La Valle del Sacco tra le aree più a rischio per la presenza di polveri sottili; la maglia nera spetta a Ceccano e a Cassino con – rispettivamente – 96 e 56 milligrammi per metro cubo. La qualità dell’aria in provincia di Frosinone e di tutto il Lazio – Capitale compresa – è l’oggetto del report dell’Agenzia Regionale per l’Ambiente del Lazio che ha analizzato i dati del 2022, restituendo risultati che preoccupano non poco.
I dati emergono da ognuna delle 55 stazioni fisse in tutta la regione dalle quali si evince qual è lo stato della dispersione degli inquinanti in aria; anche a Roma, dicevamo, la situazione non è delle migliori: per quanto riguarda le PM 10, il primato negativo va al quartiere Tiburtino con 36 milligrammi per metro cubo; seguono Fermi, Cinecittà e Ciampino per il biossido di azoto. Il calcolo della media annua vede le maggiori concentrazioni a Fermi con 45 milligrammi per metro cubo. Seguono Largo Magna Grecia, Corso di Francia e Tiburtina.
Quanto accertato dal report di ARPA Lazio è – dunque – sufficiente per far scattare la necessità di adottare i correttivi utili a far rientrare i valori entro limiti di tollerabilità minima.
Non si tratta – infatti – solo un problema ambientale, ma anche un problema sanitario di grande importanza: in Europa, l’inquinamento atmosferico è la prima causa di morte prematura dovuta a fattori ambientali e l’Italia registra, purtroppo, segna un triste primato con più di 52mila decessi annui da PM2.5, pari a 1/5 di quelli rilevate in tutto il continente.
È quantomeno necessario agire con urgenza per salvaguardare la salute delle persone, introducendo politiche efficaci ed integrate che incidano sulle diverse fonti di smog, dalla mobilità al riscaldamento degli edifici, dall’industria all’agricoltura.