Di seguito pubblichiamo integralmente e senza modifiche la nota stampa inviata a questa redazione dal Meetup Colleferro 5 Stelle:
18 luglio 2017, la Regione Lazio chiudeva a Colleferro, per effetto dei Decreti del Commissario ad Acta n. U00257 del 5 luglio 2017 e n. U00291 del 18 luglio 2017, il Centro Trasfusionale e i reparti di Ginecologia, Ostetricia, Neonatologia e Pediatria dell’ospedale “Leopoldo Parodi Delfino” (o, come piace dire alla stessa Regione, li accorpava a quelli dell’ospedale “Coniugi Bernardini” di Palestrina distante circa 25 Km di strade interne a tratti tortuose. Per non parlare della distanza e tortuosità del percorso da alcuni paesi limitrofi, per esempio Carpineto Romano).
Solo ora, dopo ben sei anni dacché i buoi sono scappati dal recinto, torna ad esibirsi il solito teatrino delle varie forze politiche con tanto di tradizionale raduno nel posto sbagliato dei sindaci della Valle del Sacco, e non solo, fasciati col tricolore (uno schieramento divenuto ormai una prassi consolidata utile per tutte le occasioni per via, si presuppone, dell’autocompiacimento per l’effetto coreografico) e con un susseguirsi di variegate chiacchiere e iniziative di facciata. Il tutto volto, più che altro, a confondere le idee (e il consenso) di una Popolazione che sembra essere sempre meno interessata e sempre più annoiata da certe dinamiche – come dimostrato dalla scarsa partecipazione della Cittadinanza alla manifestazione a sorpresa di sabato 10 c.m., ovviamente al netto dei soliti personaggi e gruppi associativi –. Disinteresse e noia dovute, con ogni probabilità, alla rassegnazione che nasce dalla constatazione che le Amministrazioni regionali di qualsiasi colore che si sono succedute nel tempo hanno sempre marciato e continuano a marciare compatte e imperterrite nella medesima direzione: il picconamento lento ma inesorabile della rete assistenziale sanitaria pubblica ad ogni livello, ospedali in primis, in favore delle strutture private.
Non potendo in questo caso lanciare accuse contro esponenti del MoVimento 5 Stelle – come invece per la questione Rifiuti –, nei discorsi ci si tiene sul vago tendente all’astratto, girando intorno alla figura del presidente Zingaretti ma guardandosi bene anche dal solo avvicinarcisi. Per cui si possono sentire accuse d’inefficienza all’indirizzo del direttore sanitario dell’Asl Rm5, al più critiche velate nei confronti dell’assessore regionale alla Sanità. Come se si trattasse di cariche elettive e non di nomine a discrezione del presidente di Regione.
Curiosa è stata anche l’organizzazione della manifestazione, almeno per ciò che si è percepito: un qualcosa che ricorda l’attività di un circolo chiuso, con Cittadinanza e comitati (taluni nati proprio in difesa del nostro ospedale) invitati in pratica solo ad assistere, peraltro con pochi giorni di anticipo attraverso qualche manifesto, senza rivelare nulla sulle argomentazioni e men che meno sulle intenzioni in merito e sull’azione che sarebbe seguita, senza alcun confronto di idee e pareri, neppure con chi sta lottando da oltre un lustro sull’argomento. Forse perché si sarà trattata della solita rappresentazione fine a sé stessa. Della solita passerella.
Ma siccome alla cattiva gestione non c’è mai fine, ora si parla addirittura di “scissione” ovvero (Udite! Udite!) del passaggio di competenza dell’ospedale di Colleferro dalla Asl RM5 alla Asl RM6. Un’idea che ha dell’incredibile tanto l’applicazione risulterebbe inutile e ottusa. Si aggiungerebbe caos al caos dato che non cambierebbe nulla, soprattutto in termini di gestione e giovamento; tant’è che non se ne conosce la paternità ma solo qualche smentita proveniente dalla Regione. Sembra di assistere alle comiche finali di un sistema inconcludente (almeno per ciò che riguarda il bene dei cittadini).
Il risultato del “picconamento” deliberato e, di fatto, incontrastato nei confronti della Sanità pubblica è impietosamente sotto gli occhi e sulla pelle di tutti e riguarda l’intero territorio nazionale: reparti o interi ospedali chiusi e forte riduzione del personale, costretto in parte a coprire i turni in più ospedali; a cui si aggiunge il dilagare del fenomeno dell’intramoenia: prestazioni erogate al di fuori del normale orario di lavoro da medici di un ospedale pubblico utilizzando le strutture ambulatoriali e diagnostiche dell’ospedale stesso per visite private a fronte del relativo pagamento della parcella da parte dei pazienti; negli stessi ambulatori e quindi con lo stesso personale di cui le Amministrazioni pubbliche dispongono, aumentando così ulteriormente le liste di attesa per le prestazioni in convenzione con il Servizio Sanitario Nazionale.
La sanità privata, come ogni altra impresa, è dedita principalmente al profitto. E laddove si parla di diritto alla salute, è subito chiaro che la prospettiva di un profitto economico pone chi somministra cure, sia privatamente che come soggetto pubblico, in palese conflitto di interessi. Ben vengano dunque, dal punto di vista del soggetto privato, i depotenziamenti delle strutture sanitarie pubbliche e le gestioni “allegre” delle risorse destinate al SSN. Tutto utile a far passare l’idea che il sistema sanitario pubblico sia un apparato scadente e in perdita, spingendo di conseguenza la popolazione a rivolgersi sempre più alle strutture private; con costi, è facile prevedere, che gradualmente potrebbero andare oltre il ticket (in caso di convenzione col SSN), fino alla completa eliminazione di quest’ultimo che, su un modello simile a quello statunitense, sarebbe al più riservato ai pazienti meno abbienti che vorranno rivolgersi alle strutture pubbliche, dai più, a quel punto, ormai ritenute fatiscenti.
E così, per tornare al caso dell’ospedale di Colleferro, come in un’allucinante giostra che gira all’infinito in cui cambiano solo gli elementi attrattivi ma non il meccanismo, il nostro attuale sindaco si trova oggi nella condizione simile a quella di un suo predecessore, il quale, con colore politico opposto all’attuale e forte, teoricamente, di un’amministrazione politica tutta a suo favore a partire dal Governo fino agli Enti locali (all’epoca Regione e Provincia), arrivò ad incatenarsi con ostentato stoicismo al cancello dell’Ospedale di Colleferro in una difesa contro un imprecisato nemico.
Gli ultimi gravi accadimenti presso il Pronto Soccorso colleferrino stanno lì a dimostrare e confermare che i risultati di questa politica cinica e indolente sono sempre più vergognosi, nonostante, c’è da rimarcarlo, la grande professionalità e umanità del personale sanitario. Ci si chiede a cosa serva un vasto consenso elettorale se all’occorrenza ci si esime dal tramutarlo in potere contrattuale a tutela dei Cittadini contro la cattiva politica, limitandosi a timide – nonostante le pompose messinscena – e fumose azioni politiche degne, a nostro avviso, del peggior atteggiamento politichese. Un sindaco dovrebbe, quale “responsabile della condizione di salute della popolazione del suo territorio” appellarsi con forza ai Principi del SSN secondo cui “Stato, Regioni, Aziende e Comuni, nei rispettivi ambiti di competenze, devono collaborare tra di loro, con l’obiettivo di assicurare condizioni e garanzie di salute uniformi su tutto il territorio nazionale e livelli delle prestazioni sanitarie accettabili e appropriate per tutti i cittadini” e ciò, aggiungiamo, ancor più se i propri Cittadini, solo 10 mesi or sono, gli hanno tributato una fiducia record. Nello specifico, dovrebbe, sempre a nostro avviso, farsi infaticabile portavoce di una battaglia che passa per il reintegro e il mantenimento dei reparti dell’ospedale di Colleferro con conseguente adeguamento del numero degli addetti sanitari oggi, come comprovato dai fatti, decisamente e drammaticamente insufficiente. Per arrivare infine alla radicale messa in discussione dell’intero sistema che ha generato il deficit economico di settore nella nostra Regione e le inefficienze di cui i Cittadini pagano il prezzo ogni giorno.
Il meetup Colleferro 5 Stelle ha sempre ribadito la sua posizione in merito al nosocomio di Colleferro, prendendo le distanze da facili strumentalizzazioni politiche e tornaconto elettorali, sottolineando sempre e con forza la necessità di salvare le strutture ospedaliere quali vero baluardo della salute pubblica, combattendo nel contempo gli enormi sprechi attraverso bilanci realmente trasparenti. Questo riteniamo sia l’unico punto di partenza per ricominciare a costruire una Sanità pubblica efficiente e virtuosa.
Le manifestazioni a fatto compiuto lasciano il tempo che trovano. È la coscienza individuale di ognuno di noi, a cominciare da chi amministra ad ogni livello, che deve ritrovare la propria dignità civica, sociale e culturale affinché possa emergere la volontà e si abbia il coraggio di smascherare una volta per tutte i veri colpevoli e applicare le vere soluzioni.
Su questi presupposti invitiamo i Cittadini del comprensorio ad esprimere con fermezza in ogni occasione la propria contrarietà nei confronti delle scelte aziendali e dell’Amministrazione regionale circa il progressivo depotenziamento della Sanità pubblica; chiediamo ad Asl e Comuni che si attivino senza alcuna remora e nelle giuste sedi per bloccare lo smantellamento progressivo delle strutture sanitarie che insistono nei loro territori.