Ci risiamo. Dall’inizio dell’anno Frosinone, con l’intera Valle del Sacco, è avvolta in una persistente, mefitica nuvola di smog. Al 12 gennaio, data dell’ultima rilevazione ARPA disponibile, la centralina di Frosinone Scalo ha fatto registrare 11 giorni su 12 di sforamenti dei limiti giornalieri delle PM10, con valori medi che si attestano intorno al doppio del limite consentito. Anche la centralina di Viale Mazzini, che solitamente fornisce dati più tranquillizzanti, registra ben 8 giornate di superamento dall’inizio dell’anno.
Come sappiamo, l’allarme non riguarda solo Frosinone ma copre tutta la Val Padana e diverse città del centro-sud, fra cui la stessa Capitale, evidenziando la criticità della situazione in termini sanitari e ambientali e l’oggettiva difficoltà di farvi fronte efficacemente. Sappiamo che le cause “strutturali” di un tale grave fenomeno non sono facilmente aggredibili: occorrerebbero strategie coraggiose di medio/lungo termine sovracomunali basate sulla buona scienza che limitino le emissioni nei vari settori da cui esse originano. E’ desolante constatare come, dopo molti anni di consapevolezza del problema, si continui a navigare a vista con misure spesso estemporanee e di facciata come le targhe alterne, ormai abbandonate da anni nelle realtà urbane meno arretrate della nostra.
Ma poi c’è da affrontare l’emergenza, peraltro ampiamente prevedibile perché preceduta da bollettini ARPA inequivocabili vista la persistenza delle condizioni meteo che favoriscono l’accumulo del particolato atmosferico. Ebbene, non riusciamo a credere che su questo versante non si sia mossa una foglia: le misure programmatiche di routine previste dall’amministrazione Ottaviani con l’ordinanza dell’8 novembre scorso, se si eccettua la proroga scontata della chiusura prefestiva delle scuole, non sono state seguite da alcun nuovo provvedimento emergenziale per il miglioramento della qualità dell’aria. Ma cosa si aspetta a vietare la circolazione delle auto alimentate a gasolio? A quali livelli devono arrivare le PM10 perché ci si decida ad agire in quello che è forse l’unico settore – quello della mobilità – in cui le autorità comunali possono intervenire con efficacia e immediatezza? Forse l’amministrazione del capoluogo dispone di nuovi inoppugnabili dati scientifici che scagionano i motori diesel dall’accusa di essere i più inquinanti? Forse dalle nostre parti non si è mai sentito parlare del dieselgate? Cosa c’è dietro questa ostinazione nel voler equiparare l’impatto dei diesel con quello dei motori a benzina a dispetto di ogni evidenza scientifica?
Ci sarà un motivo se tutte le maggiori città del nord Italia, a cui proprio ieri si è aggiunta anche Roma, hanno disposto nei giorni scorsi il divieto di circolazione dei diesel fino ad Euro 5 e in alcuni casi ad Euro 6? E per favore non ci si venga a raccontare la storia dell’efficacia dei filtri anti-particolato: è di questi giorni la pubblicazione di un rapporto dell’autorevole think tank Transport & Environment secondo cui anche le nuove auto diesel Euro 6 continuano a violare i limiti di legge sulle emissioni di polveri sottili, con picchi di emissioni rilasciate nella fase di rigenerazione dei filtri fino a 1000 volte i valori considerati standard.
A tutela della salute pubblica e delle fasce più deboli della popolazione, chiediamo dunque con forza al Sindaco Ottaviani e ai primi cittadini dei centri limitrofi oggetto dei superamenti dei limiti di legge per le PM10 l’adozione immediata di provvedimenti di limitazione della circolazione dei veicoli alimentati a gasolio fino alla classe Euro 6, almeno fino alla riduzione dei livelli di particolato entro i limiti di legge.
articolo a firma dell Presidente del Circolo di Legambiente “Il Cigno” di Frosinone Stefano Ceccarelli