di Giorgio Stirpe
Sono lontani i tempi in cui il Benito Stirpe rappresentava per il Frosinone il “buen retiro”, il luogo confortevole in cui spesso e volentieri, i giallazzurri hanno risolto i loro problemi.
Da qualche settimana, ma in generale in questa stagione, le cose stanno andando in maniera diametralmente opposta e anche il pesante ko (0-3) contro il Sud Tirol, nell’importante scontro salvezza, ha sottolineato l’imbarazzo con cui la squadra, quando gioca in casa approccia le partite, evidentemente, con una tensione addosso troppo grande, schiacciata sotto il peso della responsabilità, per una stagione che sta deludendo che non sta ripagando l’affetto dei tifosi, mentre in trasferta i giallazzurri riescono, più spesso, ad esprimersi in maniera più disinvolta.
Due, ma anche tre i passi indietro rispetto alla gagliarda prestazione di Modena che aveva convinto il tecnico Leandro Greco a dare fiducia allo stesso undici del Braglia, con la sola eccezione di Anthony Oyono, espulso proprio durante la partita e dunque squalificato, al posto del quale, vista anche l’assenza di Marchizza, è stato schierato Bracaglia.
Monterisi, Biraschi e Lusuardi come sentinelle davanti a Cerofolini, con Jeremy Oyono e Bracaglia sugli esterni. In mezzo al campo Gelli, Darboe e Koutsoupias. Tsadjout e Ambrosino in attacco.
Già dai primi minuti di gioco è balzato all’occhio come la mediana del Sud Tirol andasse a velocità doppia rispetto a quella del Frosinone. Il centrocampo di Castori ha comandato il gioco, riuscendo sempre a controllare i palloni sporchi.
La difesa, poi, sovrastata dalla fisicità degli attaccanti avversari e in particolare da Merkaj che in nove minuti (20’ e 29’) si è preso gioco della retroguardia giallazzurra segnando due reti quasi fotocopia: in entrambe le circostanze l’attaccante albanese ha ricevuto il pallone spalle alla porta, è riuscito a girarsi e a calciare con forza verso Cerofolini che, dal canto suo, è sembrato poter certamente fare di più.
Ci si aspettava la reazione del Frosinone che è rimasto però piatto e schiacciato dai propri pensieri bui fino al duplice fischio dell’arbitro.
Greco sapeva di dover cambiare volto alla squadra e all’inizio della ripresa ha presentato Partipilo e Begic al posto di Lusuardi e Darboe, provando il modulo con due attaccanti e due trequartisti.
La mossa ha dato ai canarini una piccola scossa, si è visto tanto possesso palla, molto movimento negli ultimi trenta metri ma di occasioni neanche una.
Il tecnico al 63’ ha giocato anche la carta Pecorino, al posto di Ambrosino, nel tentativo di dare più fisicità all’attacco giallazzurro.
Nonostante l’ingresso di tutti i calciatori del settore avanzato, il problema del gol è rimasto e purtroppo resta il grande punto debole di una squadra che, anche nelle situazioni in cui riesce a produrre gioco e occasioni, non capitalizza per la mancanza di incisività, freddezza e senso del gol dei centravanti canarini. Dopo 23 partite, il Frosinone detiene il triste primato di peggior attacco con sole 18 reti realizzate, vale a dire 0,78 di media a partita.
Tsadjout e Pecorino sono infatti ancora con zero gol in stagione, Ambrosino con tre è il miglior marcatore, Partipilo e Distefano hanno due marcature, Canotto (fuori dal progetto) una.
Neppure l’ingresso di Ghedjemis, al posto di Biraschi, è servito per cambiare la partita che, anzi, ha preso una piega ancora peggiore, con il rigore trasformato da Casiraghi al 89’ che è valso il 3-0 a favore degli ospiti.
E’ finita con una nuova pioggia di fischi dello stadio nei confronti della squadra, così come accaduto contro la Cremonese nella precedente sfida interna.
LE PAROLE DEL TECNICO LEANDRO GRECO
Chiedo scusa a tutti, non ha senso andare ad analizzare altre cose, mi assumo le responsabilità per questo momento, una sconfitta in casa con queste fragilità, fanno parte purtroppo del nostro modo di fare, io non sono riuscito ancora ad entrare in maniera profonda nella testa dei calciatori, non è ancora definito nulla e continueremo a lavorare. Sono arrivato qui, eravamo ultimi, altrimenti non sarei stato allenatore del Frosinone, la squadra ha difficoltà in generale, e io sono responsabile di quanto visto in campo, delle fragilità viste oggi che, in altre occasioni non si erano palesate. E’ difficile con questa alternanza caratteriale approcciare il lavoro. Abbiamo trovato delle soluzione che ci consentano di restare aggrappati al treno, ma non sono del tutto efficienti, lo dicono i risultati e dobbiamo provare a fare altro. Dobbiamo mettere in conto che arriveremo fino alla fine a lottare anche se spero ancora di uscire fuori da questa situazione. I ragazzi stanno dando tutto, ci dobbiamo salvare, il percorso è chiaro, la sconfitta è pesante ma non definitiva, il mio compito è ripartire.