Nella settima edizione del Premio Italia Giovane – la cui fase finale si è svolta il 23 novembre scorso in diretta streaming – ha visto anche un anagnino tra i premiati: il dottor Gian Marco Ludovici ha vinto infatti la Menzione speciale per la Ricerca del Premio Italia Giovane.
Il comitato del Premio Italia Giovane seleziona ogni anno i più interessanti profili di giovani tra i 18 ed i 35 anni che si siano distinti, ciascuno nel proprio campo professionale o di studi, nel dare un contributo concreto, innovativo e solidale allo sviluppo del Paese. L’edizione di quest’anno è stata dedicata al concetto di “Smartsociety: competenza, innovazione e coraggio per il rilancio”. ’evento è stato ospitato dalla LUISS Business School di Roma che ha messo a disposizione le proprie infrastrutture tecnologiche e ha permesso la partecipazione in digitale in totale sicurezza.
Hanno partecipato Franco Frattini (Presidente Comitato d’Onore), Andrea Chiappetta (Presidente Comitato Promotore), il Ministro alle Politiche Giovanili e lo Sport Vincenzo Spadafora, il Professore Paolo Boccardelli, Direttore della Luiss Business School, il Presidente della Rai Marcello Foa. I premiati sono intervenuti tutti da remoto. Ha moderato l’evento Claudio Mazza (Comitato Promotore del Premio).
Il biologo anagnino Gian Marco Ludovici è stato premiato per il suo progetto di ricerca presso la Facoltà di Ingegneria Industriale dell’Università di “Tor Vergata” che sta sviluppando in collaborazione con l’Università di Yale (USA), relativamente al processo di analisi su campioni di sangue irradiati (a seguito di evento radiologico simmetrico o terroristico) al fine di predire il rischio di manifestazioni neoplastiche.
In un Paese che fatica a sviluppare, a tutti i livelli, proposte innovative, vedere le iniziative per le quali sono stati premiati i 17 vincitori del Premio Italia Giovane fa ben sperare. In particolare nel campo della ricerca, della comunicazione e dell’innovazione ci sono tante eccellenze under-35 che dovrebbero essere maggiormente valorizzate, specie nell’ottica di un ricambio generazionale e del passaggio non più rimandabile alla “Smartsociety” per l’appunto, ed il Premio Italia Giovane mette in luce proprio quelle che sono le punte di diamante delle giovani generazioni italiane.
Con questa pandemia tante certezze vacillano, la crisi non solo sanitaria ma soprattutto economica e sociale colpisce ampie fasce della popolazione e può sembrare difficile, se non impossibile, pensare positivamente al futuro. Però, leggendo i curriculum e le menzioni dei premiati da Italia Giovane, ci si rende conto del fatto che l’Italia è ancora all’avanguardia quale “fucina di cervelli” e che ha enormi potenzialità, l’importante sarà saperle sfruttare anche in vista della ripartenza che tutti, indistintamente, auspichiamo avvenga presto.
GIAN MARCO LUDOVICI – BIO
Nasce a Roma il 03/08/1988 e consegue nel 2014, con il massimo dei voti, la Laurea Magistrale in Biologia Cellulare e Molecolare con una tesi in Virologia presso l’Università “Tor Vergata” di Roma.
L’anno seguente vince una borsa di studio per il Master Internazionale di 2° Livello in Protezione da Eventi CBRNe (Università Tor Vergata) e nel 2016 ne consegue il titolo con una tesi riguardante la correlazione tra modelli matematici e l’utilizzo di Coronavirus (SARS e MERS) come armi biologiche. Durante il periodo del Master, supera il corso Internazionale della NATO “Biological Warfare Defence Awarness” ed il 38° Corso COCIM presso il CASD (Centro Alti Studi della Difesa), dove istaura competenze per la cooperazione Civile-Militare.
Dopo un periodo di 6 mesi presso la Medical University of Innsbruck, dove ha collaborato in vari progetti in ambito microbiologico (HOROS Project), dal 2018 entra a far parte come Biochimico del Team PDS (Pharmeceutical Delevopment Service) della multinazionale farmaceutica americana ThermoFisher Scientific, presso la sede di Ferentino.
Nel 2019 vince il concorso per Dottorato di Ricerca presso la Facoltà di Ingegneria Industriale di “Tor Vergata” dove attualmente sta sviluppando, in collaborazione con l’Università di Yale (USA), un processo di analisi su campioni di sangue irradiati (a seguito di evento radiologico simmetrico o terroristico) al fine di predire il rischio di manifestazioni neoplastiche.
Dal 2019 è membro del Sovrano Militare Ordine di Malta e durante l’emergenza CoViD-19 ha collaborato incessantemente con attività di volontariato a favore della popolazione più colpita socialmente ed economicamente.