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    Anagni. Marangoni, sentenza del Consiglio di Stato: la nota delle associazioni e dei comitati di quartiere

    12 Aprile 20203 Mins Read
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    Pubblichiamo di seguito, integralmente, la nota pervenuta nella tarda serata di ieri all’indirizzo email della nostra redazione e firmata dalle seguenti associazioni: ANAGNI VIVA, RETUVASA, COMITATO RESIDENTI COLLEFERRO, CIRCOLO LEGAMBIENTE ANAGNI, RAGGIO VERDE, ASSOCIAZIONE DIRITTO ALLA SALUTE, COMITATO OSTERIA DELLA FONTANA, COORDINAMENTO INTERPROVINCIALE AMBIENTE E SALUTE VALLE DEL SACCO E BASSA VALLE DEL LIRI (al quale hanno aderito 32 tra associazioni e comitati), ASSOCIAZIONE QUARTIERE CERERE.

    “Vi scrivo per trasmettere in allegato la sentenza pubblicata oggi dal Consiglio di Stato, che pone fine alla nota questione del car fluff, rigettando l’appello della Marangoni e quindi dichiarando la perfetta legittimità del provvedimento della Regione Lazio che negò l’autorizzazione alla trasformazione dell’inceneritore di pneumatici”. Con queste parole l’avvocato Alberto Maria Floridi (Studio Legale Gattamelata e associati) ha comunicato la chiusura della vertenza car fluff Marangoni alle associazioni Anagni Viva, Associazione Diritto alla Salute, Comitato di quartiere Osteria della Fontana. Retuvasa.

    Con la sentenza n.2248/2020 del Consiglio di Stato, come riferito dall’avv. Floridi alle associazioni rappresentate, è stato affermato come fosse corretto negare l’autorizzazione non solamente in base al principio di precauzione, tenuto conto della grave situazione ambientale e sanitaria della zona, ma anche alla luce delle lacune specifiche del progetto, che non consentivano di considerarlo sicuro e affidabile.

    Si conclude quindi una vicenda, quella del car fluff, nel corso della quale è cresciuta la consapevolezza dei rischi ambientali ai quali è sottoposto il nostro territorio.
    Tale consapevolezza è stata suscitata, oltre che dalle evidenti criticità ambientali, anche dall’azione continua e persistente, in tutti questi anni, delle associazioni che hanno voluto diffondere una corretta informazione su questi argomenti,con costante impegno organizzativo, eccellenti competenze tecniche e ferma convinzione di lottare per difendere il territorio, mobilitando i cittadini e ricorrendo alla giustizia. Tale lavoro, svolto soltanto da volontari, sta dando i suoi frutti e ha evidenziato che, la Valle del Sacco, è stata da anni oggetto di spericolate sperimentazioni.
    Sperimentazioni spesso portate avanti, come evidenzia la sentenza, non da primari istituti di ricerca o sotto la sorveglianza di eccellenti centri di studi, ma da imprenditori che tentano di trarre profitti con i rifiuti, in questo caso anche pericolosi, con minimi investimenti, con superficialità e spesso con sprezzo degli effetti che le loro sperimentazioni possono avere sull’ambiente e sulla salute pubblica.
    La collaborazione tra le associazioni ha dunque dato il suo contributo per resistere e vincere la deriva del degrado del nostro territorio, in questo caso con il supporto della Regione Lazio, che non aveva concesso la valutazione di impatto ambientale favorevole.
    Da questo risultato, ripartiamo per fare presente sia ai furbetti delle sperimentazioni spericolate, sia ai rappresentanti politici, che alle istituzioni responsabili dei processi decisori, non sempre così lungimiranti come in questo caso e, soprattutto, ai nostri concittadini, che noi saremo sempre attenti e pronti a respingere qualsiasi ulteriore tentativo di ridurci a cavie silenti di sperimentazioni nocive. Chiediamo ai nostri concittadini di seguire ancora le nostre attività e chiediamo alle istituzioni, soprattutto in questa fase, una moratoria assoluta di tutti i procedimenti autorizzativi di produzioni pericolose e nocive per l’ambiente. Per questo ancora una volta diciamo basta al sacrificio della popolazione di una Valle che nonostante sia stata riconosciuta quale Sito di Interesse Nazionale, a fronte del grave persistente stato di inquinamento, continua ad essere aggredita da iniziative ad alto impatto ambientale, quali inceneritori tossici e centri di trattamento dei rifiuti, quali discariche, compostaggi, recuperi di ceneri pericolose.

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