di Nello Di Giulio
I banchi della chiesa di San Giovanni e Paolo dell’abbazia di Casamari erano pieni pressoché fino all’ultima fila. Stupende architetture gotico-cistercense con pilastri cruciformi, colonnine pensili, volte a crociera con alte vele tra costoloni sempre, in questo sacro luogo, catturano la vista di ciascun visitatore di fede, di arte o d’occasione.
Eppure a terra, davanti l’altare maggiore con ciborio di marmi e stucchi policromi, era su quella piccola bara sul tappeto a pavimento che s’incrociavano gli sguardi di tutti, che correvano i ricordi di tanti, che si singhiozzava il cuore degli affetti più cari.
Questo, in sintesi, il funerale dell’artista Luigi Centra “pittore quando scrive, poeta quando dipinge” (cit. Zingrino) celebrato oggi dal parroco don Sante Bianchi tra la solenne grandezza del luogo e la ristretta intimità di ogni partecipante: l’amata famiglia che ne ha dato l’annuncio, la grande – grandissima comunità degli amici, i conoscenti, gli esponenti testimoni del mondo dell’arte. Chi – tra questi – non poteva essere in chiesa aveva già partecipato scrivendo o telefonando dall’Italia, dall’Europa, dal Sud America.
E per il M° Luigi Centra – per le sue spoglie – nessun timore o soggezione. Lui aveva portato anche oggi – insieme alla convocazione di tante persone – i suoi arnesi, le sue passioni, alcuni dei suoi ricordi più cari che gli tenevano compagnia al pari delle note di violino della brava musicista Ilenia Lombardi.
Di fianco al feretro, era il leggio bronzeo del Museo Centra con la grande foto con cavalletto sulle sabbiose spiagge caetane (Gaeta) accanto all’immancabile cappello Panama di cui, il personaggio, ne ha fatto di certo più collezioni. Sul feretro la tavolozza dei colori con pennello, inseparabile compagna di vita, e il ricordo dell’ultima grande mostra in piena salute nella Casa Barnekow di Anagni appena 10 mesi orsono. Vellutate rose omaggiavano il grande cuore che ha sempre voluto abbracciare un mondo molto più umano e solidale di quanto i tempi correnti ci abbiano riservato.
Al termine della funzione religiosa, il volo due bianche colombe liberate in aria è parso ricordare quell’ultimo scritto di Lugi Centra sulla sua pagina pubblica: “Ho predisposto quest’ultimo mio viaggio attraverso un luminoso limpido cielo, lo vedo già come un miraggio…”.
Un applauso commosso ha salutato l’amico artista passato, troppo in fretta, dalla bellezza della vita al valore della storia.