ANAGNI – Spunta un nuovo video, altrettanto cruento e raggelante, che documenta ulteriormente con quale violenza, rabbia e spregio alcuni ragazzini, quasi tutti di terza media, se le sono date di santa ragione lo scorso sabato al parcheggio di San Magno di Anagni. Immagini che lasciano senza parole e che pongono l’ennesimo interrogativo sul disagio giovanile che attraversa anche i nostri territori.
Le protagoniste dei filmati che da qualche giorno circolano nelle chat di WhatsApp di Anagni e dintorni sono quasi tutte di sesso femminile. Un particolare che rende ancora più inquietante la scena: mentre le ragazze si affrontano con una violenza inaudita, i loro compagni maschi incitano, insultano e qualcuno arriva persino a dare qualche calcio alla ragazza finita a terra, inerme sotto i colpi delle ragazze.
Stando alle informazioni raccolte da questo giornale, sembra che almeno uno dei ragazzi presenti nel video giri frequentemente con un coltellino in tasca.
Il regolamento di conti nel parcheggio
Il regolamento di conti, forse per questioni amorose o di altra natura ancora da chiarire, è avvenuto tra ragazze contro una in particolare: una ragazzina di Sgurgola che si è trovata nel mirino di almeno quattro o cinque coetanee tutte insieme unite nell’aggressione. Un episodio di bullismo e violenza che ha dell’incredibile per la giovane età dei protagonisti e per la ferocia con cui è stato perpetrato.
La scena si è consumata sabato sera nel parcheggio di via San Magno, in una zona che dovrebbe essere tranquilla e sicura. Invece, in quel momento si è trasformata nel teatro di un’aggressione brutale, documentata dai cellulari di chi era presente e che, anziché intervenire per fermare la violenza, ha preferito riprendere tutto.
Le indagini delle Autorità
Il video che documenta l’aggressione è ora in mano alle Autorità competenti che già da un paio di giorni dopo i fatti, quindi da lunedì, stanno visionando attentamente i filmati per tentare di individuare tutti i ragazzini coinvolti nella rissa. Un lavoro certosino che passa attraverso l’analisi dei frame, l’ascolto delle voci, il riconoscimento dei volti.
Gli investigatori stanno raccogliendo elementi per ricostruire con precisione la dinamica dell’accaduto e per identificare non solo chi ha materialmente picchiato la ragazza, ma anche chi ha assistito, chi ha incitato, chi ha filmato. Perché in episodi come questi, anche chi resta a guardare e non interviene ha una responsabilità morale, se non penale.
Il fenomeno della violenza giovanile
Quello di sabato sera non è purtroppo un caso isolato. Sempre più spesso assistiamo a episodi di violenza tra adolescenti, spesso amplificati e diffusi attraverso i social media e le applicazioni di messaggistica come WhatsApp. I video delle aggressioni diventano virali, circolano di chat in chat, vengono visti e condivisi da decine, centinaia di persone.
Un fenomeno preoccupante che interroga genitori, educatori, istituzioni. Come è possibile che ragazzini così giovani, ancora sui banchi della terza media, possano dar sfogo a tanta violenza? Quali sono i segnali che sfuggono agli adulti? E soprattutto, come si può intervenire prima che episodi del genere si verifichino?
Sulla vicenda è intervenuta Sara Missori, responsabile di Possibile Anagni, ricordando che in passato si erano già verificati episodi simili. Dopo uno particolarmente grave, l’Amministrazione aveva istituito un tavolo di confronto con le associazioni locali per affrontare il disagio giovanile: “un’iniziativa positiva, ma mai più convocata”, spiega Sara Missori, che aggiunge: “attribuire ogni responsabilità alle famiglie è riduttivo: il problema coinvolge istituzioni, scuola, tessuto sociale e realtà educative. Serve una strategia vera, non dichiarazioni a caldo, riaprendo quel tavolo e coinvolgendo chi lavora ogni giorno con i giovani”.
Le immagini che circolano in questi giorni mostrano una realtà difficile da accettare: adolescenti che si comportano con una ferocia che lascia senza parole, che sembrano non avere cognizione della gravità di ciò che stanno facendo, che trasformano un’aggressione in uno spettacolo da filmare e condividere.
La vittima e le conseguenze
La giovane vittima dell’aggressione, la ragazzina di Sgurgola, ha subìto un’esperienza traumatica che lascerà sicuramente segni non solo fisici ma anche psicologici. Essere aggrediti da più persone contemporaneamente, in un luogo pubblico, sotto gli occhi di coetanei che non solo non intervengono ma anzi incoraggiano la violenza, è un’esperienza devastante per chiunque, figuriamoci per un’adolescente.
L’appello alla responsabilità
Mentre le indagini proseguono e le Autorità lavorano per fare piena luce sull’accaduto e identificare tutti i responsabili, resta forte l’appello alla responsabilità. Responsabilità dei genitori, chiamati a vigilare sui comportamenti dei figli e sui contenuti che circolano sui loro smartphone. Responsabilità della scuola, che deve farsi carico di un’educazione che non sia solo nozionistica ma anche civica e relazionale. Responsabilità delle istituzioni, che devono garantire sicurezza e prevenzione.
E responsabilità dei ragazzi stessi, che devono capire che la violenza non è mai la soluzione, che le proprie azioni hanno conseguenze, che un video condiviso in una chat può distruggere la vita di una persona e rovinare quella di chi l’ha girato o condiviso.