di Biancamaria Valeri
Gilbert Keith Chesterton (Londra, 29 maggio 1874 – Beaconsfield, 14 giugno 1936) affermava che “Il mondo non morirà mai di fame per mancanza di meraviglie; ma solo per mancanza di meraviglia”. (The world will never starve for want of wonders; but only for want of wonder, Tremendous Trifles, 1909, Cap. 1)
Quanta capacità di meravigliarsi è rimasta ai nostri giorni? Ecco perché un volume in più sulla Cripta di Anagni, perché abbiamo bisogno di provare quell’improvviso stupore che ci fa rimanere a bocca aperta davanti ai prodigi dell’arte.
La meravigliosa decorazione pittorica della Cripta anagnina illustra con immagini lo sviluppo della Storia della Salvezza e ci parla di un’irriducibile armonia e complessità nel mondo umano. Ed è questa la via attraverso cui condurre le nuove generazioni a conoscere, amare e proteggere il meraviglioso universo di simboli artistici che la Cripta tramanda da secoli. L’estatica contemplazione delle opere realizzate dai tre ignoti Maestri ci fa comprendere la profondità del messaggio insito nelle loro realizzazioni artistiche: il dovere di tener vivo il senso della meraviglia. Solo questo ci permetterà di leggere e capire le meraviglie della Storia Sacra che da sempre è incardinata nella Storia dell’Uomo.
L’Associazione Culturale “Gli Argonauti” di Ferentino, nel quarantennale della sua attività, ha dato alla stampa un volume documentario, storico e artistico su una meraviglia del nostro Territorio: la Cripta della Cattedrale di Anagni, un gioiello d’arte e di fede definita da Gianfranco Ravasi “piccola Sistina sotterranea … un immenso e affascinante codice miniato cristallizzato su volte e superfici, fissato in un’eternità che non conosce appannamento nonostante le ferite del tempo” e da Philippe Daverio “un’autentica meraviglia. Qui la decorazione è totale, in quello spirito medioevale che teme fino in fondo l’horror vacui”. E il titolo del volume, pubblicato in folio quasi per dare al lettore l’esperienza di sfogliare un album, dove parlano le immagini e le parole sono dette e scritte a mo’ di cornice preziosa per contenere un tesoro.
Su concessione del Capitolo della Cattedrale di Anagni sono state pubblicate le foto degli affreschi che decorano la cripta e la rendono sontuosa, elegante, vibrante di emozione e di stupore. Maria Teresa Valeri, l’autrice dell’analisi iconologica degli affreschi, espone il “meraviglioso racconto” della sua esperienza visiva, ma oserei dire, sinestesica degli affreschi che decorano la cripta della Cattedrale di Anagni dedicata a S. Magno: affreschi che “decorano” e rendono splendente la cripta, che nel significato etimologico ci riporta a luogo nascosto, sotterraneo.
Nel dizionario Treccani con “cripta” [dal lat. crypta, gr. κρύπτη, der. di κρύπτω «nascondere, coprire»] si intende il “complesso dei sotterranei di un edificio pubblico”, dove con il termine “sotterranei” si evoca un logo nascosto, oscuro, quasi impenetrabile alla luce. Ma la cripta di Anagni non è mai oscura, non è mai opaca … racconta con immagini dai colori squillanti dalle sagome brillanti anche per decori e ornamenti. Anche se fossero spente le luci, i suoi colori risulterebbero splendidi e luminosi, perché le immagini che sono descritte sulle volte e sulle pareti, le immagini che raccontano la vita, brillano di luce interiore, di luce propria.
“Quando si racconta la vita tutto cambia”, sostiene Sartre, e la cripta di Anagni racconta la vita: la vita di un popolo in cammino dall’origine del Cosmo fino a San Magno e alla traslazione del suo corpo nel duomo di Anagni per aspettare l’inizio dell’Apocalisse, che aprirà la storia eterna nella venuta sfolgorante di Cristo, che chiuderà il cammino mortale e fisico dell’Umanità redenta e del Cosmo. Il racconto, continuo, scandito in riquadri di forme geometriche, rettangoli, triangoli, quadrati, cerchi, squarcia il buio e la nebbia di un mondo odierno, immerso in pandemie e guerre, restituendo all’essere la luce della bellezza, della storia e dell’emozione…
Queste sono le suggestioni che suscita la “visione” della cripta di Anagni, dove la Storia dell’Uomo da ferina, da pagana, da immersa nella fisicità che “geme nelle doglie del parto”, diventa Storia Sacra, perché il Sacro irrompe in essa in forme sempre più sensibili fino al termine sfolgorante della luce del Paradiso.
Maria Teresa con il suo racconto emozionante della sua visita, della sua lettura emozionante delle emozioni provate nella contemplazione degli affreschi, opera di ignoti tre Maestri, ci conduce mano a mano a seguire l’itinerario scandito, descritto, raccontato con linguaggio arcano e misterioso della “Storia della Salvezza raccontata per Immagini”; un racconto comprensibile a tutti, dotto e meno dotti, perché la Mano degli Artisti fu mossa da Intelligenza e Cuore, ma su tutto predominò la Sapienza del Cuore, che seppe “collegare da dentro” (intus – legere). Attraverso questo palpito recondito, senza parole, ma con la forza icastica delle figure, ognuno poteva lèggere e comprendere.
Le immagini sacre nelle chiese: la bibbia dei poveri. L’espressione biblia pauperum , nel significato più esteso, viene usata anche per descrivere l’apparato iconografico di una chiesa, soprattutto quando i dipinti, gli affreschi, le tele o le icone in essa presenti sono molto numerosi e sono organizzati in una serie cronologica, in modo da illustrare con episodi successivi la storia di Gesù, o di Maria, o di santo, o di qualche episodio tratto dalla Bibbia: così chiunque, anche i più poveri e ignoranti, potevano avere una qualche conoscenza della storia della salvezza. Ma anche i ricchi imparavano dai segni, che confondevano la loro stolta presunzione di essere dotti anche nelle cose divine.
Intorno al sostanzioso saggio di Maria Teresa Valeri, la storia della salvezza negli affreschi della cripta del duomo di Anagni. Il duomo di Anagni e il vescovo S. Pietro da Salerno, ruotano come cornice storica e documentaria la descrizione dell’Itinerario nella bellezza, tracciato attraverso la presentazione delle schede desunte dal sito e la riflessione sui Cicli pittorici nel Territorio tra XIII e XV secolo, a cura di Biancamaria Valeri, una riflessione molto interessante che fa riferimento ai cicli pittorici presenti nel Territorio e più o meno coevi al ciclo affrescato nella cripta di Anagni.
Tali lacerti pittorici sono conservati in chiese e monasteri di Anagni e Territorio, produzioni pittoriche interessanti, ma certamente diverse per livello artistico rispetto allo splendore, alla raffinatezza, all’eleganza delle opere che i Tre Maestri realizzarono per il luogo più sacro della cattedrale anagnina, il luogo che conserva le spoglie mortali del patrono della Città, San Magno. È interessante instaurare un confronto anche per considerare la notevole civiltà artistica che il Territorio conobbe tra XIII e XV secolo.
Chiude il volume la presentazione delle immagini predisposta da Maria Teresa Valeri, Cattedrale di Anagni – La Cripta, Cappella Sistina del Medioevo (Gianfranco Ravasi), con brevi didascalie e foto di Fulvio Bernola.
Un bel volume di 180 pagine per i tipi delle Edizioni Susil, Collana: Verus, Edizione: Prima, giugno 2024, ISBN: 9788855407939, Prezzo di copertina: euro 39,00. Buona lettura.