Di seguito pubblichiamo integralmente e senza modifiche una nota inviata a questa redazione dal gruppo civico cittàtrepuntozero:
Da stanotte tutta la provincia di Frosinone sarà in zona rossa in quanto parte di un contesto, quello regionale, tale da destare preoccupazione ma che da noi sta assumendo dimensioni drammatiche.
Riprendiamo le considerazioni sulla gestione della cosa pubblica fatte la scorsa settimana ma volendole traslare in un ambito differente. Ancora una volta è d’obbligo scindere il comportamento dei cittadini da quello degli amministratori.
Sono stati sotto gli occhi di tutti i capannelli nelle piazze, ai tavolini dei bar, dinanzi alle scuole (ragazzi ma anche adulti, le mamme soprattutto) o in passeggiata: comportamenti irresponsabili si dirà, ed è vero. L’alibi addotto potrebbe essere la stanchezza generata dalle restrizioni, la voglia di riprendersi un pezzo di vita che sentiamo sottratto con la forza e la paura: considerazioni umane ma ignorantia legis non excusat e qui, come al solito, entra in ballo la penosa inadeguatezza di chi amministra.
Se è vero che la cittadinanza morde il freno, è pur vero che chi tiene le redini amministrative ha l’obbligo giuridico di garantire la salute di tutti. Il sindaco ha responsabilità penali sulla salute e la sicurezza dei cittadini e dunque ecco alcune tra le domande che ci poniamo: il controllo sul mancato rispetto delle regole è stato fatto? Come è possibile che si siano visti capannelli di persone in giro senza che nessuno sanzionasse l’eventuale assembramento?
Domanda principale: in piena pandemia, con un indice di contagio in fortissima crescita, la “domenica ecologica” del 21 febbraio era proprio necessaria? È stato utile consentire le visite guidate? O incoraggiare l’apertura dei bar? È così alto il prezzo che i nostri amministratori sono disposti a pagare pur di ricevere qualche consenso?
È sembrato di assistere ad un film già visto ovvero “fuochi di San Magno – parte II”. Per non parlare del tentativo fallito – quando si dice la pezza è peggiore del buco – di reiterare “l’esperimento” la domenica successiva: l’impressione, in questo come in mille altri casi, è che si navighi a vista senza una seria programmazione prospettica del bene comune ma con il solo obiettivo di raccogliere, come già detto, una manciata di consensi elettorali e di “like” .
La domanda conclusiva dunque è: Sindaco, Assessori! Quando inizierete a fare sul serio senza millantare successi inesistenti, ad esempio i tanti finanziamenti richiesti, sbandierati e non pervenuti? Attendiamo risposte, sarebbero gradite nel merito oppure dovremo continuare ad abituarci ad improperi gratuiti sia dei diretti interessati sia di fidi scagnozzi, per hobbies fotografi di animali della fattoria nelle domeniche pari ed organizzatori di compleanni per bambini sine regula nelle domeniche dispari? Ad Anagni, invece di adottare le targhe alterne, alterniamo solo la forma ma mai la sostanza del paradosso: è vero che nulla regula sine exceptione – dicevano i grandi padri del diritto romano – ma insomma, cari Amministratori, qualche regola cominciate ad applicarla o avete deciso di coltivare, per voi stessi e per i vostri sodali, solo le deroghe? Magari poi multe salate ed esemplari le andiamo a fare a chi, ingenuamente, ha errato in buona fede e per la prima volta su “quisquiglie”? Magari contro chi non…”ci piace tanto”? Scriveva Agostino nel De civitate Dei: “Se non è rispettata la giustizia, che cosa sono gli Stati se non delle grandi bande di ladri? […] È pur sempre un gruppo di individui che è retto dal comando di un capo, è vincolato da un patto sociale e il bottino si divide secondo la legge della convenzione. Se la banda malvagia aumenta con l’aggiungersi di uomini perversi [….] assume più apertamente il nome di Stato che gli è accordato ormai nella realtà dei fatti non dalla diminuzione dell’ambizione di possedere ma da una maggiore sicurezza nell’impunità.” Ammete…dolorosamente, tristemente ammete!