La crisi energetica e il caro-bollette preoccupano sempre più anche le aziende e il tessuto economico della provincia di Frosinone. Gli importi da pagare hanno raggiunto vette mai toccate e, mentre si rincorrono appelli e richieste di aiuto da parte delle associazioni, l’incubo della chiusura si nasconde dietro l’angolo per moltissime realtà, operanti nei più svariati settori. Infatti. dal legno alla ristorazione, passando per l’ortofrutta e l’industria, è difficile trovare un’impresa che non sia schiacciata dalle bollette, divenute ormai insostenibili.
Solo ad Anagni, negli ultimi mesi, sono almeno 12 le aziende di dimensioni medio-grandi che hanno ricevuto bollette da pagare che superano i centomila euro; “importi quintuplicati rispetto a due anni fa, con grave disagio per la produttività dell’azienda”, lamenta il titolare di una importante impresa che opera nella zona industriale di Anagni. Se l’Europa e, o il governo italiano non mettono in campo a strettissimo giro misure volte a bloccare gli aumenti ormai insostenibili di gas ed energia, devono essere consapevoli che tireranno il freno a mano a intere filiere produttive”.
MIRIAM DIURNI, UNINDUSTRIA FROSINONE: “SITUAZIONE COMPLESSA E IN AGGRAVAMENTO”
“Il periodo non è dei migliori – spiega Miriam Diurni, presidente di Unindustria Frosinone, ad anagnia.com – con il rincaro dei costi dell’energia stiamo facendo i conti da tempo, da prima della guerra, ma ora, con il persistere della crisi e dell’incertezza la situazione si sta aggravando e noi imprenditori siamo estremamente preoccupati per gli ulteriori aumenti che potrebbero esserci il prossimo autunno. Inevitabilmente, l’aumento dei costi per le aziende si riverserà sui prezzi al consumo, con conseguente aumento dell’inflazione e diminuzione del potere d’acquisto delle famiglie (anche loro gravate comunque dagli aumenti). Per quanto riguarda Frosinone, noi siamo una provincia manifatturiera, con diverse aziende particolarmente colpite dagli aumenti, per le quali non è sufficiente adottare strategie di efficientamento energetico o produrre da sé l’energia elettrica. A queste aziende serve il gas metano per produrre. La situazione è complessa e solo efficaci interventi politici potranno fare la differenza. Come mondo produttivo, ci aspettiamo che a livello locale si sblocchino al più presto tutte le richieste di autorizzazioni di impianti che siano legittimamente autorizzabili e, a livello nazionale, si prosegua con il piano energetico elaborato dal ministro Cingolani, che quantomeno tendeva a scongiurare il più possibile un razionamento delle risorse energetiche e che l’Europa adotti finalmente una politica energetica comune ed efficace, che serva a contrastare le speculazioni. Per far questo ci vorrà un governo consapevole della reale situazione, che affronti il problema non facendosi condizionare da populismi o ideologie”.
MAURO BUSCHINI: “MIGLIAIA DI IMPRESE E POSTI DI LAVORO A RISCHIO, SERVE UN TETTO AL PREZZO DEL GAS ANCHE PER LA CIOCIARIA”
“Ha ragione il segretario nazionale Enrico Letta: l’intervento sul caro-bollette dell’energia deve essere rapidissimo – spiega Mauro Buschini, consigliere regionale – un tetto è assolutamente necessario e in questa situazione bisognerebbe muoversi in un’ottica europea, come del resto sta facendo il premier Mario Draghi. Bisogna distinguere però le situazioni: un conto è l’elettricità prodotta con il fossile, un conto quella con le rinnovabili, visto che il prezzo del gas è aumentato a dismisura, mentre quello delle rinnovabili è rimasto basso, attaccandosi però alle dinamiche del gas.
La conseguenza è evidente: chi produce energia alternativa ha fatto guadagni enormi, mentre il prezzo salato lo hanno pagato, lo stanno pagando e continueranno a pagarlo le imprese e le famiglie.
Nella proposta del Pd c’è altresì il raddoppio del credito d’imposta per quelle aziende che oggi stanno sopportando costi enormi. Fondamentale l’introduzione della ‘bolletta luce sociale’ per i nuclei familiari maggiormente in difficoltà. Poi c’è il tema del risparmio energetico, che però va inquadrato in un contesto europeo.
Nel Lazio il caro energia mette a rischio chiusura 20.000 aziende: più di 10.000 esercizi commerciali, oltre 2.000 artigiani e 7.000 agricoltori. Anche in provincia di Frosinone tanti bar, ristoranti, alberghi e svariate attività non riescono a sopportare il peso di un aumento tanto enorme quanto incontrollato. Per non parlare delle imprese che hanno già chiuso per i costi triplicati e di chi ha attivato la cassa integrazione aspettando gli interventi del governo. Certamente la politica non può e non deve girarsi dall’altra parte. Ma sarebbe sbagliato fare di tutta l’erba un fascio. Il Pd ha sostenuto lealmente il Governo Draghi e quindi il nostro partito ha la credibilità per chiedere e attuare politiche energetiche di questo livello.
ENERGIA, COLDIRETTI LAZIO: A RISCHIO UNA AZIENDA SU 10. TSUNAMI SU PREZZI CIBO. CONSUMI ENERGETICI PER AGROALIMENTARE ASSORBONO OLTRE 11%
Nelle campagne più di una azienda agricola su 10 (13%) è in una situazione così critica da portare alla cessazione dell’attività e ben oltre 1/3 del totale nazionale (34%) si trova comunque costretta in questo momento a lavorare in una condizione di reddito negativo per effetto dei rincari, secondo il Crea. Dal gas ai barattoli, dal gasolio alle etichette, è in arrivo uno tsunami sui prezzi del cibo in Italia con un autunno caldissimo sul fronte economico con la produzione agricola e quella alimentare che in Italia assorbono oltre il 11% dei consumi energetici industriali totali. E’ l’allarme lanciato da Coldiretti Lazio in riferimento agli spaventosi rincari delle bollette che colpiscono imprese e famiglie.
“Rischiamo un crack alimentare, economico e occupazionale – spiega il presidente di Coldiretti Lazio, David Granieri – visto che proprio in questi mesi si concentrano le produzioni agricole tipiche. Con l’esplosione dei costi dell’energia rischiamo di perdere quegli spazi di autonomia e sovranità alimentare che fino a oggi le imprese agricole italiane sono riuscite a difendere”.