di Silvia Scarselletta
Mario Capozzella, artista e pittore ciociaro, decide di estraniarsi da una moderna società dove apparire conta molto più di essere, asserendo che essere un artista non significa vivere per compiacere gli altri, ma vivere per compiacere la propria anima, la propria essenza: “io voglio fare, creare prima di tutto, poi sta al resto del mondo giudicarmi, ma solo come artista, non come persona”.
Da sempre stimato e ricercato in ogni dove, egli espone le sue opere non sono nella natìa provincia di Frosinone, ma anche a Palermo, a Milano, fino ad arrivare all’estero: Londra, Parigi, Tokyo.
Mario non ama partecipare alle gare, non ama farsi pubblicità, non ama sottomettersi ai critici o esporre la sua vita privata, ma solo la sua arte. Ma cosa è l’arte per lui? “Qualcosa che sento dentro, che è sempre stato radicato in me e che sentiva il bisogno urgente di uscire – ci risponde Mario – penso di essere nato con la malattia della pittura”.
A Mario piace variare, dare vita a qualcosa di nuovo, che non fa parte della moda, poiché a parer suo chi segue una moda semplicemente non rischia di fallire, non aggiungerà mai niente di nuovo, non si distinguerà mai. Bisogna trovare la propria strada e lasciarsi guidare dall’arte, creando così qualcosa di unico e diverso dal resto.
Egli ama, in particolare, personalizzare in modo unico quello che percepisce di se stesso e del mondo, ottimizzarsi in una pittura che va verso una ricerca personale, soggettiva: “un unico quadro, se visto da dieci persone, diventa dieci quadri; è questo quello a cui ambisco… far percepire un qualcosa di estremamente diverso per ogni sguardo che tocca una mia opera. Io non voglio che le persone comprino i miei quadri perché stanno bene in casa, poiché questo comporterebbe la necessità di buttarli a ogni cambio di arredamento. Chi acquista un mio quadro deve farlo perché lo sente dentro, lo sente suo: ogni quadro vive negli occhi di chi guarda”.
Mario ama la figura, pertanto si definisce un artista figurativo: il suo tratto distintivo e allo stesso tempo la sua firma è la presenza costante, nella realizzazione delle sue figure, di cerchi perfetti; questa tecnica si potrebbe quasi definire una sua caratteristica per ottimizzare una pittura che viaggia verso la ricerca del personale, proprio perché, anatomicamente, nulla contiene una linea retta.
Da ormai quasi sei anni, Mario si è specializzato su uno stile del tutto nuovo, quello dei tarocchi, una passione nata per una pura casualità; ci spiega: “mio figlio, per il suo matrimonio, mi chiese di creare delle bomboniere personalizzate a mo’ di tarocchi, qualcosa a cui io in vita mia in effetti non avevo mai pensato; da quel giorno mi hanno conquistato a tal punto che non sono più riuscito a farne a meno, da qui la mia ultima collezione, dedicata interamente ai tarocchi; se devo essere sincero la pandemia è stata la mia vera aiutante: dovevo lavorare per impegnare la testa e mi sono perso completamente in questa magica arte”.
Lo stile dei tarocchi si identifica in modo unico e inimitabile, racchiudendo all’interno dei loro smaglianti colori storie definite; la collezione comprende ventidue opere, inizia con “Il Matto” (che però non viene numerato) e termina con “Il Mondo”; in essa troviamo carte che esprimono, banalmente, la possibilità del tutto, come “Il Mago”, oppure la purezza assoluta, come “La Papessa”, che rivela “quella parte intatta di noi stessi che non è mai stata ferita né toccata, quel testimone immacolato che ci portiamo dentro”, oppure troviamo la carta da molti preferita, quella de “L’innamorato”, dove tutto è possibile; troviamo ciò che simboleggia l’equilibrio della nostra vita, cioè “La Giustizia”, o la carta a cui ambiscono tutti,“La Fortuna”, che simboleggia “la fine di un ciclo e l’attesa della forza che metterà in movimento il ciclo successivo”.
Troviamo la tentazione vera e propria, designata da “Il Diavolo”, ma anche il suo rivale per eccellenza, “Il Giudizio”, dove l’anima e l’animus si riappacificano in assoluto.
alcune immagini fotografiche scattate durante il vernissage della mostra “Il mondo dei Tarocchi” tenutasi a Milano dal 12 al 27 ottobre scorso
In questa collezione si estende l’universalità della conoscenza, come del resto sembrava essere la funzione primordiale dei Tarocchi: sulla loro origine non ci sono infatti ancora fonti certe, ma secondo alcuni il loro compito primario prevedeva l’essere una “chiave” della Conoscenza.
Mario Capozzella, con il suo tocco unico e inimitabile, ha dato a ogni personaggio o proiezione una storia propria, avvolgendoli di un mistero realistico e romantico allo stesso tempo.