C’è chi non le ha mai usate. Chi invece da quella cornetta ha effettuato la chiamata più importante della sua vita.
Anche Veroli ha dovuto dire addio definitivamente alle sue cabine telefoniche, un pezzo della nostra storia, rimosse qualche giorno fa.
Non serviva l’autorizzazione dell’Agcom per dichiarare un vincitore, visto che da anni, ormai, il trionfatore assoluto è sotto gli occhi di tutti.
Eppure, gli sconfitti restavano lì, sorta di navicelle spaziali atterrate da chissà dove, simbolo di un Paese che sembra lontanissimo parente di quello attuale.
Abbiamo assistito al futuro: lo smantellamento delle cabine telefoniche, due principali nel centro storico verolano, che nella loro testarda corsa contro gli smartphone, hanno alzato bandiera bianca.
Eppure qualche ‘brizzolato’ ancora ne faceva uso seppur di rado. Sarà per nostalgia, sarà perché dentro quel parallelepipedo si sentiva al riparo dalle orecchie incuriosite della gente.
Del resto, l’Agcom non poteva che constatare l’ovvio: “non più necessario continuare a garantire la disponibilità, nell’ambito degli obblighi del servizio universale, delle postazioni di telefonia pubblica stradale“.
E così anche Veroli si è vista rimuovere quelle piccole camere verticali che, per molti, hanno rappresentato negli anni l’unico mezzo di contatto quando si era fuori casa. Un sostituto naturale del telefono fisso, un semi-portabile collocato in angoli strategici.
Un colpo al cuore per chi ha vissuto l’epoca pre smartphone. Resteranno comunque un’icona delle comunicazioni.
Ma quei tempi, va detto, sono finiti.
articolo a cura di Monia Lauroni