“La finestra sull’Ucraina: febbraio 2022 – febbraio 2023, un anno di Angelus domenicali di Papa Francesco”, questo il titolo della tesi di laurea del giovane ed ormai neo dottore magistrale in Studi Strategici e Scienze Diplomatiche e membro dell’Accademia Bonifaciana Luca Maltecca, che ad un anno esatto dall’inizio del conflitto russo-ucraino, ha discusso presso la prestigiosa “Link Campus University” di Roma, avendo come relatore il chiarissimo professor Piero Schiavazzi. La tesi riporta e commenta sistematicamente un anno d’interventi domenicali di Papa Francesco, pronunciati dalla finestra del Palazzo Apostolico, sulla guerra in Ucraina. Dal primo Angelus del 27 febbraio 2022, subito dopo l’inizio delle ostilità, fino al 19 febbraio 2023, inserendo altresì le conferenze stampa tenute in aereo al termine dei viaggi Apostolici del 2022 – 2023 (Malta, Canada, Kazakhstan, Bahrein, Repubblica Democratica del Congo e Sud Sudan). Ogni messaggio, ogni parola pronunciata da Bergoglio ispira e guida la diplomazia vaticana nel tentativo di arrestare una guerra più volte definita “sacrilega”. Un anno di guerra, un anno di Angelus, una finestra costantemente aperta su un conflitto che non è come gli altri, ma, nella percezione del Papa, potrebbe cambiare per sempre il corso del secolo e del millennio, saldando i pezzi della guerra mondiale (“a pezzi”, secondo la sua nota definizione) e trasformandola in guerra mondiale, la “Terza”, tout court. Nell’Angelus del 27 febbraio Francesco, quasi a voler assumere inizialmente un ruolo di terzietà in vista di una possibile mediazione (Bergoglio in tal senso, con gesto sorprendente si era recato personalmente all’ambasciata russa), esordisce con prudenza, nell’intento di non urtare la suscettibilità del Cremlino: disponibilità lasciata però cadere a breve giro dal Ministro degli Esteri Lavrov, che la rimanda sine die, come lo stesso Francesco racconterà in seguito ai giornalisti. Già il 6 marzo, pertanto, dopo la giornata di digiuno e preghiera per la pace indetta il Mercoledì delle Ceneri, ha emblematicamente inizio, per Putin, ad ogni Angelus, una sorta di penitenza e quaresima mediatico-diplomatica, in un crescendo di affermazioni che si protrae per l’intero mese. Il Papa dapprima definisce “guerra” quella che la propaganda di Mosca chiama “operazione militare speciale”. Non solo: prosegue il 13 e 27 connotandola come guerra di aggressione e d’invasione. Passa infatti una settimana e il tono si alza ulteriormente, riconoscendo che esiste uno stato aggredito, quello ucraino, e uno che aggredisce, quello russo. Ripetendolo una seconda volta nell’Angelus del 20 marzo, in netto contrasto quindi con la teoria russa di “guerra di liberazione”. Il terzo concetto, più significativo, viene esposto da Francesco Domenica 27 marzo, affermando a tutti gli effetti che questa guerra è “una guerra di invasione”, con violazione del diritto internazionale. Nel successivo viaggio Apostolico a Malta, il 2 aprile, seppure senza scandire il nome e cognome di Vladimir Putin, abbiamo la prima allusione, ancorché indiretta, alla persona del presidente russo, quando il Papa condanna le mire di “qualche potente tristemente rinchiuso in pretese anacronistiche”. Nessuno mai avrebbe pensato che a due pasque di pandemia seguisse una Pasqua di morte e distruzione e lo testimonia l’incredulità di Bergoglio il 17 aprile, dinanzi a 100 mila fedeli. Una Pasqua senza resurrezione, con il pensiero alle fosse comuni di Bucha, dove il Pontefice avrebbe voluto trovarsi, per annunciare alle famiglie la risurrezione dei loro cari, trattenuto, come egli stesso ha dichiarato, dalla speranza di poter compiere prima o poi un viaggio bilaterale di mediazione. Se la Pasqua è stata “senza resurrezione”, il decimo Natale romano di Francesco è un Natale “senza avvento”, dal momento che lo spiraglio (“Non chiudo mai le porte”, aveva detto Bergoglio in settembre al ritorno dal Kazakistan) di mediazione non si apre per tutto il 2022, mentre da Kherson, proprio in coincidenza con il Natale, il mondo assiste a una nuova strage degli innocenti, con bombardamenti che non risparmiano i bambini. In mancanza dello spiraglio di mediazione diplomatica, al Papa non resta che tenere aperta, anzi spalancata la finestra dell’attenzione mediatica, come non era mai successo prima per nessun altro conflitto. La guerra d’Ucraina, che Francesco in principio era sembrato restio ad enfatizzare, per non fare torto agli altri conflitti e restare calamitato da un magnetismo eurocentrico che li penalizza, diventa presto la “guerra delle guerre”, citata più di cento volte: a significare che invece di “emarginare” le altre guerre possiede al contrario la forza di collegarle tra loro, apparendo al Papa come il fattore scatenante della Terza Guerra Mondiale.
Non sono mancati, nel lavoro di tesi i ringraziamenti, come è ormai tradizione dello studente, uno particolare e molto gradito è stato fatto proprio all’Istituzione anagnina, che durante l’attività di stesura, ha provveduto tramite il Rettore Presidente, ad organizzare un’udienza con l’Ambasciatore ucraino presso la Santa Sede Andrii Yurash (Senatore Accademico e Premio Internazionale Bonifacio VIII), per fargli rivolgere un’intervista esclusiva, che gli è stata utile per meglio capire la situazione dal punto di vista diplomatico: “All’Accademia Bonifaciana tutta ed in particolar modo al suo Rettore Presidente Prof. Sante De Angelis e al Presidente del Comitato Scientifico S.E. Mons. Enrico dal Covolo, che, attraverso la loro intensa attività accademica, culturale e sociale, hanno ritenuto importante riconoscere e premiare nel corso degli anni l’impegno ed il valore assoluto di quelle figure che hanno tracciato la storia dei nostri tempi”.
Copia della tesi di laurea con dedica, è stata fatta giungere, proprio per questo primo anniversario dall’inizio della guerra russo-ucraina, sulla scrivania di Papa Francesco, del Cardinale Parolin, Segretario di Stato di Sua Santità e dell’Ambasciatore Andrii Yurash. Il Rettore Presidente Sante De Angelis, presente alla discussione della tesi, ha voluto formulare al neo dottor Maltecca, anche a nome di monsignor Enrico dal Covolo, che ben conosce il giovane, assente per motivi pastorali, gli auguri per il risultato raggiunto: “Complimenti, come Accademia Bonifaciana, siamo orgogliosi di te. Ti facciamo carissimo Luca, i nostri più sinceri auguri, perché tu possa realizzare i tuoi sogni e continuare a vincere anche in futuro e congratulazioni per questo eccezionale risultato! Ne è valsa davvero la pena, nonostante le difficoltà che hai dovuto superare. Ti auspichiamo tutto il meglio!”.
Al relatore professor Piero Schiavazzi, il neo dottore ha donato per un brindisi augurale, insieme ai fieri genitori Benela ed Aristide, una bottiglia del “Bonifacio VIII” riserva superiore Cesanese del Piglio.
(servizio e foto a cura dell’ufficio Comunicazioni Sociali dell’Accademia Bonifaciana)