Di seguito pubblichiamo il comunicato stampa congiunto inviato a questa redazione dall’associazione Rete per la Tutela della Valle del Sacco (Re.Tu.Va.Sa.; Università Popolare di Veroli (U.P.Ver.); Diritto alla Salute (D.A.S.); associazione Re-Esistenze:
In queste settimane da più parti si interviene affinché sia fortemente ridimensionata se non annullata la parte di territorio compresa entro il perimetro del SIN (Sito di Interesse Nazionale) del Fiume Sacco. In particolare ci si lamenta dei vincoli alle attività di coltivazione e allevamento per il ritardo sulla caratterizzazione dei terreni, in passato le associazioni industriali avevano definito i vincoli imposti dal SIN come un freno agli investimenti, citando peraltro situazione che si sono rivelate infondate, vedi il caso della Catalent. Per quanto riguarda i terreni agricoli è corretto aprire una vertenza con la regione affinché alle attività di caratterizzazione siano devolute maggiori risorse in modo da accelerarne lo svolgimento.
Contestualmente è necessario che la Regione Lazio proponga incontri pubblici periodici atti a far conoscere alla popolazione lo stato dell’arte delle attività di bonifica.
Non dobbiamo dimenticare che la posta in gioco fondamentale è la salute delle popolazioni e dell’ambiente dopo decenni di inquinamento delle matrici ambientali aria, acqua e suolo. La scoperta dell’inquinamento da Beta-esaclocicloesano (Beta-HCH) ha rivelato un processo di contaminazione che da Colleferro attraverso le acque del fiume ha coinvolto tutte le aree di esondazione ed ha coinvolto un’ ampia fascia della popolazione attraverso il ciclo agroalimentare. La scoperta del beta-HCH ha permesso di indagare sul complesso dei processi di inquinamento che per decenni nelle diverse aree industriali hanno contaminato il suolo e le acque.
L’attuale perimetro del SIN, oltre 7300 ettari, riguarda quindi non solo il beta-HCH, ma decine di sostanze nocive che agiscono singolarmente ed in modo sinergico tra loro nel danneggiare la salute delle popolazioni. Questo è il primo dato che viene sostanzialmente ignorato da chi vorrebbe di fatto abolire il SIN, il secondo riguarda il Beta-HCH che agisce nel tempo su molteplici organi anche in piccole quantità, compresa la fertilità negli uomini.
Queste considerazioni devono spingere i cittadini della Valle del Sacco a richiedere la più vasta, continua e capillare azione di sorveglianza sanitaria, cura e prevenzione di un complesso di patologie che riguardano tutte le fasce di età della popolazione; azione resa impossibile dalla riduzione ai minimi termini della struttura sanitaria sul territorio (problema che non è solo del territorio o della ragione Lazio), ma che nel nostro territorio è particolarmente grave per i rischi che corre la salute di ognuno di noi.
Dobbiamo considerare anche il fatto che nel frattempo la ricerca scientifica sugli effetti delle diverse sostanze inquinanti continua a progredire, per cui è possibile indirizzare le attività di indagine epidemiologica, cura e prevenzione applicando al presente delle attività produttive ed alle risorse naturali il principio di prevenzione.
La situazione così definita, legittima anzi rende necessaria, un’azione che investa alla radice tutte le problematiche che riguardano la salute della popolazione e dell’ambiente e coinvolga tutte le componenti della società richiamando ognuno alle proprie responsabilità.
Molto in passato ed anche oggi si cerca di contrapporre la salute al benessere economico, alle possibilità di occupazione, nell’economia di oggi per molti il galleggiare precariamente attorno ai livelli di sopravvivenza; questa contrapposizione viene costantemente riproposta poiché si rinuncia a costruire un modello di sviluppo ovvero di trasformazione sociale che invece si fondi sulla difesa della salute, dell’ambiente, sul contrasto al riscaldamento globale. Questo è in sintesi l’ulteriore dato che ci deve spingere a riflettere e possibilmente ad agire, partendo da una condivisione delle conoscenze e dalla messa in campo di logiche solidali entro i rapporti sociali. È evidente che ciò che accade nel nostro territorio è il prodotto di dinamiche più generali, ciò non toglie che in ogni territorio possano essere fatte delle scelte alternative e che queste azioni a livello locale possano coordinarsi tra di loro in un’azione più generale, che valorizzi attraverso una partecipazione diffusa tutte le risorse e le capacità di innovazione. Per inciso la riforma della autonomia differenziata va in direzione esattamente contraria.
Bisogna chiedersi se esiste una difesa dello status quo in una fase storica di trasformazioni profonde e radicali, se queste possano essere affrontate facendo la semplice somma di interessi particolari. Di questo dobbiamo ragionare, su questo dobbiamo agire.
Il quarto appuntamento assembleare, dopo i primi due a Veroli, il terzo ad Anagni, è per sabato 14 ottobre dalle ore 16:30 presso l’ex Cinema Italia, Via Borgo Garibaldi, 82 a Ceccano (Fr).