Sono almeno venti le famiglie che si preparano ad adire le vie legali dopo il triste episodio accaduto nella serata di Ferragosto all’interno di un noto camping di Trevi nel Lazio quando, a seguito di una intossicazione sulle cui cause ora si sta cercando di fare piena luce, almeno 60 ospiti della struttura hanno dovuto fare ricorso d’urgenza alle cure mediche.
Ad oggi, trascorsi tre giorni dall’accaduto, sono ancora diverse le persone – alcune delle quali molto giovani – che si trovano ricoverate in diverse strutture ospedaliere della provincia di Frosinone con sintomi tipici dell’intossicazione da salmonella. Sotto osservazione anche diversi bambini, tra i quali un piccolo di pochi mesi residente ad Anagni con la famiglia, che a distanza di giorni presentano ancora sintomi particolarmente invalidanti quali febbre alta, vomito, nausea, giramenti di testa.
Sull’accaduto indagano i Carabinieri della Compagnia di Alatri agli ordini del magg. Gianbenito Gabriele Argirò i quali hanno richiesto il supporto dell’ufficio Igiene e Sanità pubblica dell’ASL di Frosinone a cui è affidato il compito di portare a termine le analisi sui campioni di acque prelevati dalle fontanelle del camping. Stando ad alcune indiscrezioni apprese, comunque, pare che la struttura – oggi nell’occhio del ciclone – non disporrebbe di un regolare allaccio all’acquedotto comunale.
Riguardo alla potabilità dell’acqua del paese, il primo cittadino avv. Silvio Grazioli, in un comunicato rivolto alla cittadinanza, ha tenuto a rimarcare che le voci riguardanti la non potabilità dell’acqua a Trevi nel Lazio “sono totalmente prive di fondamento”: “la vicenda riportata dai giornali – ha spiegato il sindaco – riguarda una situazione circoscritta a campeggiatori presso il fiume Aniene, per la quale sono in corso gli accertamenti delle competenti autorità, che nulla ha a che vedere con la nostra acqua, che è una delle acque migliori d’Italia. Per cui i cittadini non debbono temere alcunché e non dare credito alle voci infondate che in questi casi anche inconsapevolmente ed ingenuamente rischiano di creare un inutile allarmismo”.
Restano, malgrado tutto diversi nodi da sciogliere, primo fra tutti – appunto – quello riguardante le relative autorizzazioni ad operare concesse a suo tempo alla struttura malgrado il mancato allaccio alla rete comunale. Autorizzazioni, è opportuno ricordarlo, che – a seconda dei risultati – potrebbero a questo punto anche essere revocate con un’ordinanza dallo stesso primo cittadino una volta che saranno state portate a termine le analisi.