“Sono la mamma di Lorenzo, da diversi anni malato di SLA; ci tengo a precisare, prima di tutto, che non sono qui per chiedere qualcosa. Voglio soltanto spiegare contro quali gravi difficoltà è costretto a lottare mio figlio: spesso si sente dire che bisogna aiutare le persone diversamente abili, che bisogna aumentar loro la pensione, che occorre dar loro una vita dignitosa… solo tante belle parole, ma poi…“.
Comincia così la lettera di Evelina, nostra affezionata lettrice, mamma coraggiosa e determinata di Lorenzo, residente in un quartiere periferico di Ferentino, un “ragazzone” di 46 anni, stimatissimo da tutti per il suo cuore grande e per la sua simpatia, titolare fino a qualche anno fa di un’attività di calzolaio nel centro di Anagni e per questo assai benvoluto da tanti, tantissimi anagnini.
A causa della malattia che l’aveva colpito Lorenzo era stato costretto a chiudere l’attività: “una stretta al cuore così forte come mentre scrivo queste parole non l’ho mai sentita. Eh sì, perché questo effettivamente è un messaggio triste e questo effettivamente è un addio – aveva scritto a maggio di quasi quattro anni fa sulla pagina Facebook del suo negozio – ci sono cose nella vita che non finiscono semplicemente non varcando più una porta. Il sentimento di stima, di affetto e amicizia reciproca che si è creato con tanti di voi nessuna malattia potrà cancellare. Ecco, una brutta malattia che ho scoperto pochissimi giorni fa e che mi costringe a dover chiudere l’attività“.
Sotto a quel post, nei giorni a seguire, sono stati centinaia i messaggi di stima e di affetto e ancora oggi, trascorsi quasi quattro anni da allora, la città tutta sente la mancanza del sorriso bonario di Lorenzo, della sua cortesia, della sua professionalità ineccepibile.
Ed è proprio Lorenzo il protagonista – suo malgrado – di questa storia che stiamo per raccontarvi; nei giorni scorsi l’I.N.P.S. gli ha chiesto di restituire 1.433,23 euro perché due anni fa – nel 2021 – era stato ricoverato per due mesi nel centro NEMO del Policlinico “A. Gemelli di Roma”, struttura d’avanguardia per la cura delle persone colpite dalle malattie del motoneurone e dalle distrofie muscolari, per subire una tracheotomia e quindi in quel periodo, secondo la normativa, non aveva diritto all’accompagnamento.
“Abbiamo provveduto a rideterminare l’importo della sua pensione a seguito dei dati trasmessi dal Ministero della Salute, relativi ai periodi di ricovero superiori a 29 giorni per l’anno 2021 a totale carico di strutture pubbliche”, è scritto nella lettera ricevuta nei giorni scorsi da Lorenzo.
Una comunicazione che ha lasciato interdetti non solo l’ex professionista ma anche i tanti amici e famigliari, in primis la mamma e la moglie che per tutto il periodo del ricovero ospedaliero è stata al fianco di Lorenzo garantendogli – notte e giorno – quell’assistenza a lui indispensabile, a causa delle sue condizioni di salute.
Malgrado ciò, l’accompagnamento secondo l’Istituto Nazionale di Previdenza Sociale era comunque da sospendere: “è stato corrisposto un pagamento superiore a quanto dovuto, per un importo lordo complessivo di 1.433,23 euro – prosegue la lettera ricevuta da Lorenzo – tale importo sarà recuperato attraverso una trattenuta, per 24 rate mensili, sulle pensioni in godimento, a partire dalla prima rata utile e fino a estinzione del debito”.
“La moglie lo ha assistito per tutto il tempo perché Lorenzo ha bisogno di assistenza 24 ore su 24 – spiega la mamma ad anagnia.com – se si ferma il muco nella tracheo nel giro di due minuti muore, pertanto c’è necessità che venga aspirato continuamente. E’ giusto, sì, che se uno va in ospedale gli venga sospeso l’accompagnamento ma c’è da dire anche che un malato di SLA ha bisogno di una persona sempre vicino. E, in quei due mesi, sua moglie gli è stata sempre vicina; altro che quella somma le è costato! Senza contare – poi – i 500 euro pagati all’ambulanza privata (pure senza ricevuta…). In poche parole, solo perché Lorenzo ha avuto la sfortuna di restare ricoverato per più di 29 giorni in ospedale gli è stato tolto l’accompagnamento“.