodotti dallo stesso Festival. La programmazione considera varie tipologie di eventi, dai cantieri di studio, per dare spazio e possibilità creative alle nuove generazioni di artisti, ad appuntamenti di calibro nazionale ed internazionale con riconosciute personalità del mondo dello spettacolo.
Dal 2016 il prof. Zito ha proposto con successo l’istituzione del premio “Anagni Città Teatro”, offerto, in virtù dei propri meriti artistici e culturali, a grandi personalità dello spettacolo, come Francesco Pannofino, Paolo Calabresi, Corrado Tedeschi, Paolo Bonacelli, Maurizio Micheli, Paola Minaccioni, Pino Micol, Massimo Wertmüller, Manuela Mandracchia, Michele Placido.