Dopo cinque lunghi anni di politica attiva sul territorio, ha chiuso – nei giorni scorsi – il circolo di Fratelli d’Italia di Piglio; “nati per fare opposizione, virtuale e fuori dal Comune – spiegano gli ormai ex responsabili del circolo sulla pagina Facebook – siamo stati unica opposizione attiva in presenza di una minoranza che, in accordo tacito, decise di fare una “opposizione collaborativa”.
Come spiegato ancora sulla pagina Facebook di Fratelli d’Italia Piglio, “il circolo nacque anche per ridare lustro al partito di Fratelli d’Italia in un territorio massacrato, vessato e spremuto da un presunto truffatore che, sotto la bandiera e sbandierando amicizie e foto con esponenti di spicco di partito, aveva presumibilmente truffato e sottratto beni a poveri sprovveduti. Proprio questa nostra battaglia contro questo individuo – è scritto ancora nella nota – ci portò le ire dei vertici provinciali che dai più disparati giornali ci tacciarono di essere degli inetti e di “fare chiacchiere da bar“; chi lo affermò a gran voce oggi è un deputato della Repubblica“.
Spiegano ancora gli ex responsabili del circolo: “abbiamo accolto la maggior parte dei presunti truffati, in alcuni casi abbiamo contribuito con pacchi alimentari. In questi anni i vari candidati provinciali e regionali, durante i loro tour elettorali non sono mai venuti nel nostro circolo, come a volerci infliggere una damnatio memoriae mentre le nostre “battaglie” invece arrivavano in parlamento ed attraverso interrogazione parlamentari e non, ci portavano alla ribalta della stampa nazionale ed internazionale“.
Secondo quanto si legge ancora su Facebook, le recenti elezioni amministrative avrebbero evidenziato profonde divisioni e disfunzioni all’interno del circolo stesso. Tra queste: candidature e ambizioni personali con diversi iscritti candidatisi su più liste, ignorando le strategie del circolo e perseguendo interessi individuali, vanificando ogni sforzo collettivo; ingerenze esterne: il coinvolgimento di figure esterne, come il “deputato contadino” e i vertici nazionali del partito, ha ulteriormente destabilizzato la situazione, con imposizioni di candidati e manovre occulte; mancanza di trasparenza e lealtà: decisioni importanti sono state prese senza coinvolgere il segretario e il presidente di circolo, mentre la gestione economica del circolo è risultata sostenuta da un numero esiguo di militanti; priorità alle apparenze: molti militanti sono sembrati più interessati a partecipare a eventi sociali e a farsi notare che a lavorare attivamente per il partito, dimostrando una scarsa lealtà verso il gruppo; scelte sbagliate: le candidature imposte dai vertici nazionali hanno allontanato gli elettori e penalizzato il segretario di circolo, che ha deciso di candidarsi per verificare il sostegno dei militanti.
“A chi verrà dopo di noi auguriamo un buon lavoro, anche se il terreno si presta poco alla coltivazione di grano ma è adatto a gramigna e erbe infestanti: colpa del contadino incaricato per gestire il nostro territorio?”, concludono – polemicamente – gli ex responsabili del circolo.