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    Home » Frosinone. Medici per l’Ambiente: “finalmente si parla della discarica di via Le Lame”
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    Frosinone. Medici per l’Ambiente: “finalmente si parla della discarica di via Le Lame”

    10 Ottobre 20225 Mins Read
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    la discarica di via Le Lame
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    L’Associazione Medici per l’Ambiente di Frosinone e Provincia prende atto, con soddisfazione, che la discarica di Via le Lame è finalmente diventata argomento di dibattito quotidiano politico ed amministrativo sia durante gli incontri consiliari, sia sugli organi di stampa. Posizioni contrastanti sull’argomento, però, in aula Consiliare il 5 ottobre, tra maggioranza e minoranza a favorire una confusione informativa, che merita delle precisazioni.

    Dai banchi dell’opposizione viene addotto un collaudo tecnico amministrativo firmato dall’architetto Cardea che sostiene essere i lavori della discarica realizzati a regola d’arte e che la stessa è tranquillamente sostenuta da un perimetro che evita il passo di acque putride. L’opposizione chiede pertanto, preso atto del dichiarato, perché non venga restituito o impegnato per altro debito il finanziamento Ministeriale di 10 milioni 840 mila euro destinato per la DISCARICA DI VIA LE LAME.

    A dire della stessa opposizione però, altra perizia attribuita al dr. Sanna contraddice il collaudo tecnico amministrativo, in quanto riconosce che si attinge nelle falde, pur escludendo un danno all’ecosistema. A sua volta, l’ingegnere Dirigente del Comune riferisce, che per il Ministero trattasi di un’area classificata a rischio alto proprio perché limitrofa all’alveo del fiume e che non ci sia possibilità di arrivare ad una messa in sicurezza definitiva del sito, se non con la rimozione complessiva del rifiuto.

    Un consigliere della Lista Ottaviani, esponente di maggioranza, rende noto il parere dei consulenti della Procura della Repubblica di Frosinone, verbalizzato nell’ottobre 2017 in sede di COMMISSIONE PARLAMENTARE D’INCHIESTA SULLE ATTIVITA’ ILLECITE CONNESSE AL CICLO DEI RIFIUTI E SU ILLECITI AMBIENTALI AD ESSE CORRELATE : “le opere realizzate non erano concretamente gestite e, in ogni caso non garantivano il blocco e/o il contenimento della propagazione dei metalli nelle acque di falda nelle zone limitrofe poste a valle della ex discarica, per cui era palese il rischio di inquinamento ambientale.” Sempre la Procura della Repubblica in sede di Commissione Parlamentare : “…non impedivano che il percolato della discarica raggiungesse la falda acquifera sottostante, inquinandola con l’apporto di metalli pesanti (in particolare alluminio, ferro, manganese, bario, nichel e piombo) in quantità notevolmente superiori ai valori definiti nelle concentrazioni soglia di contaminazione…., così determinando l’avvelenamento delle predette acque potenzialmente destinabili, in via diretta o indiretta, al consumo umano.” Altro consigliere di maggioranza afferma che, a tutt’oggi, la discarica produce percolato ancora presente e necessitante di raccolta periodica da parte di autobotti inviate dalla SAF, a testimonianza di attualità di danno.

    E sempre a proposito di percolato e della sua pericolosità, riportando l’attenzione alla riapertura della discarica nel 2001, non si comprende un’ordinanza ché nei fatti ha riattivato un luogo di raccolta dei rifiuti a ridosso della città, con rischio sanitario connesso proprio all’elevatissimo e pericoloso potere inquinante del percolato. Discarica che è giunta a contenere nel tempo 700.000 tonnellate di rifiuti di cui ancora non è resa pubblica la caratterizzazione. Era il lontano 2001, anno compreso nello studio pubblicato dalla Oxford Universyity Press per conto della International Epidemiological Association e pubblicato sull’International Journal of Epidemiology, 2016,Vol.O,No.O , che vede valutare 9 (nove) discariche municipali di rifiuti, presenti nel LAZIO, già da molte decadi, nel periodo compreso dall’1/1/1996 al 31/12/12 ,rispetto la contaminazione inquinante dell’H2S (idrogeno solforato) ,considerato una misura surrogata di tutti i contaminanti emessi ed il suo effetto su una coorte di residenti entro 5 Km dalle discariche prese in esame, in un follow-up per mortalità ed ospedalizzazione degli esposti.

    Conclusione: l’esposizione ad H2S si associa a mortalità da cancro polmonare e malattie respiratorie con un HR di 1,10 per incremento di 1ng/m3 H2S. L’HR è un rapporto di rischio, aumentato con evidenza nella fattispecie. Ancora descritte, nello stesso studio, associazioni tra H2S ed ospedalizzazioni per malattie respiratorie, specialmente infezioni respiratorie acute tra i bambini di età compresa tra 0 e 14 anni, con HR di 1,06, altamente significativo. Quindi, mentre si ammette la persistenza del percolato, mentre c’è evidenza di fumo dai camini posti sulla montagna di rifiuti ad attestare un’attività tuttora presente, dai banchi dell’opposizione si percepisce giungere una minimizzazione, quasi un esorcismo del pericolo, adducendo esclusivamente citazione di stralci di perizia e collaudo tecnico che sembrano, a nostro avviso, indirizzare verso una diminutio del problema discarica.

    Singolare, poi , che tutti i vari esperti e consulenti nominati, analogamente abbiano indicato l’ interessamento delle falde, ad eccezione dell’arch. Cardea, il risultato del collaudo tecnico amministrativo del quale, ha indotto l’opposizione a chiedere la restituzione del finanziamento Ministeriale. Sbrigativo, sommario, non puntuale e non soddisfacente ci è apparso l’argomentare dell’opposizione circa l’impiego del primo finanziamento di oltre due milioni e mezzo di euro, stanziato dalla Regione Lazio nel 2003 a favore di Frosinone, destinato alla messa in ordine della discarica di VIA LE LAME. Ristoro di cui ravvisiamo la necessità di conoscere, oggi, in maniera dettagliata l’utilizzo, l’indirizzo, la ripartizione e la puntualità, perché venti anni fa, a nostro avviso, si è presentata la reale possibilità di un intervento precoce e risolutivo da non eludere o rimandare.

    nota stampa a cura del dott. GiovanBattista Martino, referente di Medici per l’Ambiente di Frosinone e provincia

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