Sigfrido Ranucci, volto noto del giornalismo d’inchiesta italiano e conduttore della trasmissione Report su Rai 3 nel mirino. Intorno alle 22, un ordigno esplosivo è deflagrato davanti alla sua abitazione di Campo Ascolano, nella frazione di Pomezia, alle porte di Roma, distruggendo completamente le automobili del giornalista e di sua figlia Michela.
Le fiamme hanno divorato entrambi i veicoli parcheggiati uno accanto all’altro, propagandosi con tale violenza da danneggiare anche un’abitazione adiacente. Le deflagrazioni hanno scosso l’intero quartiere, facendo tremare i vetri delle finestre e seminando panico tra i residenti. L’esplosione avrebbe potuto uccidere, come ha dichiarato lo stesso Ranucci nelle ore successive all’attentato.
La dinamica dei fatti appare agghiacciante. La figlia del conduttore aveva parcheggiato la propria vettura accanto a quella del padre appena venti minuti prima dell’esplosione. Un dettaglio che ha reso ancora più drammatico il racconto del giornalista: “Mia figlia è passata davanti alla mia auto pochi minuti prima dell’esplosione, avrebbero potuto ammazzarla”, ha confessato Ranucci al telefono con la stampa, visibilmente scosso. La giovane donna si trovava in casa quando l’ordigno è esploso, evitando così una tragedia che sarebbe potuta diventare realtà.
Sul luogo dell’attentato sono immediatamente intervenuti i Carabinieri, gli agenti della Digos, i Vigili del Fuoco per domare le fiamme e la Polizia Scientifica per i rilievi del caso. Le forze dell’ordine hanno immediatamente avviato le indagini, mentre Ranucci, scortato dai carabinieri della sua scorta, si recava presso gli uffici competenti per sporgere formale denuncia.
Secondo le prime ricostruzioni degli artificieri, si tratterebbe di un ordigno rudimentale, probabilmente realizzato con un filo di esplosivo utilizzato normalmente per fuochi d’artificio. Nonostante la natura artigianale del dispositivo, la potenza della deflagrazione è stata devastante. Ranucci ha stimato che sia stato utilizzato almeno un chilo di esplosivo, una quantità sufficiente per provocare danni mortali a chiunque si fosse trovato nelle immediate vicinanze.
La Procura della Repubblica di competenza ha immediatamente attivato le verifiche necessarie, informando il Prefetto della gravità dell’accaduto. Le indagini sono state affidate alla Direzione Distrettuale Antimafia di Roma, con il procuratore aggiunto Ilaria Calò e il pubblico ministero Carlo Villani che stanno coordinando le operazioni investigative. Al momento, l’ipotesi di reato configurata è quella di danneggiamento aggravato dal metodo mafioso, un elemento che sottolinea la natura intimidatoria dell’atto.
Sigfrido Ranucci non è nuovo a minacce e intimidazioni. Il giornalista vive sotto scorta dal 2009 e dal 2021 è protetto da una tutela H24, dopo che dal carcere sarebbero partite minacce concrete nei suoi confronti. Nel corso degli anni, Ranucci ha ricevuto numerose intimidazioni legate alle sue inchieste giornalistiche: un proiettile di P38, pedinamenti, dossieraggi anche dall’estero. “Con tutte le minacce che riceviamo non è semplice risalire alla matrice”, ha dichiarato il conduttore nelle ore successive all’attentato.
In un clima già teso, il giornalista ha anche ipotizzato un possibile collegamento tra l’attacco e le prossime inchieste di Report. Pochi giorni prima dell’esplosione, infatti, Ranucci aveva annunciato i temi della nuova stagione del programma, in partenza il 26 ottobre. Tra le inchieste previste, quelle sui finanziamenti provenienti dagli Stati Uniti per progetti politici, sui fondi del Ministero dell’Agricoltura destinati alle sagre, sui rapporti tra ‘ndrangheta ed estrema destra, e sul ruolo di Matteo Messina Denaro a Verona. “Potrebbe non essere una coincidenza”, ha sottolineato il conduttore.
La condanna dell’attentato è stata immediata e trasversale. Il Presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha espresso “piena solidarietà” al giornalista e “la più ferma condanna per il grave atto intimidatorio”. “La libertà e l’indipendenza dell’informazione sono valori irrinunciabili delle nostre democrazie, che continueremo a difendere”, ha scritto Meloni in una nota di Palazzo Chigi.
Anche il Ministro della Difesa Guido Crosetto ha definito l’accaduto “un gesto gravissimo, vile, inaccettabile”, sottolineando come l’attentato colpisca non solo un professionista ma la libertà stessa di informare. Il vicepremier Matteo Salvini ha parlato di “gravità inaudita”, mentre il Ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara ha ribadito che “la libertà di stampa è sacra e va difesa contro ogni aggressione”.
Dall’opposizione, Nicola Fratoianni di Alleanza Verdi e Sinistra ha lanciato un appello alla politica affinché si schieri “al fianco di Ranucci, senza se e senza ma”. Il deputato ha evidenziato il pericolo della delegittimazione: “Abbiamo imparato dal passato recente che non esiste bersaglio più semplice che un uomo lasciato solo”.
Anche l’Amministratore Delegato Rai Giampaolo Rossi e l’intera azienda si sono stretti al fianco del giornalista, esprimendo “massima solidarietà per il grave e vile attentato intimidatorio”. “La Rai respinge con forza e determinazione ogni minaccia contro chi svolge il proprio lavoro nel Servizio Pubblico“, si legge nella nota aziendale.
L’Usigrai, il sindacato dei giornalisti Rai, ha denunciato il clima di tensione: “Un attentato spaventoso che ci riporta indietro agli anni più bui. Siamo certi che né Sigfrido né i colleghi di Report si lasceranno intimorire”. Il sindacato ha anche ricordato come negli ultimi mesi la Rai abbia ridotto lo spazio a disposizione di Report, contribuendo a creare “un clima d’odio e insofferenza per le inchieste della redazione”.
Le indagini proseguono serrate. Gli inquirenti stanno analizzando eventuali filmati delle telecamere di sorveglianza della zona, anche se nell’area non risulterebbero telecamere direttamente puntate sul luogo dell’esplosione, elemento che potrebbe complicare il lavoro investigativo. Gli artificieri stanno inoltre esaminando i residui dell’esplosivo per determinarne con precisione la natura e risalire alla provenienza.
L’attentato a Sigfrido Ranucci rappresenta non solo un attacco a un singolo professionista dell’informazione, ma un colpo diretto alla libertà di stampa e al diritto dei cittadini di conoscere la verità. In un paese democratico, il giornalismo d’inchiesta costituisce un pilastro fondamentale del controllo sul potere e della trasparenza. Intimidire chi svolge questo ruolo significa minare le fondamenta stesse della democrazia.
Mentre le indagini procedono per individuare i responsabili di questo grave atto intimidatorio, il mondo dell’informazione e le istituzioni si stringono attorno a Ranucci e alla sua famiglia, ribadendo che la libertà di informare è un valore non negoziabile che va difeso con determinazione. La speranza è che i responsabili vengano presto assicurati alla giustizia e che questo episodio non rimanga impunito, come monito per tutti coloro che tentano di soffocare la verità con la violenza.
“Siamo profondamente colpiti da questo gesto vile,” ha dichiarato Maurizio Pizzuto, presidente dell’associazione Giornalisti 2.0. “Colpire un giornalista significa colpire il diritto dei cittadini a conoscere la verità. Ogni intimidazione verso chi racconta fatti scomodi è un attacco diretto alla democrazia. Chiediamo che lo Stato garantisca la massima protezione a Ranucci e a tutti coloro che esercitano il mestiere dell’informazione con coraggio e integrità.” L’associazione ha ribadito l’importanza di difendere la libertà di stampa, ricordando che il lavoro dei Giornalisti d’inchiesta è un pilastro fondamentale della società civile. In un clima in cui le minacce, le querele temerarie e gli atti intimidatori contro la stampa si moltiplicano, questo episodio rappresenta un grave segnale di allarme. Le indagini sono in corso e la Procura competente ha già avviato le verifiche necessarie. Ma il messaggio che arriva dal mondo giornalistico è unanime: nessuna bomba fermerà la ricerca della verità.