Un ponte che si sgretola e la paura quotidiana
ANAGNI – In via G. Giminiani, nel cuore del centro storico della città, c’è una situazione che ha dell’incredibile e che si trascina ormai dal 2019, quando i Vigili del Fuoco firmarono l’ordinanza di interdizione di un’ampia porzione di terreno e delle aree sottostanti il Ponte Miobello, dopo aver accertato il distacco pericoloso di materiale lapideo dalla struttura. Da allora, il tempo sembra essersi fermato. Nonostante le denunce, i sopralluoghi e i solleciti, nulla è stato fatto per restituire sicurezza e vivibilità a chi abita nei pressi del ponte, mentre i massi continuano a cadere, il terreno è diventato inaccessibile e la sensazione di abbandono ha preso il sopravvento.
Residenti in ostaggio dell’inerzia: la vita all’ombra del pericolo
Per chi vive nei pressi di Ponte Miobello, il passare delle stagioni porta con sé solo una certezza: il rischio di nuove cadute di pietre e il deteriorarsi progressivo della situazione. Una residente della zona racconta di aver assistito più volte alla caduta di blocchi di pietra di oltre 50 centimetri, che si sono staccati dal muro perimetrale, precipitando per dieci metri fino a sfiorare la sua abitazione. Un episodio che avrebbe potuto avere conseguenze tragiche, considerando che nell’area vivono diverse persone.
Il problema, tuttavia, non si esaurisce nel solo rischio di crolli: l’interdizione imposta nel 2019 ha di fatto privato i residenti dell’accesso al proprio terreno, uno spazio un tempo curato, con ulivi, alberi da frutto e animali da cortile, ora ridotto a una sterpaglia incolta. L’impossibilità di intervenire ha lasciato la zona in stato di abbandono, con conseguenze sia per la sicurezza che per la salute pubblica.
Un progetto fantasma: 500mila euro fermi nel cassetto
Nel marzo 2023, la Giunta comunale, sotto la guida del sindaco Daniele Natalia, ha approvato il progetto definitivo-esecutivo per la messa in sicurezza di Ponte Miobello, stanziando una cifra pari a 500mila euro. Sulla carta, sembrava l’inizio della soluzione. Nei fatti, due anni dopo, i lavori non sono mai partiti e la promessa di un ritorno alla normalità è rimasta solo un miraggio.
Nel frattempo, i cittadini sono costretti ad affrontare non solo il disagio, ma anche il danno economico derivante dall’impossibilità di accedere ai loro spazi. Non possono effettuare lavori di manutenzione sugli immobili, perché il divieto impedisce di montare ponteggi e impalcature. Il rischio è che, oltre al ponte, anche le loro case inizino a deteriorarsi irrimediabilmente.
L’appello dei cittadini: “Fate presto!”
Di fronte a questa immobilità amministrativa, i residenti tornano a chiedere con forza un intervento immediato. “Non possiamo continuare a vivere così, senza certezze e con la paura che la prossima pietra ci cada addosso”, dicono esasperati. La loro richiesta è chiara: che i fondi stanziati non restino un semplice numero su una delibera, ma si trasformino in cantieri reali, in operai al lavoro, in una soluzione concreta.
La situazione non può più essere ignorata: non si tratta solo di degrado urbano, ma di sicurezza, diritto alla proprietà e dignità per chi abita sotto il ponte. Il tempo delle attese è scaduto, ora servono risposte e azioni.