Pubblichiamo di seguito la nota inviata a questa redazione dalle associazioni Anagni Viva, Comitato Residenti Colleferro, Diritto alla Salute e Re.Tu.Va.Sa.
Le Associazioni territoriali locali dei cittadini, Associazioni della Valle del Sacco, non hanno guida politica, non “ci sta nessuno dietro”, né tantomeno hanno indirizzi gerarchici e organizzativi nazionali da rispettare. Da anni, in condizioni di volontariato, si propongono di curare gli interessi primari della popolazione locale e questi interessi primari comprendono lo sviluppo economico, il benessere generale della cittadinanza, in un contesto di rispetto dell’Ambiente e di protezione della Salute. Nulla contro “nessuno”, tutto per “qualcuno”. E questo qualcuno è la cittadinanza tutta, vittima di interessi superiori, troppo spesso poco e male informata e di conseguenza inconsapevole e in condizioni lesive per i propri interessi.
Senza l’impegno comunicativo di mobilitazione ed economico, per battaglie civili nel rispetto delle istituzioni, l’aeroporto di Frosinone, gli inceneritori di Colleferro, la discarica di Colle Fagiolara, il TMB di Castellaccio, il car fluff Marangoni, la continuazione dell’incenerimento di gomme , la neutralizzazione di decine di iniziative locali di “trattamento dei rifiuti”, la decisione ministeriale di rendere SIN (Sito di interesse nazionale) la Valle del Sacco, avrebbero avuto esito infausto e portato il nostro territorio verso il definitivo sfacelo economico e ambientale.
Specificamente per Saxa Gres sono opportune alcune precisazioni e chiarimenti relativamente a due recenti comunicazioni pubbliche.
La prima comunicazione è dei rappresentanti sindacali dei lavoratori in occasione della loro manifestazione. Già la Fimt CGIL in una occasione ha definito il ricorso al TAR “pretestuoso; così si mettono a repentaglio 500 posti di lavoro.” Questa affermazione a nostro avviso è molto grave in quanto mette in relazione l’occupazione dell’intero Gruppo, Anagni, Roccasecca, Gualdo Tadino, con il ricorso al Tar.
Il nostro ricorso è in opposizione alla autorizzazione regionale per l’utilizzo delle ceneri nell’impasto per le ceramiche in Anagni, dove oggi si produce ancora con la tecnologia tradizionale. Nello stesso ricorso le Associazioni non hanno richiesto la sospensiva dell’atto di autorizzazione, permettendo quindi, a discrezione della Società, la continuazione del progetto delle ceneri. Non è comprensibile come tale specifico ricorso al TAR, che deve essere ancora giudicato, possa compromettere questi 500 posti di lavoro. Non si comprende nemmeno la ragione della protesta degli operai (per i quali vi è tutta la nostra solidarietà e per i quali pensiamo di essere più vicini ai loro interessi di quanto loro stessi possano pensare) contro le Associazioni.
Vorremmo inoltre segnalare che non è con visite “turistiche” agli impianti e al processo produttivo che si possono valutare le possibili rischiosità del processo. Quello delle “ceneri” e dei loro processi è argomento trattato in ambito scientifico internazionale. Esistono studi a livello nazionale ed europeo finalizzati proprio ad individuare una normativa che regolamenti i processi di recupero e smaltimento delle scorie degli inceneritori di RSU: è argomento da esperti scientifici. Se i lavoratori hanno la convinzione che non vi siano problemi di alcuna natura, il ricorso e il suo esito non dovrebbero alterare la decisione della Regione Lazio: con la serena convinzione della legittimità e della validità di tale innovazione di processo, gli interventi industriali, così come già promossi e sostenuti dalle istituzioni, potranno proseguire senza alcuna interferenza nella salvaguardia dei pianificati livelli occupazionali.
La seconda comunicazione è comparsa su un articolo giornalistico. Una comunicazione dal titolo “Le due grandi occasioni della politica per battere un colpo”. Si trascura la prima grande occasione in quanto le considerazioni espresse sono totalmente irricevibili, tese alla rassegnazione di accettare un fiume, il Sacco, ridotto a scarico libero, quale fogna a cielo aperto.
Con riferimento alla seconda occasione, le informazioni riportate sul tema della Saxa Gres sono inesatte. Non è vero che le Associazioni abbiano chiesto al TAR di “chiudere la Saxa Gres di Anagni”: hanno, con il ricorso, chiesto al TAR di riesaminare l’autorizzazione regionale al progetto dell’uso delle ceneri nella produzione di piastrelle non di “chiudere l’Azienda”. È stravagante come le ceneri pesanti precisamente definite con una precisa sigla dei rifiuti e dal 5 luglio 2018 considerate HP 14, “Ecotossiche” dalla Comunità Europea, siano ridotte dal giornalista a “sassolini solidificati e compatti” come se niente fosse, suggerendo l’idea di un materiale inerte senza alcun livello di pericolosità.
E’ necessario informare il giornalista che i suoi sassolini vengono chiamati “ceneri” in italiano e“ashes” in inglese non dalle Associazioni, ma dalla normativa e dalla letteratura scientifica. Si tratta infatti di rifiuti pericolosi di cui la attuale regolamentazione NON PREVEDE la recuperabilità ed utilizzabilità come materia prima per produrre altri prodotti. Per dare il via ad un simile progetto bisognerebbe essere certi che non vi possa essere pregiudizio per la salute e questa certezza la sperimentazione attuata non l’ ha data.
Per la precisione, poi, la sperimentazione non è durata tre anni ma, come da protocollo Critevat, un solo anno e lo stesso Critevat ha prodotto risultati, esami, valutazioni, commenti, ma non ha “convalidato” il progetto. Il progetto è stato convalidato dalla Regione Lazio.
Riteniamo che in un contesto delicato come questo in cui sono in ballo diritti equiparati come Ambiente, Salute, Lavoro si debba mantenere il giusto livello di comunicazione, non eccedere nella sofisticata ricerca di accendere la miccia sociale senza avere approfondito scientificamente ciò di cui si desidera parlare.