di Giorgio Alessandro Pacetti
Il dramma del 18 marzo 1944
Una rappresaglia che ha segnato Piglio
Era il 18 marzo 1944 quando il popolo di Piglio fu travolto da un’ondata di terrore. Un soldato tedesco fu ucciso in località Pompiano, e la rappresaglia delle truppe naziste non si fece attendere. Dieci ostaggi furono condannati alla fucilazione, una sentenza che sembrava inevitabile.
L’intervento provvidenziale
La grazia ottenuta in extremis
Mentre il plotone d’esecuzione si preparava, la sorte di quei dieci uomini cambiò grazie all’eroico intervento di figure illustri. Il padre gesuita Hiemer, professore al Pontificio Collegio Leoniano di Anagni, si mobilitò per ottenere la grazia. A lui si unirono don Filippo Passa, che portò il telegramma della salvezza, e il vescovo di Anagni, Mons. Attilio Adinolfi, che intercedette presso gli alti comandi tedeschi a Roma. Fu un atto di coraggio e determinazione che riuscì a ridurre il numero delle vittime, salvando cinque vite.
I martiri del 6 aprile
Cinque vite spezzate nel pomeriggio
Nonostante l’intervento provvidenziale, il prezzo del sangue fu comunque pagato. Pietro, Romolo e Antonio Colavecchi, insieme ai giovani Alfredo e Alessandro Dell’Omo, furono fucilati nel pomeriggio del 6 aprile 1944 in località Mole di Paliano. Un sacrificio che ancora oggi riecheggia nella memoria storica del paese.
L’incursione aerea dell’8 aprile
Una strage senza colpevoli
Due giorni dopo, il 8 aprile, alle ore 10, un attacco aereo di matrice tedesca colpì duramente il paese, causando nuove vittime tra la popolazione civile. A perdere la vita furono Angela Atturo, Maria De Santis, Adele Felli, Clorinda Felli, Alessandro e Mario Graziani, Colomba Loreti, Nazzarena Mapponi, Luigi Martucci, Matilde Neccia e Lina Tufi. Un’intera comunità piombò nel dolore, segnando un altro tragico capitolo della Seconda Guerra Mondiale.
Memoria e testimonianza
Lapidi e ricordi per non dimenticare
Una lapide situata nella navata sinistra del Tempio di Piglio commemora le vittime dell’8 aprile, mentre una targa marmorea presso il liceo Bonifacio VIII di Anagni rende omaggio all’eroico intervento di Mons. Adinolfi, che si offrì volontario per fermare la repressione nazista. Testimonianze come quella di Luciano Pacetti, detto Ninni, ci ricordano il dolore vissuto e la necessità di non dimenticare.
Un esodo forzato
Fuga verso le montagne per sopravvivere
A seguito dei bombardamenti, molti cittadini fuggirono verso le montagne vicine, rifugiandosi in paesi ritenuti più sicuri, come Vallepietra. Il ricordo di quel periodo è ancora vivo nei racconti dei superstiti e nei documenti storici che ci aiutano a comprendere il dramma vissuto dalla popolazione di Piglio.