Mi chiamo Antonella Umbro e sono la mamma di Enea, un meraviglioso ragazzino di 12 anni, autistico. Scrivo questa lettera spinta dal bisogno di capire perché, ad oggi, mio figlio non può frequentare la scuola come tutti i suoi coetanei e concittadini, a causa di una “mancanza di copertura” per l’intero orario scolastico.
Enea frequenta l’Istituto Comprensivo Primo Anagni e quest’anno ha iniziato il suo percorso alle medie. Sin dalla scuola dell’infanzia ha sempre trovato il massimo sostegno e accoglienza da parte dei docenti di sostegno, degli insegnanti di classe e dell’assistenza specialistica, che gli hanno consentito una vera inclusione. Quest’anno, però, qualcosa è cambiato. Siamo al 5 ottobre e, per lui e altri bambini e ragazzi con disabilità (anche in altri istituti), è stata ridotta la copertura totale delle ore svolte da figure come l’OEPAC, l’AEC e l’assistenza alla comunicazione.
Non è stata la scuola a ridurre tali servizi, infatti ha provveduto sin dai primi giorni alla nomina degli insegnanti di sostegno. Le figure professionali come l’AEC, però, garantiscono un servizio fondamentale per l’inserimento e l’inclusione scolastica, oltre che per la copertura durante le ore in cui il docente di sostegno non è presente.
Facendo un esempio pratico: mio figlio dovrebbe stare a scuola per 32 ore settimanali, 18 delle quali con il docente di sostegno; le restanti ore dovrebbe essere seguito dall’AEC, dall’OEPAC o, se necessario, dall’assistenza alla comunicazione. Quest’anno, però, io ed altre famiglie anagnine abbiamo subito una drastica riduzione di questo servizio fondamentale: mio figlio rimane solo per circa 11 ore, in quanto la cooperativa scelta e pagata dal Comune ha destinato a lui solo tre ore.
A questo punto, per un genitore come me, inizia l’ennesima “caccia” alle informazioni, ognuno con i propri strumenti. Ovviamente, la scuola ci dice che non dipende da lei, e comprendiamo che è un problema di “municipio”. Sappiamo che si tratta di una criticità a livello nazionale. Nel frattempo, è emersa la cosiddetta “DECISIONE 7989“, con cui la terza sezione del Consiglio di Stato ha deciso che, per esigenze finanziarie, i municipi possono tagliare le ore di assistenza ai disabili a scuola, nonostante il PEI (Piano Educativo Individualizzato) elaborato dal GLO (Gruppo di Lavoro per l’Inclusione, composto dal team di docenti, familiari, ASL e figure professionali che ruotano intorno allo studente disabile). Quindi, questo DIRITTO è subordinato alla compatibilità di bilancio del comune di residenza del disabile.
Ora, quello che ci stiamo chiedendo è: ad Anagni è successo questo? Perché ai nostri figli mancano 11 ore, 9 ore, o addirittura 16 ore, nel caso di chi ha iscritto i propri figli al tempo pieno, e sono costretti a rinunciarvi? Molte famiglie hanno utilizzato altri canali, ottenendo poche risposte non esaustive e vaghe. Io ho deciso di esprimermi qui, sperando che questi tagli sui più fragili siano momentanei. Non voglio credere che questo percorso scolastico sia iniziato con tali criticità e che non siano stati elargiti i fondi necessari per una vera, seria e tangibile inclusione, alla quale non ho mai smesso di credere. So bene quanto, a volte, questa inclusione possa essere ipocrita e difficile da raggiungere da parte di tutti, nel rispetto di tutti.
I nostri figli, che qualcuno definisce “speciali”, sono delle PERSONE, che forse nella loro futura vita da cittadini non avranno molti doveri, ma di sicuro hanno dei DIRITTI, come quello di andare a scuola, frequentare centri estivi con i coetanei, fare sport e tanto altro che per molti sa di normalità, ma per noi rappresenta un’estenuante lotta e caccia al tesoro. Sono cittadini del mondo, come dico sempre a mio figlio, al quale dedico ogni briciolo della mia forza e coraggio affinché possa essere se stesso, e nulla di più, in una società sensibile e attenta ai più fragili.
Attendiamo fiduciosi una risposta onesta, che sappia di inclusione e serietà.