“Parliamo dell’Endometriosi”: è stato questo il titolo dell’interessante conferenza che si è tenuta lo scorso sabato 19 marzo nella sala convegni dell’hotel ristorante Bassetto di Ferentino e che è stato promosso da Annarosa Celardi, presidente del comitato “Riprendiamoci la Sanità Ferentino” e da Claudia Angelisanti, giovanissima attivista ferentinese.
Diverse le testimonianze ascoltate durante il convegno, di particolare spessore quelle delle tante donne affette da questa patologia particolarmente invalidante. Una malattia invisibile: non si vede da fuori, non se ne parla, non si conosce. Eppure, è diffusissima: si stima che colpisca una donna su dieci in età fertile. Sono tre milioni in Italia, tenendo conto solo delle diagnosi conclamate.
Tra i relatori, anche il primario chirurgo e presidente della Lega Italiana per la Lotta contro i Tumori di Frosinone dott. Norberto Venturi e il responsabile U.O.S Radiologia presso l’Ospedale di Alatri Roberto Sarra.
All’iniziativa hanno partecipato numerose persone; per l’amministrazione comunale di Ferentino erano presenti, tra gli altri, il sindaco Antonio Pompeo, l’sssessore alla Sanità Franco Martini e l’assessore alla Cultura Angelica Schietroma.
“Siamo molto soddisfatte di come sono andate le cose – fanno sapere le organizzatrici dell’iniziativa – il convegno svoltosi lo scorso sabato è stato un modo coinvolgente per attrarre l’attenzione su una malattia ancora troppo sconosciuta e complessa da diagnosticare, per la quale l’informazione risulta fondamentale per fare prevenzione e migliorare il percorso di cura. Solo in Italia l’Endometriosi colpisce quasi tre milioni di donne, 10-15% in età fertile 25-35 anni le percentuali variano in base alla gravità della patologia spesso asintomatica che nei casi più gravi può portare all’infertilità, ciò influisce sui rapporti di coppia e nella vita sociale, molte di queste donne non riescono a svolgere diverse attività quotidiane a causa del dolore, ciò causa problemi di produttività a livello lavorativo. Proprio le donne con le loro storie sono state il centro di quest’ultimo oltre al contributo degli specialisti e di tutti gli intervenuti. Tutto ciò che abbiamo fatto è stato fatto con il cuore per favorire la cultura della prevenzione”.