La Zona Economica Speciale (ZES) torna al centro del dibattito politico dopo la decisione del Consiglio dei Ministri di estendere i benefici alle regioni Marche e Umbria. Una scelta that ha scatenato le proteste della Lega, in particolare del capogruppo del Consiglio Provinciale di Frosinone, Andrea Amata, che denuncia l’esclusione delle province del Lazio dal perimetro agevolato.
La critica di Amata è netta e circostanziata: l’estensione della ZES rappresenterebbe “un’occasione mancata e una scelta che rischia di compromettere l’equilibrio territoriale del Centro Italia“. Al centro della polemica c’è l’esclusione delle province di Frosinone, Latina, Rieti e Viterbo, territori che secondo l’esponente leghista “da anni vivono una situazione socioeconomica fragile”.
La questione geografica assume particolare rilevanza nella strategia di sviluppo territoriale. Le province laziali escluse confinano direttamente sia con le aree appena incluse nella ZES che con quelle già ricomprese nel perimetro agevolato, creando quello che Amata definisce un paradosso strategico.
Il capogruppo della Lega evidenzia come la creazione di un corridoio ZES che abbraccia Abruzzo, Campania, Molise, Marche e Umbria finisca per isolare il Lazio, “ponendolo in una posizione di oggettivo svantaggio competitivo”. Una situazione che potrebbe avere conseguenze drammatiche per il tessuto economico locale.
Particolare preoccupazione desta il destino delle province di Frosinone e Latina, “storicamente caratterizzate da un tessuto industriale dinamico ma oggi in sofferenza”. Secondo Amata, questi territori rischiano “una progressiva desertificazione economica”, aggravata dalla possibile delocalizzazione delle imprese verso territori limitrofi più attrattivi per via degli incentivi.
La battaglia per l’inclusione nel perimetro ZES non è nuova. L’onorevole Nicola Ottaviani aveva già “più volte lanciato l’allarme nei mesi scorsi”, chiedendo al Governo di includere “le porzioni di Lazio più esposte al rischio di emorragia produttiva”. Una richiesta che, come sottolinea Amata, è stata “ad oggi ignorata”.
La critica del capogruppo leghista si fa più dura quando definisce la scelta di estendere i benefici a Umbria e Marche escludendo le province laziali come “tecnicamente incoerente e politicamente iniqua”. Una decisione che “premia territori più solidi a discapito di quelli più fragili”, contraddicendo i principi di una “politica di coesione territoriale efficace”.
Il rischio, secondo Amata, è quello di “aumentare le disuguaglianze tra regioni confinanti”, un esito che va nella direzione opposta rispetto agli obiettivi di sviluppo equilibrato del territorio nazionale. La ZES, nata per riequilibrare i divari territoriali, rischia paradossalmente di amplificarli.
L’appello si dirige direttamente ai vertici del Governo e in particolare alla Premier Giorgia Meloni, con la richiesta di “ascoltare la voce dei territori e integrare il provvedimento”. Amata sottolinea come non si tratti di “una rivendicazione localistica, ma di una richiesta di equità, coerenza e visione nazionale”.
La visione strategica proposta dal capogruppo della Lega è ambiziosa: “Dare forza al Lazio significa rafforzare l’intero sistema produttivo del Centro-Sud, creare occupazione, frenare l’emigrazione giovanile e rilanciare un’area strategica per l’economia italiana”.
Il messaggio finale di Amata è chiaro: “Le province laziali non chiedono privilegi, ma solo pari dignità e pari opportunità”. Una richiesta che il capogruppo presenta come cruciale per “la tenuta industriale e sociale di un’intera area del Paese”.