Che cos’è l’amore?
Da secoli poeti, scrittori, artisti, hanno cercato significati, sensazioni, colori, per provare a spiegarlo.
Sull’amore si è detto tutto, coniugandolo in mille declinazioni, ma qualcosa ancora sfugge.
Forse sarebbe più semplice se lo chiamassimo con i suoi nomi: Antonio e Savina.
Correva l’anno 1963, era il 26 ottobre. Sono trascorsi 60 anni da quel giorno, quel giorno in cui Antonio e Savina si giurarono amore per sempre, in ricchezza ed in povertà, in salute e in malattia, nella gioia e nel dolore.
Si erano conosciuti a Santa Francesca di Veroli, lì vivevano tra le difficoltà della vita. Erano anni di lavoro e povertà, sacrificio e poco tempo per pensare ad altro che non fosse lavoro.
Ma quegli occhi, gli occhi di Savina, una volta incontrati, Antonio non li ha più dimenticati ed ogni ora, ogni azione erano rivolti al pensiero di lei. Solo per lei.
Antonio lavorava tutto il giorno, la sveglia suonava quando ancora era buio. Gli animali da accudire, la terra da preparare per poi, sacco in spalla e di corsa a piedi per raggiungere il posto di lavoro. Distante da casa, lavoro duro da muratore. I piedi facevano male e la giornata era lunga e lenta a passare.
Ma la sua mente era sempre lì, nella sua umile dimora dove ad aspettarlo c’era Savina. Solo lei riusciva a trasformarla agli occhi suoi in un palazzo.
Savina infatti era sempre lì, ad aspettarlo, le faccende di casa, i campi, gli animali e quel bacio della sera che doveva bastarle per un giorno intero. Poi solo figli e fatica.
La domenica non c’era riposo ma ancora lavoro, e lavoro. La terra e gli animali non conoscono vacanze.
Sacrifici che agli occhi di Antonio e Savina sembravano regali del cielo perché si facevano insieme, per restare insieme come quel primo giorno.
Da quell’amore, provato dal vento di burrasca e dal sole cocente come i semi nei campi, sono germogliati sette figli.
Savina li accudiva, gli stava accanto e non cedeva alla stanchezza. Per amore, per quell’amore che ancora oggi li tiene uniti e ‘accesi’.
Solo quando i figli erano diventati più grandi, Savina senza pensarci troppo iniziò a lavorare dando una mano in casa alle famiglie benestanti.
Era l’unico modo per aiutare economicamente la sua grande famiglia e Savino. Sacrifici e unghia spezzate che fanno male. Ma la vita sa sempre come ricompensare e pagare i suoi debiti.
E lo ha fatto con l’amore e la riconoscenza di quei sette figli, Francesco, Alberta, Rita, Assuntina, Anna Maria, Luciana e Cristina che pur non avendo castelli sono cresciuti avvolti dall’amore sincero. Quello che suda ma non si ferma.
Antonio e Savina, grazie alla riconoscenza di quei figli hanno festeggiato i loro 60 anni di matrimonio. Una festa che ha visto una famiglia riunita intorno a quel ‘Si’ che è riecheggiato ancora una volta nell’aria più forte di un tuono.
Con loro anche i 17 nipoti, 10 pronipoti ed uno in arrivo.
Una gioia per questi due eroi comuni, che il destino ha voluto provarli ancora una volta con la perdita prematura ed improvvisa di un nipotino.
Le mani ancora una nell’altra, il tempo che non ha offuscato quell’amore, la gioia di vedere tutti i figli felicemente sposati. La festa con 54 persone a tavola, il divertimento e tutta la riconoscenza di una famiglia che li ama. E ancora tanta salute.
Chi semina amore raccoglie amore.
Dai figli, e da tutta la famiglia giungano ai due sposini gli auguri più sinceri.
E anche quelli di tutto lo staff di anagnia.com.
Storie di gente comune che meritano di essere ricordate, anche se non finiranno in nessun libro.
Coltivare l’amore col sacrificio sorvegliandone la crescita: solo così si può dire di avere vissuto.