di Monia Lauroni
Migliore traduttore e curatore della monumentale “Storia della rivoluzione francese”. Nell’annuale evento di Primavera marsigliese l’Italia ha superato gli agguerriti e coltissimi concorrenti con uno scrittore di casa nostra: Patrizio Minnucci di Alatri.
Quattro volumi che sono costati a Minnucci un lavoro titanico di quattro anni.
La prestigiosa casa editrice “Filo Histoire’ lo aveva individuato per i suoi trascorsi come traduttore. Già vincitore del Premio Camus per il “Caligola” dell’autore franco algerino a Bordeaux, l’alatrense Minnucci ha di nuovo dato prova della sua inarrivabile bravura.
Scrittore, poeta, traduttore, uomo – materia uguale anima. Potenza intellettuale e spirituale della letteratura che Minnucci traduce in pagine di carica ‘metafisica’, presenza e compresenza della vita e del nulla, folgorazione di una trasformazione e fine perpetua.
Superlativo e umile, sente la responsabilità immane del suo creare, che è piuttosto un rinvenire, un evocare, un collegare. La parola per lui è un potente talismano, visione allucinata, scavo negli abissi più remoti della sua Alatri rapportata al mondo intero.
Angelico e demoniaco, volontà luciferina e illuminazione ascetica, profezia e maledizione: è negli opposti che si pongono tutte le metafore, le analogie, le corrispondenze che costituiscono la struttura portante della sua scrittura. Una scrittura che vola su vette altissime, carezza che esalta o lacrima.
Decisamente un grande del nostro secolo destinato a far parlare di sé. Anche se ancora lui non ci credi o non lo sa.