Fare previsioni sul comportamento dell’uomo è infinitamente più difficile che prevedere l’andamento del tempo: la tecnica avanza, gli algoritmi ci inseguono, ma siamo molto più complessi di ciò che tramite essi viene intravisto.
La filosofia della gente, la filosofia nelle piazze, la filosofia come cardine assoluto di una cultura che a Veroli è espediente azzeccatissimo e ‘audace’ facente leva alla lungimiranza dell’amministrazione e all’amazzone delegata Francesca Cerquozzi.
La quarta edizione del Festival della Filosofia di Veroli, terminata con un travolgente e volutamente ‘scomodo’ per alcuni Corrado Formigli, tra grandi nomi, menti aperte, temi importanti apparentemente ostici e baldanzose ‘carambole’ di opinioni tra i cittadini, si è dimostrato una realtà forte e capace.
Capace di calarsi tra la gente, di indurre a porsi domande, a cercare risposte, a costringere a pensare. Il pensiero, quel ‘nemico’ scomodo davanti al quale abbiamo un po’ tutti posto una barriera. Praticare filosofia nella vita quotidiana come ricchezza per noi ed il nostro territorio: è stata la mission che si è proposta non solo l’amministrazione comunale in carica, ma è stato anche puntello del brillante direttore artistico Fabrizio Vona, che all’occorrenza con versatile ingegno lo ha reso anche acuto dialogatore.
Durante le sei serate verolane siamo stati tutti chiamati a restare umani. Veroli si è prestata benissimo a vestire i costumi di roccaforte intellettuale per i problemi della società moderna. ‘Problema’ inteso in senso filosofico, cioè come ‘porre in questione’. E la questione non era affatto semplice “La tecnica e l’umano”.
Tutti sembrano concordare sul fatto che viviamo tempi interessanti, complessi e ricchi di cambiamenti. Molti associano il cambiamento alla tecnologia. Pochi riflettono su quanto in profondità la tecnologia stia trasformando il mondo, la realtà oggettiva e fattuale delle persone, nelle loro vesti di consumatori, cittadini, elettori, uomini.
Quello che si è affrontato da diversi punti di vista è stato un discorso critico nei confronti della tecnologia stessa. Si afferma spesso che la tecnica, come ambito più generale da cui si origina la moderna tecnologia, abbia ormai raggiunto il livello in cui è essa stessa a dominare le nostre vite, proprio perché da mezzo per vivere, è divenuta talmente indispensabile da costringerci a considerarla al di sopra delle nostre vite, come qualcosa senza la quale non potremmo affatto esistere. Restare umani diventa fondamentale per non correre il pericolo di essere trasformati davvero dalla tecnologia.
Le macchine sono morti senza anima, mentre l’Uomo é vivo in un perpetuo stadio germinale. E sulla profondità dell’Io non può essere scritta alcuna parola “fine”. Nessuna tecnica, nessuna tecnologia, potranno mettere in crisi un Io che sia fondato su una base solida, su un reale che, in quanto Essere, non ha di che temere nei confronti di ogni forza che prepotentemente gli si levi contro e che lui stesso ha inventato.
Nonostante i temi ed i nomi importanti, il festival della Filosofia ernico ha aperto la riflessione a tutti, diventando così contrasto al ‘non pensiero’, senza accezione parmenidea.
Veroli si è misurata con argomenti che fanno discutere pensatori e scienziati di tutto il mondo. Questa è stata la sua filosofia, quella filosofia che non si esime dal riflettere sul concetto di essere. Questo il suo prestigio. Il recupero di quell’Io di cui prendersi cura e Veroli lo ha fatto, ed ha saputo farlo bene, con la forza del pensare.
Esattamente ciò che ci distingue come uomini, ci intimorisce e ci innalza allo stesso tempo e ci allontana dalla vuota temporalità.
articolo a cura di Monia Lauroni