“Spacchettamento degli asset di ATF: imbottigliamento e Fonte Bonifacio a braccetto da un lato; Fonte Anticolana e Golf dall’altro, singolarmente e per proprio conto. Con la possibilità per chi parteciperà alla gara di presentare offerte anche solo per uno soltanto di questi “lotti”. E’ quanto si legge nella nota – che di seguito riportiamo integralmente e senza modifiche – inviata a questa redazione da Martina Innocenzi, Angelo Terrinoni ed Alessandra Pirazzi.
Queste le intenzioni dell’Amministrazione – spiegano i tre esponenti della Fiuggi Viva – che però non è stata in grado di chiarire e spiegare come tutto ciò possa conciliarsi con la procedura di privatizzazione impostata dal Commissario Francesco Tarricone nel 2017 e proseguita dall’amministrazione Baccarini. Il Comune, infatti, si avvia a cedere le proprie quote azionarie possedute in ATF e parlare di lotti di gara e di possibilità di offerte per singoli lotti rappresenta un’incomprensibile ed insidiosa virata.
Anche rispetto al percorso tecnico e legale indicato nel parere richiesto dall’Amministrazione allo Studio Origoni & Partners, individuato come advisor legale. Al punto che, nel corso del Consiglio Comunale, l’Amministrazione, incapace di fornire risposte adeguate alle domande poste dalla Fiuggi Viva in merito a questa scelta, ha dovuto emendare all’ultimo momento il proprio atto di indirizzo, subordinandolo alla condizione che quanto confusamente previsto sia poi, nella realtà, tecnicamente possibile.
La posizione della Fiuggi Viva su questo punto è stata sempre chiaramente espressa, dalla stesura del programma elettorale all’ultimo documento presentato il 22 giugno nell’ambito della Commissione consiliare: bando di gara unitario senza distinzione in “impossibili” lotti. Chi vince la gara acquista il 95% delle quote e si occuperà degli asset dati in gestione ad Atf. Eventuali delimitazioni del perimetro di gara, con esclusione di uno o più asset, andrebbero realizzate prima di andare a gara.
Si è arrivati a questo Consiglio comunale senza che il Sindaco, che aveva proposto un “Patto Istituzionale”, condividesse questo atto di indirizzo con le opposizioni e le categorie, come si era impegnato a fare nel corso della Commissione consiliare allargata. Una scorrettezza sulla quale abbiamo voluto soprassedere in nome dell’interesse collettivo: dopo aver proposto il ritiro del punto in oggetto, bocciato da una maggioranza miope e succube del primo cittadino, abbiamo presentato gli emendamenti al testo con l’obiettivo di migliorarlo.
Molti di questi emendamenti sono stati accolti ma la mancata chiarezza in merito al nuovo spacchettamento degli asset non ci ha consentito di esprimere voto favorevole anche in forza del fatto che con quell’atto si è dato pieno mandato agli uffici per compiere tutti gli atti gestionali derivanti dall’atto di indirizzo: in sostanza il Consiglio comunale ha terminato la sua funzione e così la città potrà solo assistere al percorso avviato dalla maggioranza, senza avere alcuna voce in capitolo.