di Monia Lauroni
A “Sud di Amulio” hanno vissuto popoli, storie e civiltà che hanno marcato nell’intimo il territorio che oggi va dall’alta provincia di Frosinone giù fino all’alta Terra di Lavoro.
Quelle storie, le commistioni che hanno generato e il “genius loci” che hanno partorito, oggi le racconta Veroli con una mostra nazionale.
Quello che si apre agli occhi, varcando la soglia del nobile Palazzo Marchesi Campanari è sontuoso.
La dimora Storica Regionale, teatro di antiche pagine impregnate di mito e glorie, offre qualcosa che solo il dialogo tra passato e presente, morte e vita, riescono a trasmettere.
Il fascino degli antichi popoli italici si fonde con l’austerità del luogo che li ‘ospita’.
Nove stanze, trecento reperti.
Frange bianche pendono dalle pareti e fanno da sfondo alla porpora delle anfore. Scene di caccia si mescolano in un pentagramma di momenti di vita.
Arnesi, monili, resti di tombe, rituali sacri, corredi funebri. Ogni pezzo sembra aver trovato la giusta collocazione in quest’epoca lontana.
Come batter d’ali, si propagano suoni diffusi di tempo, di pioggia, suoni della terra, del passaggio di greggi e di stagioni.
Preghiere di cocci, riti di bronzo, sodalizio prefetto di loro prima di essere noi.
Entrare così, a passi lenti, nella storia di popoli che hanno abitato le nostre terre, si sono scontrati, incontrati, contaminati e sono giunti a noi resistendo nei secoli.
È come perdersi in un labirinto dove non è chiaro se si trova ciò che si cerca o se si cerca ciò che si trova.
In fondo c’era da aspettarselo. La partecipazione di autorità civili, militari ed ecclesiastiche presenti al taglio del nastro, l’emozione nel narrato, l’aria dei grandi eventi, promettevano già in parte quello che sarebbe stato.
Veroli ha dato eternità e luogo alla Storia. Veroli è Storia.
Con la Cultura che fa da ponte tra passato e futuro ed al centro la Veroli di oggi. Quella pronta alle grandi sfide, quella che alza la testa e guarda fiera e al futuro.
In questo mosaico di culture, che si snoda per oltre quattro secoli precedenti alla conquista di Roma, c’è tutta la bellezza e la fiducia di un popolo che ha saputo raccogliere la forza degli antichi guerrieri, la fede per il pensiero del sacro, la fiducia dei cicli naturali.
Da questi corpi del passato, corpi inconsapevolmente trattenuti nella memoria della terra e riportati alla vita dalla notevole mostra “Antichi Popoli Italici, gli Ernici, I Volsci e gli Altri”, c’è l’istante eterno in cui Veroli tagliando quel nastro ha scoperto il suo tempo. Intimo, viscerale e futuristico.
Da questa notevole ‘anticipazione’ nascerà il Museo Nazionale intitolato ad Amedeo Maiuri, archeologo di fama nazionale, ‘sommo padre’ del Sito Archeologico di Pompei e cittadino verolano.
Non è utopia, sono già stati finanziati 700mila euro per la realizzazione del nuovo Museo che farà salire Veroli in cima alla piramide culturale nazionale.
Il segreto, il sommerso, l’invisibile del regno dei morti, la forza della sopravvivenza, le divinità, sono in queste stanze affollate di presenze, d’ombre di spettri.
È talmente forte la suggestione dell’allestimento che verrebbe da chiedergli di accompagnarci nel loro tempo, discendere nel loro mondo e tornare con le risposte che cerchiamo.
Cosa resta quando il tempo e la terra ha setacciato la vita?
Parola alla sontuosa Mostra nel palazzo Campanari visitabile fino al 15 aprile.
La regia, quella del professor Massimo Osanna, Direttore Generale Musei, da qualche settimana cittadino onorario ernico.
Nella ‘troupe’ Enti e figure specializzate, divisi in ‘departments’, che si possono riassumere nella Direzione Musei Regionale, Direzione Musei Nazionali, Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio Frosinone e Latina.
Ed in cima a tutto questo gli autori: il Sindaco Simone Cretaro e la Consigliera delegata alla Cultura Francesca Cerquozzi, supportati da tutta l’amministrazione comunale. Senza la loro visione aperta, senza la loro idea caparbia, visionaria, concreta e allo stesso tempo ‘chimerica’, Veroli non avrebbe aggiunto oggi Storia nella storia.
La gestione meritatamente affidata alla Pro Loco di Veroli, efficacissima nell’ accogliere un così importante cimento.
Se anche un solo cittadino non ha piena contezza della portata di questo straordinario evento per Veroli, allora possiamo dire che abbiamo perso tutti.